I tic, l’intercalare e soprattutto la dichiarazione di guerra allo spaghetto, anzi al maccarone, da parte di Nando Moriconi sono noti a tutti da generazioni eppure il personaggio non nasce con il film Un americano a Roma ma bensì come macchietta secondaria del film a episodi Un giorno in pretura, (1953) introdotto da Alberto Sordi perché la pellicola altrimenti non avrebbe potuto essere catalogata come lungometraggio in quanto di durata minore agli standard.
Il successo fu strepitoso e così, a gran voce, il pubblico richiese un film con questo buffo ma neanche tanto strampalato giovanotto che fa il verso ai molti giovani conquistati da mode e modi importati dagli States.
Stefano Vanzina, detto Steno, padre dei famigerati Carlo ed Enrico destinati a diventare i “re” di amate/odiate pellicole nazionalpopolari girate negli anni a venire, firma la regia del film apparentemente dalla trama esile ma diventato un vero e proprio cult.
Se si esamina la trama di questo film, Un americano a Roma (1954) ruota intorno ad un giovane non più di primo pelo (più o meno trentenne), nullafacente e svogliato, che ha mitizzato gli aspetti più roboanti e meno utili importati dagli americani.
Il filo narrativo è costituito da una serie di siparietti usando come collante l’analessi ma, più che per il pathos della vicenda, la bravura degli interpreti, a partire dallo stesso Sordi che con questo film finalmente raggiunge il meritato successo, fino ai comprimari, tra i quali è da citare Carlo Delle Piane, futuro attore d’elezione di Pupi Avati e all’epoca giovanissimo.
Come accade per altre pellicole e per altri personaggi di culto, la rivisitazione o il revival sono sempre dietro l’angolo, e così, nel 1975, a oltre venti anni di distanza Nando Moriconi ormai cinquantenne ma sempre americaneggiante, riappare in un episodio del film Di che segno sei?.
Ma per tutti rimane sempre il giovanotto dal viso paffuto e l’espressione persa in jeans e maglietta bianca, versione “de noantri” dei fascinosi James Dean e Marlon Brando.
FRANCESCA BARILE