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Antihero e il suo concetto di collettivo ci fanno viaggiare nell’intimità di “The deepest sea”

antiherothedeepestseacoverThe Deepest Sea è il secondo album di Antihero, ovvero il polistrumentista romano Marco Calderano, già deux ex machina degli Elle.

È sicuramente la chitarra acustica a fare da filo conduttore tra i brani di questo lavoro, le cui atmosfere sono molto diverse tra loro, essendo stati scritti in un lasso di tempo abbastanza lungo e interpretati da voci differenti. Ed è quindi sempre la chitarra a dare al sound riconoscibilità e anche una spiccata autenticità.

Il lavoro si apre con Hopeful Nick, canzone dedicata a Nick Drake, una delle influenze più importanti dell’artista, che ha lasciato tracce limpidamente visibili nell’approccio alla composizione di Antihero. Hopeful Nick ci trasporta in un’atmosfera calma e tenue, che cresce pian piano fino a sublimarsi nelle ultime note. Il brano apre inoltre molto dolcemente e naturalmente al suo successore, When Your Flight Is Over, dove troviamo la voce di Francesco Sacchini (che tornerà nella titletrack e in Changes). Sacchini riesce fortemente a emozionare grazie alla sua voce calda e alle sue interpretazioni quasi angeliche, conferendo a queste tre tracce un sapore particolarmente soave.

Cosa molto gradita di questo disco è proprio l’intercambiarsi di voci, ciascuna delle quali offre sfumature differenti alle creazioni sonore di Antihero. Perfettamente in contrasto con la voce di Sacchini c’è infatti anche quella di Frank Pollucci, dietro il microfono in See The Lights Coming e nella più tesa Like a Salt. Polucci ha una voce profonda che sottolinea le ombre e le oscurità di questi due brani, creando immagini sonore morbide e arrotondate. Ultima ma non ultima, in questo lavoro non potevano mancare le voci degli Elle, ovvero Miriam Fornari, il cui intervento ci delizia in On The Road, quinta traccia del disco, creando un bel contrasto tra voce femminile e la voce maschile di Danilo Ramon Giannini.

The Deepest Sea si conclude, infine, con The light we cannot see, un brano strumentale che evoca certo post rock made in Chicago soprattutto agli inizi del nuovo millennio. In questa, così come nella prima traccia, si riconoscono maggiormente le influenze dell’artista, variegate ma sempre legate da una firma, come abbiamo detto all’inizio, decisamente riconoscibile.

Questo disco è lo specchio dell’apertura sperimentale di Calderano, che non si è limitato a scegliere i compagni che lo avrebbero accompagnato in questo viaggio ma ha creato con loro una sinergia palpabile, quasi fossero un piccolo collettivo unito dal bisogno, come il moniker stesso dell’artista ci fa intendere, di andare oltre l’individualismo del super uomo, dell’eroe, ponendosi come fulcro fertile di un progetto musicale aperto e versatile.

Vi lasciamo qui il link per ascoltare l’album su Spotify:

 

 

GIULIA RUSSO

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