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Tra arte e illegalità: intervista allo street artist Dissenso Cognitivo

dissensocognitivo1Il mondo della street art italiana è oggi decisamente attivo. C’è fermento e il numero di artisti continua a crescere. Basta dare un’occhiata ai muri delle città per accorgersi che questa particolare forma di espressione riesce ad avere un impatto notevole, almeno quando a praticarla sono artisti dotati di grandi capacità tecniche, idee creative precise e motivazioni chiare.

Pur non essendo esperti è possibile lasciarsi incantare dalla cosiddetta “arte urbana” e, osservando le opere, imparare magari a riconoscere autori e stili. Non solo le grandi città offrono esempi di street art degni di nota, perché l’onda si è ormai diffusa ovunque, generando addirittura mostre e festival specializzati. A noi di recente è capitato, ad esempio, di incrociare i lavori di un artista che si fa chiamare Dissenso Cognitivo. Le sue opere si muovono tra il dissacrante e l’inquietante, e scatenano riflessioni sulla realtà odierna e sul nostro futuro, cosa che ogni buona opera d’arte, di strada o meno, dovrebbe saper fare. Ma D-C (si firma anche così, in breve) ci ha lasciato a bocca aperta perché lo fa immaginando “un futuro remoto e disumanizzato”, in cui esseri organici e macchine si fondono a formare creature ibride. Riesce a immaginare con vividezza un intero mondo, con caratteristiche precise, che impiega come scenario e tema portante delle sue opere, prendendo l’immaginario fantascientifico più sfrenato a riferimento principale della propria arte e dando vita così ad uno stile profondamente sci-fi di arte urbana. dissensocognitivo2

D-C è attivo già da diversi anni. Particolarmente produttivo in Emilia Romagna, ha dipinto in giro per l’Italia e all’estero, sia da solo sia in collaborazione con artisti locali. Inoltre ha partecipato a diversi festival, ha esposto in gallerie d’arte e in musei e ha raccolto alcuni dei suoi lavori in un bel volumetto a stampa intitolato Superodio.

Non ci dilungheremo oltre. Preferiamo lasciarvi alle parole dell’artista stesso, poiché ci siamo presi la briga di raggiungerlo e intervistarlo faccia a faccia (un privilegio che nel mondo della street art – in cui gli artisti devono spesso nascondere la loro identità – non è cosa banale!).

Come presenteresti Dissenso Cognitivo a un pubblico che non sa niente di street art?

Dissenso Cognitivo è un progetto collettivo, il numero dei suoi membri varia tra 0 e 1. Opera principalmente dipingendo in strada e in luoghi abbandonati, privilegiando temi oscuri o inquietanti.

dissensocognitivo3Da quando esiste Dissenso Cognitivo, e perché è nato?

Dissenso Cognitivo è stato a lungo un nome in codice per azioni artistiche collettive come attacchinaggio di poesie e fumetti in strada, ma anche performances casuali o disturbo della quiete pubblica, per poi concentrarsi dal 2012 sulla cosiddetta street art. Nell’ambiente urbano è possibile lavorare su ampie superfici e trovare nuovi stimoli impossibili da trovare nel piccolo formato o in studio. Il nome Dissenso Cognitivo è tratto dal libro Artificial Kid di Bruce Sterling, con il consenso dell’autore.

D-C ha realizzato opere in diverse città d’Italia e all’estero, spesso in collaborazione con artisti locali (le cosiddette “combo”). Quanto è importante e divertente per te la parte collaborativa?

Le combo sono fondamentali per la crescita di un artista perché pongono difficoltà di tipo compositivo e riservano piacevoli sorprese, visto che il risultato non è sempre prevedibile. Sono occasioni per conoscere altri stili, confrontarsi e quindi imparare, ma anche per passare del tempo in compagnia.

Cosa significa per te fare street art?

