Operazione quasi archeologica questo Perle Per Porci, album numero sei nella discografia dell’instancabile Giorgio Canali con i suoi Rossofuoco. Evitiamo le presentazioni del grande vecchio della musica alternativa italiana, che continua imperterrito a menare a destra e sinistra con un’onestà, una furia, e una poetica di strada che raramente si ritrovano così ben integrate.
A cinque anni dall’ottimo Rojo, Canali si dà alle cover, riesumando pezzi poco noti di artisti per lo più mai baciati dal successo (se si esclude la Storia Di Ieri di De Gregori, la dilaniata Lacrimogeni dall’esordio de Le Luci Della Centrale Elettrica o il Finardi punkizzato di F-104) se non del tutto sconosciuti anche ai più navigati. “Nel corso degli ormai tanti anni passati a cercare di vivere di musica, mi è capitato di imbattermi talvolta in realtà musicali che avrebbero meritato una ribalta che non hanno mai avuto e in canzoni altrui che invidiavo, all’epoca presentate ad una audience troppo spesso distratta (perle regalate ai porci appunto)”, spiega il nostro. Scelta distante dal solito format di queste uscite, che di solito giocano sulla celebrità dei pezzi riadattati.
Lasciamo al lettore il divertimento di andarsi a scoprire o riscoprire gli originali; per il resto, la formula è quella a cui Canali ci ha abituato e che continua a distillare con foga: rock d’autore corrosivo e rumoroso, slanci melodici ardenti, spruzzate di noise e di punk qua e là, un’attitudine spassionata e iconoclasta che si mantiene costante e vitale per tutti i cinquanta minuti dell’album. Magari un disco non sorprendente e che non aggiunge molto alla ricca storia del nostro, piuttosto l’ulteriore conferma che a questi livelli, con un tale slancio e con una tale solidità, se la giocano in pochi in Italia.
Lunga vita a Canali e ai Rossofuoco!
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FRANCESCO CAPUTO