1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.
Siamo arrivati ai D’Alì dopo più di dieci anni di musica e progetti condivisi. Essendo tutti di Taranto, una città relativamente piccola, capitava spesso di condividere il palco; il nostro è stato quasi un percorso obbligato: un giorno abbiamo smesso di dedicarci a tutto quello che facevamo prima per impegnarci in questo percorso artistico. Anche la scelta del nome avvenne in maniera del tutto naturale, un giorno, rivolgendomi a Jeff Marturano (batteria e tastiere del gruppo), dissi: “Jeff, ti piace il nome Dalì?”. Ero tornato da Parigi, dove avevo assistito a una mostra di Salvador Dalì, ed ero rimasto folgorato da un’opera in particolare, un cilindro di metallo posto perpendicolarmente su un acquerello. Muovendosi intorno ad esso, l’osservatore vede riflessa un’opera in continua trasformazione. La libertà di poter sperimentare ed esprimersi, unite alle raffigurazioni surreali e mistiche del tempo, mi impressionano. Da sempre, pensando a una raffigurazione della libertà, si pensa a un paio di ali, così tornando in volo verso l’Italia pensai all’elisione delle parole “di e “ali”, fino ad arrivare a D’Alì, un riferimento alla libertà artistica, oltre che un richiamo al grande pittore spagnolo. Il nostro nome nacque così, per caso; alla mia domanda, Jeff rispose semplicemente: “Bello, cosa dobbiamo suonare?”, dopo poco tempo si unirono alla formazione William Larocca al basso e Alberto Motola alla chitarra.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
L’arte è un dono per l’umanità. Michelangelo ha scolpito la sua Pietà su commissione, tuttavia ha regalato al mondo qualcosa di unico, una delle maggiori opere d’arte mai prodotte. Il mondo non aveva bisogno di quella rappresentazione marmorea, tuttavia oggi milioni di persone affrontano lunghi viaggi per poterla osservare da vicino. La stessa cosa vale per la Gioconda di Leonardo da Vinci, o per la Notte Stellata di Van Gogh. L’arte è un dono incondizionato. La risposta alla domanda, dunque, è no, nessuno aveva bisogno della nostra musica, tuttavia noi abbiamo bisogno di esprimere le nostre emozioni e di esorcizzare alcuni demoni. La musica ci ha dato tanto, forse perché non le abbiamo mai chiesto nulla, che è il motivo principale per cui un artista impegna il proprio tempo, il proprio cuore e sopporta grandi sacrifici al solo scopo di “creare”; quello che ci auguriamo è che la nostra musica possa trasmettere emozioni.
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
Siamo fortemente influenzati dalle correnti musicali degli anni ’80, in particolare dalla new wave e dal suo sottogenere new romantic. Cerchiamo di fondere tali orientamenti, rendendoli più moderni attraverso una contaminazione pop italiana anni ’90. Il nostro nuovo disco, Vostok, si presenta come un disco eterogeneo, in cui si mescolano canzoni alternative e canzoni pop: si pensi a due dei singoli, Vostok-1 (di cui è in rotazione il videoclip su I Think Magazine fino al prossimo mese), canzone di matrice alternativa, e Ancora io e te, brano assolutamente pop.
Volendo impostare un “navigatore musicale”, le coordinate passerebbero obbligatoriamente per i Duran Duran, il Bowie degli anni ’80, fino a raggiungere artisti che hanno reso grande la musica italiana quali Vasco Rossi, Franco Battiato, Litfiba degli anni ’80 e Diaframma.
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.
Molti dei nostri brani sono un’espressione di vita, frutto di esperienze dirette e personali. Non è facile individuare un brano preferito perché, a seconda del nostro stato d’animo, ci sentiamo più vicini all’una o all’altra canzone. In questo periodo, ad esempio, ci sentiamo vicini a Vostok-1, che è anche la title-track del nuovo disco. L’idea di Vostok nacque in corso d’opera nel momento in cui decisi di utilizzare le comunicazioni ufficiali tra Jirij Gagarin e la base spaziale russa durante il suo volo nello spazio. Erroneamente ero convinto che la missione si chiamasse Sputnik, che fu in realtà il primo satellite lanciato nello spazio. Scoprii invece con grande sorpresa che la missione era stata chiamata “Восток”, “Vostok” in italiano. Si dà il caso che quello fosse anche il nome di una nota marca di orologi russa e, considerato che il tema del tempo riempie le nostre opere, Vostok fu accolto dalla band come un nome venuto per caso, ma mai così idoneo a rappresentare noi e la nostra prima opera. Vostok, come la prima missione dell’uomo nello spazio e come una marca di orologi, un ponte verso il tempo. Per la realizzazione del videoclip la NASA, ci ha autorizzato all’utilizzo delle immagini nello spazio che hanno reso il video più poetico, conferendogli lo spirito che volevamo infondere al brano. Vostok-1 è certamente il brano più alternativo del disco.
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
The Wall dei Pink Floyd, che è molto più di un disco, è una visione. I Pink Floyd non si sono mai piegati alle leggi del mercato musicale, nonostante tutto hanno prodotto album capaci di regalare emozioni anche dopo dieci, venti, trent’anni. Tra molti anni ci sarà un ragazzo che acquisterà The Wall, magari in vinile, e ascoltandolo lo troverà attuale, sperimentale, folle, ed è qui che risiede la potenza dell’opera dei Pink Floyd: aver realizzato una musica destinata a rimanere… Paradossalmente sono molto più “commerciali” i Pink Floyd, dove per commerciale intendo la capacità di vendere la propria musica, rispetto ai fenomeni musicali del momento.