La street art pone interrogativi e accende il dibattito su temi importanti come gli spazi urbani, i beni comuni, la censura, la libera espressione. Va però considerata come un contenitore eterogeneo in cui ogni artista sceglie il suo codice di comportamento, prendendosi le proprie responsabilità, in base a cosa e dove dipinge (treni, fabbriche abbandonate, muri, commissioni). Per me lavorare in strada significa sfuggire alla burocrazia, esprimersi in modo spontaneo in luoghi non convenzionali, e prendere un po’ in giro la proprietà privata. dissensocognitivo4

Un elemento caratteristico di Dissenso Cognitivo è il lavoro che svolgi sui pannelli di metallo arrugginito, usandoli come “tela” per molte delle tue opere. Da dove ti è venuta questa intuizione tecnica? Che significato vuole avere?

Come molte idee, questa arriva dall’osservazione attenta del paesaggio urbano e da una critica verso il potere della pubblicità. I pannelli pubblicitari arrugginiti sono presenti in molte città, piazzati in luoghi strategici e ben visibili. I segni delle intemperie e della corrosione creano texture sempre diverse e si adattano bene al mio immaginario, come una sorta di impronta decadente e usurata che caratterizza le creature che dipingo.

dissensocognitivo5Molte delle tue opere sono state esposte in gallerie e musei. Come ti rapporti con queste situazioni?

Esporre in questi luoghi ha un risvolto economico da non sottovalutare (in caso di vendita), inoltre spesso si ha a disposizione un budget per la produzione di installazioni o per sperimentare nuovi materiali. In ogni caso preferisco “presentare” qualche nuova idea o ciclo di opere direttamente in strada, che rimane sempre la migliore autopromozione possibile.

Abbiamo potuto visitare la tua mostra intitolata Futuro Remoto, allestita qualche tempo fa al MuFant (MuseoLab del Fantastico e della Fantascienza) di Torino. Era costituita da una selezione di opere tutte a tema fantascientifico, tra cui disegni su carta, dipinti su pannelli arrugginiti e una originale installazione comprendente libri “fasulli”. Cose molto interessanti, che elaboravano in modo originale anche influenze provenienti dal cinema, dalla narrativa…

Nel caso della mostra Futuro Remoto i libri erano una rivisitazione della collana di SF più famosa in Italia (ovvero Urania di Mondadori, ndr) infatti la falsificazione è un argomento molto affascinante, soprattutto in una società digitale e informatizzata. Abbiamo un chiaro esempio nel dilagare delle “fake news”, e nell’enorme quantità di gente che abbocca. L’arte visiva, ma anche letteraria, permette di dare affascinanti scossoni alla nostra percezione, troppo spesso sintonizzata sul livello imposto dalla pubblicità e dai media. dissensocognitivo6

Quanto è stata importante la fantascienza nella tua formazione e in che modo ti ha raggiunto?

La narrativa è arrivata prima, con Dick, Gibson e Ballard. Le parole di un libro vanno tradotte in immagini e questo mette in moto l’immaginazione. Nel cinema (che è parte di una vera e propria industria), sono rare le immagini troppo maestose o criptiche perché va accontentata la maggiore fascia di pubblico possibile, che non è molto ricettiva. Alien di Ridley Scott è stato il film che più ha segnato il mio percorso.

Le creature che rappresenti nelle tue immagini sono spesso ibridi tecno-organici, un misto tra costrutti meccanici e creature viventi, dalle forme più strambe eppure mai insensate. Creature agghiaccianti, ma a volte anche buffe. È davvero quella la tua visione della nostra realtà e del nostro futuro? Cosa ci vedi in quegli ibridi?

Inventare mondi è un’abilità che abbiamo tutti, ma che trova la massima realizzazione nell’arte. Lo sforzo intellettuale e creativo per inventare questi mostri, collocarli in un contesto futuro, renderli credibili e poi dipingerli, è molto stimolante. Queste creature, oltre all’impatto visivo e all’interpretazione ambigua, sono metafore dell’isolamento, della follia e della prevaricazione. Si potrebbe quasi affermare che quegli ibridi siamo tutti noi, esasperati e mutati dalla civiltà che ci siamo costruiti intorno.

dissensocognitivocombospismisknemosDi cosa dovremo preoccuparci da qui a 50 anni, noi come razza umana?

