Uno dei più grandi classici della cinematografia noir, unico film da regista dell’attore Charles Laughton, La Morte Corre Sul Fiume rimane tra i capolavori della settima arte per la sua solidità e per l’inquietudine strisciante e via via sempre più pressante che riesce a trasmettere allo spettatore, raccontando del male che si può nascondere nell’animo umano e di come questo possa non avere limiti.
Con un Robert Mitchum da antologia, il film racconta di un uomo che viene arrestato per rapina e omicidio davanti ai suoi figli ai quali affida diecimila dollari facendo promettere loro di nasconderli e di non parlarne con nessuno. In carcere fa la conoscenza di un uomo, il reverendo Powell, un assassino di vedove con le parole “Love” e “Hate” tatuate sulle dita delle mani e, parlando nel sonno, gli rivela in qualche modo l’esistenza del suo bottino. Il reverendo, così, decide di mettersi sulle tracce della famiglia del condannato a morte per impossessarsi dei soldi…
Ambientato lungo il fiume Ohio nella Virginia Occidentale (da cui il titolo) e negli anni ’30, il film non è solo un noir attraversato da una grande tensione, ma è anche un affresco lucidissimo su molti temi come il fanatismo religioso che contrassegna il protagonista e l’innocenza infantile non esente però da una consapevolezza circa i mali del mondo.
Con uno stile tipicamente espressionista, soprattutto nella fotografia e nell’utilizzo di luci e ombre per sottolineare i momenti più salienti della narrazione, Laughton consegna alla storia del cinema un film che rimane potentemente impresso per molte delle trovare registiche che lo contrassegnano e per alcuni momenti impressionanti (come il ritrovamento del cadavere della madre dei bambini, sepolto in fondo al mare con i capelli biondi fluttuanti che si confondono con le alghe e l’espressione atterrita sul volto) e per altri momenti che assumono contorni fiabeschi (come la straordinaria lunga fuga dei bambini lungo il fiume con la sosta in un fienile illuminato solo dalla luce lunare).
Il sedicente reverendo, quindi, assume proprio i contorni del “mostro” o dell’“uomo nero” che dir si voglia, che tanti bambini ha spaventato nei racconti dei propri genitori, e la loro fuga con tutte le perdite subite durante la stessa non è altro che un percorso di crescita e formazione che “sporca” la loro innocenza con la conoscenza delle brutture del mondo.
Si tratta, quindi, di un noir dalle tinte horror rappresentate soprattutto dalla figura diabolica del reverendo invasato che riesce a trovare addirittura motivi religiosi per la sua condotta (emblematica per la costruzione del personaggio una sequenza in cui durante uno spettacolo di varietà, guardando una ballerina, intasca in maniera violenta il coltello nella sua tasca, metafora di un’erezione repressa), con una sorta di misticismo imperante che caratterizza le sue azioni e grazie al quale riesce mellifluamente a conquistare la fiducia della vedova e dei suoi bambini, incarnando in questo modo un male nascosto ma assoluto.
Attore d’altri tempi, Laughton ha debuttato a teatro facendosi poi subito notare dai produttori cinematografici, fino ad arrivare al successo su grande schermo grazie a Cecil B. DeMille con Il Segno Della Croce in cui impersonò i panni di Nerone.
Ma la vera consacrazione arrivò con il ruolo di Enrico VIII nel film di Alexander Korda, Le Sei Mogli Di Enrico VIII, interpretazione che gli valse anche l’Oscar.
Facendo spola tra Hollywood e Londra, ha lavorato con grandi registi tra i quali Alfred Hitchcock, Jean Renoir, Howard Hawks, Billy Wilder e Stanley Kubrick, interpretando molto spesso il ruolo del “villain”.
Ha recitato accanto a grandi attori come Marlene Dietrich, Henry Fonda, Clark Gable, Gregory Peck e non solo. La Morte Corre Sul Fiume è la sua unica regia, mentre il suo ultimo film è stato Tempesta Su Washington, diretto da Otto Preminger nel 1962.
ALESSANDRA CAVISI