Il 5 Aprile del 1801 nasce a Torino Vincenzo Gioberti, intellettuale che, partendo da una condizione assolutamente sfavorevole (la sua famiglia era poco agiata e per questo dovette sin da adolescente intraprendere gli studi monastici e teologici per avere una cultura), arrivò all’apice della fama, guadagnandosi l’appoggio dei sostenitori e le critiche dei non concordi.
Quando scrisse Di Primato Morale E Civile Degli Italiani le sue idee emersero in chiaro ed esaustivo ordine e trovarono accoglienza in una fetta di antimonarchici, che proprio durante il Risorgimento erano attivi in maniera esponenziale.
La sua opinione di elevare l’Italia e l’italianità a stendardo di civiltà massima, in un contesto globale, poggia le basi sulla sua concezione della cristianità: egli vede l’Italia come lo Stato più adatto ad accogliere quel connubio fede-religione, che negli altri Stati non veniva accettato, ma che da noi avrebbe sicuramente avuto successo.
Il suo pensiero non lasciò tutti privi di perplessità. Da un lato i democratici, che chiedevano la rivoluzione e l’unità d’Italia, non potevano condividere la moderazione stanca di una concezione statale così filo-religiosa, né tantomeno potevano condividere il fatto che l’Italia non dovesse essere unita, ma ogni principe avrebbe dovuto riunirsi, mantenendo una sua sovranità, sotto l’egida papale. Dall’altro, i religiosi non volevano essere troppo vicini al mondo della politica, quantomeno in maniera così evidente, perché questo avrebbe comportato un insorgere di problemi imprevisti e, su un piano più astratto, avrebbe causato un mix dei due poteri, terreno e spirituale.
Chissà, forse Gioberti, guardando l’evoluzione della situazione politica attuale, avrebbe sorriso. Alla fine, pur avendo unificato l’Italia e fatto la rivoluzione proprio per assicurarci la divisione dei poteri e delle sfere di interesse con il Vaticano, continuiamo a rimanere invischiati in un immobilismo decisionale e (si pensi ai diritti civili e alle pari opportunità) le nostre coscienze, nel momento di schierarsi apertamente dalla parte del progresso o da quella della tradizione, rimangono sempre in una fangosa terra di mezzo.
Sorge il dubbio che forse non sia proprio il modello politico di Gioberti quello che calza a pennello agli italiani?
VITO PUGLIESE