I Think Magazine Bollettino ufficiale dell'Associazione Culturale "I Think"
Possiamo affermarlo senza ombra di ragionevole dubbio, Albore è probabilmente una delle migliori uscite discografiche di quest’anno (e in ogni caso la migliore tra quelle di cui ha parlato il sottoscritto su queste pagine in questi ultimi dodici mesi). Tre anni dopo l’esordio Gloom Lies Beside Me As I Turn My Face Towards The Light, il musicista marchigiano Manuel Volpe e la sua Rhabdomantic Orchestra alzano notevolmente il tiro, dando vita a un lavoro che spiazza per il talento con cui le diverse influenze e i materiali sonori da cui prende spunto vengono integrati e maneggiati in un unicum coerente e utilizzato con la naturale padronanza necessaria a far volare le istanze creative e immaginifiche.
Un viaggio che ha tante radici diverse che si intersecano e si fondono, ancora riconoscibili, ma con un’identità che è di gran lunga superiore alla mera somma aritmetica. Quasi la colonna sonora di un’esplorazione cauta e intrisa di mistero e zone d’ombra del dialogo tra l’interno e l’esterno, tra natura e interiorità, che sembra avere la sua controparte nel dialogo sonoro tra una forma cantautorale da crooner maudit, con la benedizione del sacro combo Waits/Cohen, e un uso quasi cinematografico, per la vividezza delle impressioni che riesce a dipingere, di una sorta di afrobeat declinato in forma più meditativa e incline a ricalcare i pionieri dell’integrazione tra jazz e fermenti world-music.
In bilico tra atmosfere sospese, sensazioni notturne di attesa e i trasporti decisi dei fiati (si ascolti la title track o la sfrontatezza degli ottoni di Reveal), tra le ombre sinistre di Basrah, gli accenni drammatici di Rhabdomancy, o le sensazioni da dolce risveglio di Wheat Field, Albore è un lavoro al contempo meditativo e liberatorio, suadente e ombroso, e non dovreste lasciarvelo scappare.
Sito ufficiale: http://www.manuelvolpe.com/
Video Nostril: https://www.youtube.com/watch?v=CRHlbCvboKQ
FRANCESCO CAPUTO
