Sense8: la diversità etnica, sessuale, geografica e religiosa come punto di forza.
I Wachowski, Andy e Lana, non smettono di far parlare di sé dai tempi di Matrix, sfornando opere sempre controverse e molto discusse, ma sempre in qualche modo significative, originali e intense. Non è da meno la serie televisiva da loro ideata insieme a J. Michael Straczynski, rilasciata dalla Netflix, ormai inarrestabile, con dodici episodi uno tira l’altro, tutti disponibili dal 5 Giugno di quest’anno.
Parliamo di Sense8, storia che vede protagonisti otto ragazzi e ragazze, tutti coetanei, provenienti da diverse parti del mondo e in qualche modo, a loro sconosciuto, legati profondamente da un filo che si fa sempre più doppio e resistente. Ognuno di loro comincerà a sentire, vedere e provare le stesse cose che provano tutti gli altri, continuando a costruire legami sempre più forti e profondi e arrivando, per alcuni di essi, anche all’amore vero e proprio. Sullo sfondo due personaggi molto enigmatici: Jonas (il compianto Sayid di Lost interpretato da Naveen Andrews), un uomo con i loro stessi “poteri” che cerca di guidarli verso la verità e soprattutto verso la salvezza, perché c’è un uomo, Whispers, che sta dando loro la caccia proprio in virtù di queste loro capacità che ormai stanno venendo sempre più alla luce, nonostante l’incredulità e la perplessità degli otto sensate.
Questo è il plot principale della serie: ogni episodio che passa vediamo gli otto legarsi sempre di più, nonostante la distanza geografica che li separa, e assistiamo ai loro piani di fuga per sottrarsi dalle grinfie di questo personaggio enigmatico che vuole catturarli per qualche scopo malefico. Ma quello che più ci coinvolgerà, piuttosto che scoprire che mire ha quest’uomo o perché questi ragazzi hanno questi poteri, sono proprio le loro personalità prese singolarmente e le loro connessioni sempre più forti e in certi momenti estremamente emozionanti.
I momenti più riusciti, inoltre, sono quelli in cui due o più di loro uniscono le loro forze per risolvere non solo l’enigma che li vede protagonisti, ma anche i propri drammi personali, per non parlare dei momenti in cui soccorrono l’uno in aiuto dell’altro per sollevarsi a vicenda da tristezze, amarezze e delusioni, ma anche quelli in cui condividono intensamente gioie e soddisfazioni.
Loro sono Riley, una ragazza islandese con un grande dramma alle spalle che la porta ad essere sempre malinconica e pensierosa; Will, un poliziotto americano con un grande senso del dovere e con un’indole semplice ma buona; Sun, una donna d’affari coreana con la passione per le arti marziali che tornerà utile in molti momenti per tutti gli otto sensate; Wolfgang, un ladro di Berlino segnato dal ricordo di un padre violento e anaffettivo; Nomi, una blogger transessuale innamoratissima della sua ragazza Amanita, ma osteggiata da una madre crudele e senza pietà; Kala, una scienziata indiana promessa sposa ad un uomo che forse non è del tutto sicura di amare; Capheus, un autista di autobus africano che fa di tutto per supportare l’amatissima madre malata di aids e, infine, Lito, un attore messicano che nasconde al mondo la sua omosessualità e il suo folle amore per Hernando, fino a quando non fa la conoscenza di Daniela, sua fidanzata di copertura che lo illuminerà sotto molti punti di vista.
Grazie al grande senso del racconto e alla passione con cui vengono raccontate le storie personali di questi otto personaggi, lo spettatore si affezionerà in maniera esagerata ad ognuno di loro e, paradossalmente, riuscirà quasi a diventare un nono sensate, grazie alle forti sensazioni trasmesse dal racconto di queste vite segnate e spezzate, ma pian piano ricostruite proprio grazie all’unione reciproca. Non mancheranno, ovviamente, data la paternità dell’opera, i momenti più assurdi e grotteschi, così come quelli più distensivi e divertenti, i primi dati da scene di sesso fin troppo esplicite, fino ad arrivare ad una vera e propria orgia a “distanza”, nonché da cicli mestruali condivisi e non solo, e i secondi impersonati soprattutto dal personaggio di Lito e dalle sue avventure/disavventure sui set di telenovelas di dubbio gusto e dai momenti in cui Will viene sempre sorpreso dal collega a baciare o abbracciare “l’aria” (in realtà si tratta della bella Riley che ovviamente vede e sente solo lui). Tutto questo, lo si evince quasi subito, è un pretesto per raccontare di quanto stupidi siano i preconcetti e i pregiudizi sulle diversità religiose, sessuali ed etniche (la sigla è molto esplicativa al riguardo) e un modo per sensibilizzare gli spettatori sull’importanza, soprattutto in questo momento storico, dell’unione e della comprensione nei confronti del “diverso”.
Sense8, insomma, nonostante tardi ad ingranare (ci appassioneremo realmente solo dopo il quarto episodio), risulta anche una storia avvincente e coinvolgente, che si conclude lasciandoci con la voglia irrefrenabile di continuare ad assistere alle avventure di questo otto sensate che, a fine visione, saranno ormai entrati anche nei cuori più duri.
Miglior episodio
Se durante i primi episodi di questa serie siamo piuttosto presi a capire cosa ci sia dietro queste strane connessioni e cosa vogliano in realtà Jonas da un lato e Whispers dall’altro, è a partire dal quarto episodio che cominciamo davvero a dimenticare la parte misteriosa e ad entrare in quella emozionale, che poi è la più riuscita dell’opera.
Intitolato come la canzone che accompagna magicamente il finale della puntata, il racconto di questi otto personaggi e del loro legame diventa sempre più coinvolgente e le sensazioni regalate agli spettatori sono sempre più intense.
Gli otto cominciano ad avere sempre più consapevolezza della presenza degli altri componenti della loro “cerchia”, e cominciano ad avere dubbi, paure e a brancolare nell’incertezza più assoluta, fino a culminare in un finale estremamente commovente in cui Nomi, dopo essere fuggita dall’ospedale in cui la madre voleva sottoporla ad una lobotomia, abbracciando la sua Amanita in taxi, si ritrova a bisbigliare “what’s going on”, dalla canzone che, contemporaneamente, anche tutti gli altri stanno ascoltando o cantando. Sarà impossibile, insomma, non emozionarsi e trattenere la pelle d’oca.
ALESSANDRA CAVISI