1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.
Siamo i Ties And The Lies, veniamo da Bologna e facciamo… be’, facciamo rock. Anche se mi sa che è una definizione che non va più molto di moda.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
No, ad essere onesti il panorama musicale italiano (PMI da qui in avanti, siccome le sigle fanno giovane, mi si dice) non aveva bisogno di noi. Noi e il PMI abbiamo vedute un po’ diverse e proveniamo da contesti un po’ differenti. E dunque, che ci facciamo qui? Avevamo una storia da raccontare…
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
L’ho riletta due volte, ora l’ho capita. Direi che dal passato un po’ più remoto occorre andare a prendere Led Zeppelin e Who. Dal passato prossimo Oasis e Blur. Dal presente Interpol, Editors e Kings of Leon.
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.
Home is where the heart is. È quello che sentiamo più nostro, che ci lascia sempre con il sorriso all’ultimo accordo. Lo trovate su Spotify qui: https://open.spotify.com/track/5p1vjNH8Bpo4JcsDXcalci e il video è qui: https://www.youtube.com/watch?v=Ndh9PHrUM1U.
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
Personalmente, Turn on the Bright Lights degli Interpol.
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
Più bello: piccolo baretto della costa marchigiana, qualche tempo fa. Arriviamo al posto: manco ci sono le prese della corrente, fuori diluvia e il gestore ci mette a suonare in un angolo vicino ai bagni. Insomma, tutte le caratteristiche per la classica serata del cazzo. Attacchiamo a suonare di fronte a tre persone, ma dopo due minuti il posto è letteralmente inondato da gente totalmente fuori di testa. Glastonbury in un bar, se ve lo riuscite ad immaginare. Chiedono bis, offrono da bere, ci fanno autografare le maglie… una follia.
Sul concerto più brutto ho qualche ricordo vago. Festa della birra, noi che arriviamo, appoggiamo tutto e il gestore ci chiede: “Oh bene, voi siete quelli che fanno folk tradizionale irlandese?”. Quando si dice cominciare in salita…
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
Siamo stati molto recentemente allo Stones Cafè di Vignola. Onestamente uno dei dieci palchi più belli mai calcati in un posto che davvero non ti aspetteresti.
Locali sopravvalutati ce ne sono almeno un paio, ma non è carino star qui a far la zitella acida…
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
Altre di B, Gazebo Penguins (anche se mi sa che non sono più tanto emergenti) e Osc2x. Direi tutti fra l’indie/elettronico/post-punk.
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
Facebook direi che è la cosa migliore (Facebook.com/thetiesandthelies), poi ci trovate su spotify, su soundcloud e praticamente su ogni distributore digitale.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
D: Ne vale davvero la pena? È una domanda semiseria in cui in realtà si concentra il senso di tante cose e che tutti si pongono, di quando in quando, specie in band come la nostra che di musica ancora non riescono a campare.
R: La risposta è tanto preziosa quanto tragicamente mutevole, perché gli anni dopo un po’ presentano il conto, e spesso è salato. Sono anni passati nelle sale prove gelide, ad andare su e giù per l’Italia con un furgone pieno di roba, a spaccare corde che hai dimenticato di ricomprare, a scrivere canzoni che butterai irrimediabilmente via. Talvolta, guardando il tempo investito, i soldi spesi, le nottate senza dormire, le incazzature e i tanti sforzi, è normale chiedersi se la contropartita sia stata equa e gentildonna. Ed io credo di sì, almeno per me sì, anche se le parole per giustificare tutto questo sono forse troppo deboli e un po’ vigliacche. Onestamente non so perché io stia affidando ad una pagina tutto questo: forse è uno sfogo, forse il risultato di qualche notte insonne di troppo. Però sì, cazzo, nonostante tutto ne vale la pena. Ne è sempre valsa la pena. Lo sarà sempre.
DORIANA TOZZI