30 anni di repentini cambi di ritmo, 30 anni di virtuosismi ai limiti dell’umano, 30 anni di musica che è in grado di attirare giovani e “non-più-giovani”, bambini ed anziani, così com’è accaduto ieri sera, quando i Dream Theater hanno festeggiato i loro 30 anni di carriera sul palco del Fossato del Castello Svevo di Barletta.
L’affluenza sicuramente non ha onorato appieno la grandezza dei pionieri del prog metal, ma il migliaio di individui presenti, benché pochi per un evento del genere, erano il classico pubblico che chiunque vorrebbe: attenti sin dalle prime note del primo gruppo spalla, calorosi nel cantare tutti i ritornelli e nel non far mancare urla di approvazione e scrosci di applausi, poi, certamente, dediti al pogo sfrenato e divertito nei pezzi più spinti, ma senza esagerazione e senza violenza, come fosse davvero una grande festa.
La scaletta è stata “celebrativa”, con un brano per ciascun album pubblicato dai Dream Theater, compreso un pezzo tratto dall’ep A Change Of Seasons, del 1995. La scelta di ripercorrere la carriera della band dagli esordi, senza trascurare nessun lavoro in studio, ha costretto inevitabilmente a dover sacrificare alcuni pezzi storici, anche se molti fan avrebbero preferito un concerto più lungo (poco oltre le 23 eravamo già tutti fuori dai cancelli!).
Ad aprire e chiudere le danze ci sono state rispettivamente False Awakening Suite e Behind The Veil, tratte dall’ultimo e omonimo lavoro, pubblicato nel 2013. Tra queste due c’è stato spazio per conferme, come The Spirit Carries On o Metropolis–Part I: “The Miracle and the Sleeper” (preferita a Pull Me Under per rappresentare l’album Images And Words) e anche per piacevoli sorprese, come la sempreverde Afterlife, tratta dal primo album, When Dream And Day Unite, del 1989 (anche se la band si è formata ufficialmente nel 1985), in cui alla voce non c’era ancora James LaBrie.
E a proposito del cantante dalla tinta improbabile, ieri sera LaBrie è sembrato tanto scatenato su palco quanto poco in forma vocalmente, regalando comunque una performance di tutto rispetto ma non all’altezza di quello cui ci ha abituato negli anni. Al contrario sono stati come di consueto impeccabili, nonostante alcuni piccoli problemi tecnici, i suoi “compagni di squadra”, l’indiscutibile leader John Petrucci, il versatile Jordan Rudess, l’apprezzatissima new entry Mike Mangini e soprattutto la “macchina spara-note” John Myung, sempre immobile e composto (tanto da sembrare quasi un robot) pur mitragliando ritmiche raffiche di note perfette dal suo possente basso.
Plausi meritatissimi anche per le due band che hanno aperto il concerto, ovvero gli italiani Visual Symmetry – con alcuni membri giovanissimi ma già di grande talento e con un cantante la cui ugola è in grado di distruggere anche i vetri antiproiettile -, e gli svedesi Evergrey, band di spalla ufficiale di questo tour.
Stasera i Dream Theater suoneranno a Roma, nella Cavea dell’Auditorium Parco Della Musica, e, dopo altre tappe europee, torneranno in Italia il 19 Luglio per il Pistoia Blues, per continuare a festeggiare degnamente questo trentesimo anniversario.
Testo: DORIANA TOZZI
Foto: MARIA GRAZIA RIZZITELLI