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
La riuscita o meno di un concerto è sempre legata a questioni tecnico-organizzative. Personalmente credo che il concerto più bello sia sempre quello che deve arrivare, perché ogni live regala emozioni diverse frutto del bagaglio e dell’esperienza che ci si porta dietro lungo il percorso. Ricordiamo con piacere il concerto realizzato in occasione della mostra d’arte “Lettera e M” di Stefano Zizzi e Jenny Ungaro. In quella circostanza ci fu chiesto di rendere omaggio al pittore Amedeo Modigliani e per l’occasione riarrangiammo un noto pezzo di Vinicio Capossela, Modì, dedicato all’artista livornese. Il concerto si svolse all’interno di un teatro, che propriamente non è la nostra dimensione live, ma tutto funzionò alla perfezione. Sullo sfondo erano presenti le opere, le luci, l’atmosfera… noi ci emozionammo molto e la stessa emozione si percepiva provenire dal pubblico.
L’esperienza peggiore è legata invece ad un disguido tecnico nel corso di un festival estivo. Poco prima di salire sul palco, alle 18 di un pomeriggio caldo e soleggiato, il sistema wireless che collegava il mixer al palco si bloccò in maniera irreversibile, tutto durante la performance della band che ci precedeva in scaletta. I tecnici riuscirono al volo a sostituire il mixer digitale con uno analogico, ma il soundcheck era ormai compromesso e lo avremmo dovuto fare al volo. Il disastro. Nervosi e accaldati, iniziammo a suonare: sul palco i monitor erano inesistenti, così ci affidammo alla memoria, un po’ come quando si guida una macchina, in automatismo. Il pubblico rimase comunque molto contento, per noi la cosa più importante, e riuscimmo a superare quel momento di difficoltà ma senza goderci il concerto con lo spirito giusto.
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
Non esiste un locale dal vivo sottovalutato o eccessivamente valutato, piuttosto conduzioni artistiche attente ai contenuti e conduzioni artistiche attente ai guadagni. Battiato, nella sua Up patriots to arms, cantava “mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura”, questo ovviamente non è possibile perché necessariamente ci sarà chi dovrà occuparsi dell’organizzazione dei concerti, tuttavia si spera che queste persone siano sempre più attente al contenuto e non al mero guadagno. Nel tempo questa attenzione si trasformerà in ogni caso in guadagni, anche maggiori; anziché far suonare solo cover band, un club, potrebbe dare spazio ai gruppi emergenti di qualità. Nel tempo questo impegno aumenterebbe il prestigio del locale così da poter arrivare ad ingaggiare artisti di maggior rilievo con un conseguente incremento dei guadagni. Purtroppo questo implica un sacrificio iniziale che non tutti sono disposti ad affrontare.
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
Allora, indico le prime che mi vengono in mente, le ascolto con passione perché mi trasmettono qualcosa di bello, soprattutto hanno nel repertorio almeno un pezzo che avrei voluto fosse mio. L’ordine è casuale, così come la grande stima che nutro nei loro confronti:
Non Giovanni – cantautore, ha pubblicato da poco il suo nuovo disco, Dan Brown, prodotto da Alberto Dati per IRMA Records. Lui, all’anagrafe Giovanni Santese, è un ragazzo pieno di contenuti che ama la musica e la sua terra Grottaglie (TA); la sua opera è fresca, attuale, e non ci si stanca mai di ascoltarla: https://youtu.be/P4PFDiuToWc.
La Municipàl – i fratelli Carmine e Isabella Tundo, originari di Lecce, sono due vere promesse musicali. Anche loro hanno pubblicato un nuovo disco, Le nostre guerre perdute, e il primo singolo estratto, George (il mio ex penfriend), ha accompagnato molte delle mie giornate; un pop alternativo che ti prende dentro, davvero molto molto bello: https://youtu.be/ALHuNEI_ZsE.
Le3corde – Giù Di Meo, Alessandro Martina e Maurizio Casciabanca scrivono un pop d’autore ricercato, figlio dei pilastri della musica cantautorale italiana. Giusy Di Meo scrive testi e musica: motore del gruppo, è una donna sensibile ma allo stesso tempo forte che riesce a regalare emozioni uniche. Hanno pubblicato da poco il loro disco, Na!?, e al suo interno c’è una canzone che varrà davvero la pena ascoltare anche in futuro, A.N.N.A., dedicata a Peppino Impastato: https://youtu.be/HF1Q3X0B_aw.
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
Siamo molto attivi sulla nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/dalipaginaufficiale e su Istagram: https://www.instagram.com/daliofficialspace. Potete contattarci e scambiare pareri sempre, abbiamo anche un sito ufficiale, www.daliofficial.com, e un canale Youtube dove poter vedere i videoclip dei nostri singoli: https://www.youtube.com/channel/UCf4jvzcU0GYwZlDSqHhDRmA. Infine da pochi giorni è possibile ascoltare il nostro disco Vostok in streaming libero sul nostro canale su Rockit: https://www.rockit.it/dali/album/vostok/39550.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
D: Quali sono i progetti che avete in cantiere per il prossimo futuro?
R: Da fine novembre partirà il Vostok Tour: l’obiettivo è quello di portare la nostra musica a quanta più gente possibile, mentre tra marzo e aprile presenteremo un nuovo singolo, non contenuto all’interno di Vostok. Il pezzo sarà candidato ad alcuni premi nazionali ed è un ponte per il futuro. La voglia di sperimentare non ci vincola dal punto di vista musicale, dunque, rimanendo sempre sul filone “pop alternativo”, cercheremo di dare continuità al nostro lavoro ma al tempo stesso di trasformarlo in qualcosa di nuovo, diverso dal precedente.
DORIANA TOZZI