Il “boom” economico ha avuto innegabili vantaggi ma ha prodotto anche un tale decadimento di valori che oggi, nel 2014, materialismo e brama di possesso muovono i fili invisibili della mentalità comune (“obbligo morale” di guadagnare abbastanza da permettersi vacanze in crociera, settimane bianche, smartphone, tablet e macchine sportive), offendendo quindi la dignità dei lavori creativi (notoriamente “poveri di pecunia”), relegandoli ai margini della società, considerandoli svaghi, divertimenti futili e quindi certamente non retribuibili.
Così i mestieri legati al talento di scrivere, informare (per i freelance o per gli scrittori) o di ideare e creare (per gli artisti) o, ancora, alcuni lavori più innovativi, al passo coi tempi e fortemente “giovani”, vengono considerati spesso degli hobby da coltivare nel tempo libero, senza distinguere i tanti veri professionisti dai pochi cialtroni che, come in ogni campo, si trovano anche nell’arte e rischiano con la loro mediocrità di peggiorare la situazione. Ma pensando ai numerosi veri talenti di oggi, c’è da chiedersi come potranno permettere all’arte di continuare a sperimentare e ad evolversi se, non retribuendo la loro attività, li si costringe a fare sempre altri lavori dedicandosi all’arte veramente solo nei ritagli di tempo. Cosa sarebbero stati tutti i grandi pittori, scultori, poeti, musicisti del passato se fossero vissuti in quest’epoca? Probabilmente sarebbero diventati mendicanti senza seguito e senza speranza o, i più fortunati, degli avvocati o commercianti che solo nel tempo libero avrebbero potuto produrre qualche sporadico sprazzo della loro genialità, senza poter dedicare al proprio talento tutti gli studi e le ricerche necessari per poter tramandare ai posteri un’accresciuta conoscenza.
Una simpatica ma altrettanto incisiva campagna di sensibilizzazione nei confronti dei lavori creativi, ideata dal Collettivo Zero, sta tentando di ridimensionare, con ironia e naturalmente tanta creatività, questo atteggiamento eretico e distruttivo che rischia di inaridire il nostro stesso futuro, con la speranza di ridare dignità e giusto valore anche ai lavori creativi, ossigeno per il pensiero e quindi per la vita stessa.
Così si presenta il collettivo: “Zero è un collettivo che scrive, gira e produce contenuti video e lavora tra Italia ed Inghilterra. Stefano, Niccolò e Alessandro, ispirati dalla generale situazione lavorativa a cui i giovani sono sottoposti, creano con ironia una campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi. Partendo dalle scuse più comuni usate per non pagare giovani, freelance e creativi hanno immaginato che le medesime giustificazioni venissero date per altri tipi di lavoro. A completare il team ci sono Luca Di Giovanni nei panni dello sfruttatore di turno, e Benjamin Maier alla fotografia”.
Qui di seguito i link dei primi tre video che stanno girando in rete:
Lo diresti al tuo idraulico? Freelance sì, #coglioneNo
http://www.youtube.com/watch?v=sd5mHHg1ons
Lo diresti al tuo giardiniere? Creativo sì, #coglioneNo
http://www.youtube.com/watch?v=0rppx22VRlg
Lo diresti al tuo antennista? Giovane sì, #coglioneNo
http://www.youtube.com/watch?v=GsFTmcd1u5Y
Per ulteriori informazioni sul progetto e sul collettivo è possibile visitare il sito http://zerovideo.net/coglioneno
DORIANA TOZZI