Con questa intervista conosciamo meglio i Mom Blaster, quartetto abruzzese che con Ciò che è giusto, recentissimo e ballabilissimo singolo-videoclip, ci introduce alle nuove atmosfere che troveremo nel prossimo disco (il secondo, sempre quello più difficile, come diceva qualcuno) atteso per il prossimo autunno.
Ciao ragazzi e benvenuti. Partiamo subito dall’argomento principale: ci fareste una panoramica generale del nuovo brano, sia testualmente che musicalmente? Come si è originato?
È nato prima il testo: come diciamo sempre, Ciò che è giusto per noi è un manifesto politico, in questo periodo ci si dimentica del rispetto e della libertà altrui, quindi ci andava di proporre un testo dove chi ascolta si ferma a riflettere e a pensare.
La musica l’abbiamo concepita in funzione del testo, con delle basse molto predominanti che ti prendono al petto, capaci di coinvolgerti ancora di più emotivamente.
Anche il videoclip del singolo ha un ruolo preponderante nel diffonderne il messaggio. Su cosa avete lavorato per la sua realizzazione?
Il videoclip è un magico strumento che ti permette subito di capire qual è il messaggio della canzone, ci siamo concentrati molto su dei passaggi dove si evince la prepotenza del “sistema” sul più debole. Sembra che la cosa sia riuscita ottimamente grazie anche alla capacità del regista e degli attori, che sono stati bravissimi.
Siamo rimasti piacevolmente colpiti, in primis, dalla qualità della produzione. Deve esserci stato un clima piuttosto rilassato in studio al momento del rec and play…
Sì infatti, ci avvaliamo di tecnici e produttori molto capaci con cui lavoriamo da anni ormai; siamo tutti amici, se c’è qualcosa che non va lo si fa subito presente e si cerca di risolvere il problema in totale tranquillità.
Come avete registrato, come sono andate le riprese e soprattutto chi si è occupato del missaggio?
Abbiamo lavorato in multitraccia presso il Bess Studio di Montesilvano (PE), il missaggio è stato fatto da Davide e Marco (batterista e chitarrista), con il sapiente aiuto di Paolo Paolucci (Ridens Records), l’ingegnere del suono Domenico Pulsinelli e il suo assistente Claudio Esposito.
Parliamo dei vostri brani: come nascono solitamente? Chi è il… “colpevole”?
A grandi linee è Davide (Di Virgilio, batterista) che scrive il testo e butta giù una linea melodica, poi Monica riarrangia la linea melodica adattandola alla sua vocalità e Marco (Cotellessa, chitarrista) ci costruisce l’arrangiamento, poi tutti insieme con Fausto (Bomba, bassista) lo chiudiamo adattandolo alle esigenze e ai gusti della band.
In una recente intervista tu, Davide, hai espresso il concetto di musicista indipendente come di un lavoratore a 360 gradi che suona, deve saper suonare ma anche autogestirsi ed organizzarsi al meglio in tutte le fasi della sua attività. La domanda è: il prossimo step del musicista indipendente quale sarà?
La prossima fase sarà quella dell’autonomia totale (cosa che già sta avvenendo). Software e computer sempre più capaci di sostituire uno studio, microfoni e attrezzature cinesi sempre più a basso costo, banda larga che aiuterà più velocemente la comunicazione e la promozione, servizi online che ti garantiscono totale autogestione come uffici stampa, booking ecc…
Da un lato tutto questo fa crescere molto il musicista, perché deve rendersi conto di tanti aspetti, dall’altro però è la morte della musica, nel senso che se esistono professionisti che lavorano in uno studio o in un ufficio stampa o booking, ci sarà un motivo no? Bisogna studiare molto per ottenere buoni risultati, non basta avere protools sul portatile.
Come si struttura generalmente un vostro show?
Per il momento, dato che siamo una band emergente e in tanti non ancora conoscono i nostri brani, cerchiamo di alleggerire il repertorio anche con qualche cover riarrangiata sempre in stile Mom Blaster. Sappiamo che la cosa non è fantastica, ma ci mettiamo anche nei panni di chi ascolta e notiamo che quando tra 5/6 brani nostri infiliamo un brano conosciuto si riaccende l’attenzione e tutti rimangono ad ascoltarci fino alla fine, apprezzando anche il nostro repertorio, cosa che ci interessa di più.
Vi piace andare a suonare dl vivo? Sapendo che può sembrare una domanda banale mi spiegherò meglio: come vivete tutto ciò che precede e circonda questo lavoro (caricare gli strumenti, soundcheck, cena a basso budget, ritorno a casa)?
Anche se a volte devi affrontare ore e ore di viaggio, la cosa ci gasa da panico. È il motivo per cui ci sbattiamo tanto nel fare dischi e video, è il risultato ultimo a cui teniamo di più, soprattutto quando vediamo che la gente apprezza la nostra musica.
Il concerto dei Mom Blaster che non scorderete?
Notte bianca in un paese di montagna qui in Abruzzo, abbiamo suonato alle 5 del mattino con una folla di gente che non smetteva di ballare. Bellissimo!
Com’è la situazione live in Abruzzo, in particolare nella vostra zona, Lanciano, Chieti? C’è fermento? Si respira aria d’espansione?
Pensiamo che in rapporto al numero di abitanti, Lanciano e parte dell’Abruzzo siano una delle zone, musicalmente parlando, più produttive d’Italia. In questa città negli ultimi sei anni si è sviluppata una bella scena capitanata dal Management del Dolore Post Operatorio e tante altre band come I Missili, I Giorni dell’Assenzio, Voina Hen, The Funnels, ecc…
Lanciano come tradizione ha avuto sempre molti gruppi che proponevano musica propria sin dagli anni ’90; di questi sono emersi suonando anche fuori Italia, i Marigold e i Rising Moon. C’è una bella atmosfera anche in regione, dove ci sono diverse band molto interessanti.
In generale, secondo voi Chieti e l’Abruzzo rappresentano un’area dove la voce della cultura underground italiana (programmi radio, riviste, siti, festival, concerti, giornalisti locali…) arriva a farsi sentire?
Sì, qui ci si sbatte molto per organizzare concerti, ci sono molti festival e tutti gli addetti ai lavori hanno messo su RAM, che sta per Rete Abruzzo Musica, un contenitore di promozione di tutti gli eventi collegati alla musica tra cui Abruzzo Regione dei Palchi.
Gran parte di questi eventi ospitano la cultura underground nazionale ed estera, e la cosa ci piace molto.
Ci date qualche anticipazione sul nuovo album? Ci sarà un cambio di direzione rispetto al precedente, We Can Do It?
Ci sarà un bel cambio: dall’inglese passiamo all’italiano nei testi, molta più elettronica e meno reggae, sembrerebbe un’altra band ma lo stile rimane sempre Mom Blaster.
Lasciamo i vostri contatti ai nostri lettori?
Certo! Per conoscerci meglio potete visitare il nostro sito www.momblaster.com in cui troverete tutti i link per i social e per il canale youtube.
Per richiesta concerti scriveteci a blastermom@gmail.com oppure a info@ridensrecords.com. Grazie ancora!
FRANK LAVORINO