Dimenticate gli arrangiamenti preconfezionati delle produzioni italiane degli ultimi anni, un “diktat” che fortunatamente non dovremo sorbirci ancora per molto, date le nuove e interessantissime leve che si stanno facendo spazio ultimamente. È il caso del cantautore Luca Bash, di cui nel mondo indie si parla già da tempo, che pubblica un album, Oltre le quinte, con cui non prova semplicemente a legare il pop al blues e al funk, ma insegna a farlo. L’album è un vero e proprio manuale con cui Luca Bash insegna a fondere doti di scrittura, che rispetta la tradizionale struttura di un brano pop, ad arrangiamenti blues, funk e swing, dimostrando che il pop d’autore di qualità esiste ancora.
Il progetto ha una seconda anima, in lingua inglese, che ha dato vita al parallelo album Keys of Mine, da cui deriva la dedica del disco, tutta rivolta ai musicisti. Oltre le quinte, infatti, si è evoluto senza una produzione artistica alle spalle. Ogni musicista, che ha condiviso con Luca la passata esperienza in una band, ha lavorato autonomamente alla realizzazione degli arrangiamenti. Il risultato? Inaspettato. Un album di quindici tracce che, per quanto eclettico nei suoni, è estremamente omogeneo nello stile. Pietra grezza del lavoro è il vigore restituito alla potenza dei fiati, ormai strumenti in via d’estinzione, inserendo nell’album un sax che a volte si spera non smetta di suonare.
Veniamo alla scrittura. La penna di Bash è un fiume in piena di parole. Luca scrive della vita, del sociale e del social (“Non saranno i like a convincerti che sei parte di un noi” canta in Giorni così), è capace di trovare immagini forti, riferimenti culturali inaspettati e inusuali.
Luca Bash decide di dare alle tracce che compongono il disco, un ordine crescente, costringendoci ad aspettare quasi la seconda metà della track list per strapparci uno chapeau più che meritato. È qui che emerge il meglio di un lavoro che nei primi brani incuriosisce per le sonorità morbide di Oltre le quinte; dà il là alle aspirazioni blues di Giorni così, in cui il sax la fa da padrone; anticipa i suoni più funk in Caffè paradiso, che troveranno massima espressione alla fine dell’album, in L’idiota e, infine, sbalordisce nel testo di Il tuo domani, un duetto, con Enni che sa molto di un augurio di buona vita, quasi una dedica paterna.
Baricentro del disco i due pezzi Tu non sai e Come il sole. Il primo, con una chitarra “bluseggiante”, è forse uno tra i migliori brani dell’album, il secondo, più intimo e classico, ricorda ancora che il sax è il vero gioiello dell’intero progetto di Luca Bash. Iniziano da qui le tracce più interessanti, per musiche e testi, del lavoro discografico. Nu Shu, nome che deriva dalla lingua che usavano le donne dello Hunan per sfuggire alle angherie degli uomini cinesi, diventa un manifesto di uno spaccato della società cinese del XII secolo: “Essere liberi, cos’è se non difendersi e celarsi in quei segreti tra i lividi immuni al tempo ormai“. Seguono Candide bugie e Tre e non più tre, due brani che, presentandosi come ottimi lavori di testi e musiche con arrangiamenti che respirano e, nel secondo caso, fanno quasi ballare, spezzano temporaneamente le atmosfere che hanno dominato l’album fin qui, atmosfere che torneranno poco dopo in Swing lover e in Per non dire no, Controtempo e Al posto mio, ultimi tre brani di Oltre le quinte.
Impossibile, poi, non commentare due chicche del disco. Da un lato Dr. Hyde, il brano stilisticamente più interessante, con un testo che sembra quasi un discorso allo specchio che nell’ultimo minuto esplode come ad impazzire: “Hai spinto il tuo ego come se fosse innocuo l’ignoto dentro di te. Ripudi il gusto del crimine ma sogni il sangue e il sapore, ti manca il calore del mio dare un senso al vivere“. Dall’altro il pezzo più funk dell’album, L’idiota, in cui la musica incalzante coinvolge così tanto Luca Bash da far raggiungere alla sua voce un groove assente sino ad ora, ma che il cantautore calza e domina benissimo.
Oltre le quinte è, in definitiva, più che una fatica discografica. È un manuale, è la dimostrazione che esiste una generazione che sa ancora modellare la musica, è l’incoronazione artistica di Luca Bash che potrebbe vivere di vita propria molto a lungo con le sue quindici tracce, ma che inesorabilmente alimenta l’attesa per il prossimo passo del cantautore.
Sito web: http://www.lucabash.com/
Videoclip di Giorni così: https://www.youtube.com/watch?v=3nodxLCx4xQ
COSIMO GIUSEPPE PASTORE