Prima romanzo, poi film, poi serie televisiva, Romanzo Criminale, forse più di ogni altra sua pellicola da regista, ha segnato un punto di svolta nella carriera di Michele Placido, che nasce come attore, ma poi si specializza anche dietro la macchina da presa. Ispirandosi al romanzo di Giancarlo De Cataldo del 2002, Placido gira questo film nel 2005, avvalendosi di un cast molto ben assortito, da lui diretto con innegabile maestria e portando sul grande schermo in maniera molto vivida gli anni ’70 e la Roma criminale della banda della Magliana.
I protagonisti, infatti, sono gli ormai “leggendari” il Libano, il Dandi e il Freddo, rispettivamente Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart, tre amici per la pelle che, una volta cresciuti, decidono di organizzare un sequestro di persona, con l’aiuto di alcuni criminali locali, tra i quali il Nero, un neonazista senza scrupoli, interpretato da Riccardo Scamarcio. È questo il punto di partenza dal quale insieme decideranno di investire nel traffico di eroina, per poi arrivare a voler controllare anche il giro della prostituzione, alleandosi con Cosa Nostra e con potenti uomini appartenenti al mondo della politica, anche se ad un certo punto il Freddo, spinto dall’amore per una ragazza innocente, cercherà di defilarsi, disgustato dalle loro connivenze con la mafia e dall’ambizione sempre più sfrenata e incontrollabile del Libano. Nel mezzo una serie di personaggi che ben raccontano dell’intreccio tra criminalità organizzata, Stato e poteri occulti, tra cui un informatore, il Sorcio, che ha il volto di Elio Germano. A cercare di osteggiarli, invece, il commissario Scajola (col volto di Stefano Accorsi), che intesserà, però, una relazione pericolosa con una prostituta, compagna del Dandi.
Sono questi gli avvenimenti che, tra omicidi e delinquenza sfrenata, hanno contrassegnato un ventennio della storia del nostro Paese, con in mezzo l’omicidio Aldo Moro e la strage di Bologna. Il tutto narrato con un grande senso del racconto e con una solida impalcatura formale caratterizzata da una bellissima colonna sonora, che descrive alla perfezione quegli anni, dall’ottima fotografia di Luca Bigazzi e da una profonda immedesimazione degli attori nei personaggi da loro interpretati. E al di là del carattere cronachistico di alcuni avvenimenti narrati (naturalmente con le dovute distanze dalla realtà effettiva dei fatti), è possibile anche intravedere una riflessione sul senso del potere, incarnato in maniera differente dai tre protagonisti principali, che a turno, sembrano lottare per raggiungere il primato.
Siamo, insomma, di fronte ad un vero e proprio gangster-movie all’americana dall’ampio respiro (con chiari riferimenti a Martin Scorsese, ma con un netto riferimento al cinema di genere italiano), con uno stile ben definito e affascinante e con una profonda introspezione di personaggi che vengono indagati profondamente, ma mai giustificati, anche se si riesce, nonostante tutto, ad entrare nelle loro coscienze e a condividerne alcuni sentimenti.
Placido in questo film, oltre ad indagare la natura intima di questi criminali-accattoni-vitelloni, racconta uno spaccato politico-sociale-culturale con una grande maestria, riuscendo ad intrattenere con un ritmo non indifferente, nonostante la lunga durata della pellicola e trasmettendo non solo grande interesse per l’ambiente narrato, ma anche profondo coinvolgimento per le pedine che vi si muovono all’interno.
RITRATTO DELL’ATTORE
Diventato famoso per l’indimenticabile commissario Corrado Cattani della serie televisiva La Piovra, aveva già recitato per registi di monumentale importanza come Luigi Comencini, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Marco Bellocchio, i fratelli Taviani, Damiano Damiani e non solo.
Dopo la popolarità ottenuta con la televisione, ha continuato ad interpretare ruoli importanti anche sul grande schermo, recitando per Gianni Amelio, Paolo Virzì, Sergio Rubini, Nanni Moretti, Giuseppe Tornatore e molti altri.
Con la sua faccia inconfondibile ha stupito in diverse interpretazioni, tra le quali rimane impressa quella in La Sconosciuta, attenendoci agli ultimi anni della sua carriera. Ha recitato accanto ad attori del calibro di Laura Antonelli, Ugo Tognazzi, Franco Nero, Eli Wallach, Monica Vitti, Giuliano Gemma, Isabella Rossellini, Philippe Noiret, Sergio Castellitto e Fabrizio Bentivoglio.
Da regista ha diretto, oltre che se stesso, anche Asia Argento, Franco Interlenghi, Giovanna Mezzogiorno, Laura Morante, Alessandro Haber, Barbara Bobulova, sua figlia Violante Placido, Filippo Timi, Daniel Auteuil, Mathieu Kassovitz, oltre a molti degli attori già citati.
Vincitore di diversi premi, tra i quali quattro David di Donatello, si è spesso concesso, con risultati brillanti, anche al mondo della commedia e ha sempre portato avanti un cinema di qualità, seppur non siano mancati passi falsi.
ALESSANDRA CAVISI