1.Chi sei, da dove vieni e che musica proponi.
Mi chiamo Andrea Cassetta, sul chi sono ci sto ancora lavorando. Sono stato molte cose fino ad oggi e la ricerca non è ancora finita. In ambito musicale potrei definirmi un cantautore polistrumentista. Suono chitarra, basso, batteria e canto. I miei dischi li produco in totale autonomia registrando tutti gli strumenti, sovraincidendoli uno alla volta. Dal vivo mi esibisco a volte da solo (chitarra e voce) e a volte con dei musicisti di supporto. Sono di Roma e faccio musica Rock. Il mio ultimo progetto è Dove i Pesci affogano: un ibrido tra musica e cinema, formato da tre EP completati da altrettanti cortometraggi omonimi. Il filo conduttore dei tre capitoli è la vita onirica. Nel primo capitolo (Capitolo 1 – L’Abisso) ho rappresentato il potere dei soldi che rende schiavi, la solitudine che sfocia in follia, i rimpianti del passato e il tempo che inesorabilmente sottrae.
Il 13 marzo 2016 è uscito il secondo cortometraggio/EP, intitolato Capitolo 2 – L’Inconscio, dove affronto temi legati alla vita, i sogni, i rapporti sociali, l’alienazione e le debolezze dell’essere umano.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di te?
Non saprei, io scrivo per comunicare ciò che a parole mi viene difficile esprimere, forse è un modo per lasciare una traccia della mia esistenza, non che sia cosi importante da dover lasciare una traccia… o forse per qualcuno lo è, qualcuno che si rispecchi in quello che scrivo… o forse sono solo una persona incapace di esprimere i propri sentimenti in modo “normale”… non lo so…
3.Se tu fossi una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al tuo sound?
Sicuramente molti artisti degli anni ’90, tra cui Nirvana, Alice in Chains, Hole, L7, Smashing Pumpkins, Jeff Buckley, Bush, Placebo, Silverchair, Foo Fighters, tornando indietro fino ai mitici Doors, Pink Floyd, Clash, Sex Pistols, Nick Drake, passando per Michael Jackson, R.E.M., Guns’n’Roses.
4.Il brano del tuo repertorio che preferisci e perché questa scelta.
Scelgo Le rive della desolazione (singolo estratto da Capitolo 1 – L’Abisso), una ballad acida, ruvida, che descrive un periodo difficile che ho vissuto qualche anno fa, un periodo di isolamento dove ho chiuso i rapporti con tutti, volevo solo sparire per un po’, una sorta di suicidio sociale. Scriverne una canzone è stato terapeutico… lo è sempre!
Inoltre Le rive della desolazione è stato un brano che Piero Pelù ha apprezzato e condiviso sulla sua pagina facebook ufficiale nell’estate 2013. Qui potete guardare il video: https://www.youtube.com/watch?v=s0ZTMz5yV4E&nohtml5=False.
5.Il disco che ti ha cambiato la vita.
Sono veramente molti e sicuramente citarne uno soltanto sarebbe riduttivo ma in linea di massima i dischi che maggiormente hanno segnato il mio percorso sono: la discografia dei Nirvana, in particolare il primo che ho ascoltato, In utero, poi Grace di Jeff Buckley e The Best Of dei Doors.
6.Il tuo live più bello e quello invece peggio organizzato.
Non c’è un live più bello di altri perché ognuno a modo suo è stato memorabile e mi ha inondato di belle vibrazioni. È più facile ricordare le brutte esperienze. Per fortuna me ne sono capitate solo un paio, molti anni fa, posso ritenermi anche fortunato. Il primo a Rocca Priora: a causa di un’organizzazione incompetente e disorganizzata ci hanno segato mezza scaletta. Io e la mia band veniamo a conoscenza della cosa dopo la terza canzone, a quel punto abbiamo staccato gli strumenti e ce ne siamo andati senza finire l‘esibizione. L’altro spiacevole episodio è capitato quando suonavo come batterista con un’altra band e a fine serata ci sono stati problemi legati al compenso che sono degenerati velocemente. Purtroppo capita quando si lavora con gente disonesta!
7.Il locale di musica dal vivo secondo te ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove hai suonato o ascoltato concerti di altri.
Diciamo così: quelli sottovalutati sono tutti quei piccoli locali, magari in periferia, che offrono spazio alla musica emergente nonostante il rischio che comporta una scelta di questo tipo. Invece quelli sopravvalutati per me sono quei locali con nomi affermati che fanno esibire solo tribute band… Secondo me una politica che uccide la musica. Capisco che questi “simpatici imprenditori” pensino solo al guadagno, ma una mossa intelligente per tutti sarebbe far esibire un gruppo originale in apertura. Ma a quanto pare molti sono restii…
8.Le tre migliori band emergenti della tua regione.
Io sono di Roma e c’è molto fermento, con un po’ di buona curiosità qualcosa si trova.
9.Come seguirti, contattarti, scambiare pareri con te.
Potete seguirmi sulle mie pagine ufficiali dove sarete sempre aggiornati sui vari eventi e magari scambiare quattro chiacchiere:
www.facebook.com/doveipesciaffogano
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10.La decima domanda, che mancava: “Fatti una domanda e datti una risposta”.
D: In un’ipotetica scala della follia, a che livello collocheresti la tue opere?
R: Ritengo che le mie opere siano molto visionarie (vedi i cortometraggi Capitolo 1 – L’Abisso e Capitolo 2 – L’Inconscio), ma non abbastanza folli come vorrei. Credo che soltanto dopo aver superato la soglia della razionalità si riesca a percepire ciò che ci circonda in modo diverso dagli altri e questo permette di creare opere originali che si differenziano della banalità e dal “piattume” artistico che caratterizza la musica odierna sempre più scontata, noiosa e tutta uguale.
Ringrazio per la disponibilità I Think Magazine, un saluto a tutti da un fottuto “andrea qualunque“. Restate a galla!
DORIANA TOZZI