“Dipingo per me”. Così afferma Fernando Botero, artista colombiano oggi ottantacinquenne.
Pittore e scultore, Fernando Botero nasce il 19 aprile 1932 a Medellín, seconda città più grande della Colombia, e ad oggi è considerato uno dei più ricchi pittori al mondo (il prezzo medio di un suo quadro è di circa 450 mila dollari). Talento precoce ed autodidatta, già a sedici anni Botero pubblica illustrazioni per la rivista El Colombiano, mentre a diciannove anni gli dedicano la prima “personale”.
Poco più che ventenne parte per un viaggio in Europa utilizzando il denaro vinto dopo aver ricevuto il secondo premio del IX Salone degli Artisti Colombiani. Si recherà a Madrid, Barcellona, Parigi e Firenze, restando affascinato in particolar modo da Giotto e Andrea del Castagno. In America visiterà il Messico, New York e Washington.
A ventitré anni sposa Gloria Zea, dalla quale divorzierà cinque anni dopo. Nel 1958 vince il primo premio all’XI Salone degli Artisti Colombiani.
Una vita vissuta tra la Colombia, il Messico, gli Stati Uniti e l’Europa. Negli anni ‘80 si trasferisce a Pietrasanta, in provincia di Lucca, per poter avere vicino le cave di marmo, materia prima delle sue sculture.
L’arte di Fernando Botero.
La caratteristica universale e riconoscibile della produzione artistica di Fernando Botero è la ricerca del volume espresso in forme sproporzionate. Vi è una costante necessità di ampliare le dimensioni dilatandole, “deformandole” direbbe lui stesso. La risultante dell’ampliamento dei volumi non dà però un senso di pesantezza, i corpi non sono mai flaccidi, l’abbondanza è tonica, la rotondità è tesa ed al contempo armoniosa. Si tratta di un’opulenza piacevole da osservare, una sensualità che dà benessere.
“Non dipingo donne grasse. Nessuno ci crederà, ma è vero. Ciò che io dipingo sono volumi. Quando dipingo una natura morta, dipingo sempre un volume. Se dipingo un animale, lo faccio in modo volumetrico e lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato al volume, alla sensualità della forma. Se io dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo, ho sempre quest’idea del volume e non ho affatto un’ossessione per le donne grasse”.
Le persone dipinte da Fernando Botero sono caratterizzate dall’assenza di espressività. Uomini, donne, bambini, perfino gli animali hanno sguardi impassibili, assenti, che non guardano mai l’osservatore. L’artista, dirà Botero, non dovrebbe far trapelare nei suoi soggetti le proprie emozioni.
Uno dei soggetti amati da Fernando Botero è il circo, con i suoi clown, i trapezisti e le attrazioni spettacolari che esprimono magnificamente lo stile dell’artista colombiano. Lo stesso Botero ha raccontato che da piccolo rimase profondamente colpito dal suo primo spettacolo circense, trovandolo ricco di tenerezza, innocenza e gioia. Vi è spesso una componente sognante nel circo di Botero, un’atmosfera surreale che accompagna i trapezisti, per esempio, spesso rappresentati in posizioni al limite dell’incredibile ma non dell’assurdo. È l’universo dell’improbabile ma non dell’impossibile quello che l’artista sudamericano vuole narrare, la quotidianità non deve raccontare il reale, deve trasformarsi in arte.
In questo periodo è possibile ammirare da vicino alcune sue opere presso AMO Palazzo Forti a Verona, all’interno della mostra dedicata all’artista e visitabile fino al 25 febbraio 2018. All’interno di questo percorso si trovano cinquanta grandi opere che regalano una meravigliosa sintesi dell’attività artistica del pittore colombiano, per comprendere fino in fondo lo stile, le idee e il messaggio di questo grande artista contemporaneo.
CLAUDIA ONISTO