Con una sorta di concept sulle spinte normalizzatrici che solitamente si accompagnano all’ingresso della vita adulta, tornano a farsi sentire i toscani Sir Rick Bowman, a otto anni dalla nascita e a tre dalla loro ultima prova discografica, l’autoprodotto Shades Of The Queue.
La formula rimane più o meno la stessa, e d’altronde la band non ha mai fatto mistero di quali siano le influenze e le fascinazioni che tendono a caratterizzare il loro sound. A Quiet Life, uscito quest’anno per New Model Label, prosegue quindi in un’appassionata riproposizione di quello che fu il britpop con annessi e connessi, concedendosi qualche incursione nelle tendenze più folkeggianti, incorporando con cautela qualche lieve sfumatura presa dalla Madchester che fu e concedendosi qualche sosta ristorativa sulle vaporose nubi di un dream pop essenziale.
Meditativo, quasi compassato, con la giusta dose di necessaria coolness e morbidamente psichedelico, A Quiet Life è un album che dimostra quanto il gruppo conosca bene l’argomento e quanto sia in grado di reinterpretarlo a suo piacimento.
Convincono le angolature storte, gli avvitamenti su se stessi e gli spazi aperti à la Doves di Otis, così come le morbidezze pop della title-track, gli slanci à la Sundays di 440 Or This Thorn In The Side, gli intrecci chitarristici di Hurry & Fall, o il folk acido di His Man; molto meno gli oasismi annacquati e qualche manchevolezza à la Coldplay che ogni tanto fanno capolino qua e là.
Tutto sommato un lavoro che si lascia ascoltare con piacere, che sconta forse la presenza di troppi momenti piatti e di un songwriting spesso non sempre all’altezza e che, al netto degli episodi positivi, rende A Quiet Life un po’ povero di emozioni e di impatto complessivo.
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/sirrickbowman
Il video di A Quiet Life: https://www.youtube.com/watch?v=C96wKeTkc8Y
FRANCESCO CAPUTO