Cercare di sopravvivere a noi stessi.

Fare street art oggi può avere, secondo te, qualche utilità per la comunità?

Dipingere in strada è utile quando serve a riscoprire i legami storici e umani di una comunità, quando può innescare dibattiti sociali, quando sfida le convenzioni, e ovviamente quando è ricerca artistica pura. L’artista è catalizzatore per le tensioni che avverte nel tempo e nella società in cui vive, ma è anche e soprattutto un individuo che vuole esprimersi. Non bisogna cadere nel facile paradigma della riqualificazione offerto dalle istituzioni negli ultimi tempi. Un murales non salva il quartiere degradato, ma innesca del fermento che può essere utile per iniziare un percorso di risanamento. dissensocognitivocomboandreacasciu

Che rapporto hai con la musica?

Sono incapace di distinguere il suono di una chitarra da quello di un autocarro che esplode su un cavalcavia, e questo ha inciso parecchio sui miei gusti musicali. Apprezzo rock, metal, rap, noise, ma anche i cantautori italiani. Quando dipingo in strada canticchio melodie inventate e ripetitive.

Durante l’inaugurazione della tua mostra Futuro Remoto, a Torino, è stato presentato anche un libro di racconti di fantascienza, Hydrostasis, dello scrittore Mirko Dadich (qui la nostra recensione del libro: https://www.ithinkmagazine.it/recensione-mirko-dadich-hydrostasis/). Questo perché chi dirige il museo ha ritenuto che ci fossero molti punti di contatto tra il tuo immaginario grafico e l’immaginario letterario di Dadich. Hai avuto modo di leggere il suo libro? Se sì, che ne pensi della sua visione del futuro? È compatibile con la tua?

Ho avuto modo di leggere la raccolta e l’ho trovata interessante. Sicuramente una visione cupa e pericolosa in linea con l’immaginario rugginoso che ho scelto. La narrativa offre strumenti molto affilati per entrare nella mente dello spettatore e quindi entrarci in risonanza, tuttavia ha dei tempi di fruizione molto diversi dall’arte di strada in cui prevale lo shock fulmineo.

dissensocognitivo7Che rapporti hai con gli altri artisti che popolano il mondo della street art italiana?

Amicizia, invidia, litigi, collaborazioni, rispetto, tutto mischiato e amplificato. In Italia l’atmosfera è sempre stata questa, forse negli ultimi anni un po’ rovinata dal proliferare di festival ed eventi ad alto impatto mediatico, ma senza grande spessore artistico. Questo ha imposto uno standard visivo che ha messo molti validi artisti in ombra, e ne ha esaltati altri, creando notevoli divergenze.

Hai trovato differenze nelle varie parti d’Italia per il modo in cui la street art viene accolta?

Dipingo soprattutto in Emilia Romagna e al nord ma sono stato in tutta Italia, e posso dire che al nord si va sempre un po’ di fretta invece a sud c’è un altro ritmo e le persone sono ancora disposte a vivere la propria città o quartiere in uno spazio condiviso. In particolare sono stato in Puglia e ho notato che il vicoletto, la piazza, le panchine sono ancora luoghi di aggregazione, di incontro, con un’identità e una storia definita. Quando un artista va a dipingere in posti simili ed è aperto alle suggestioni locali ne diviene parte integrante. dissensocognitivo8

Come mai la street art è un’attività che continua ad avere una precisa componente di illegalità?

Nel 2018 ci sono tante occasioni per dipingere legalmente, tuttavia la componente “non autorizzata” rimane fondamentale. Andando a dipingere in zone degradate, fabbriche ed edifici abbandonati, ruderi, rottami, discariche si ha la chiara percezione di quanti “non luoghi” ci costruiamo intorno, posti che potrebbero essere recuperati e avere una funzione attiva per la vita comune. Ci si accorge di quante case frutto della speculazione sono vuote, quando molte persone necessitano di un alloggio. Si vede la quantità di natura distrutta, gli sprechi e la cementificazione inutile. Chiedere il permesso per dipingere su questo tipo di strutture sarebbe un controsenso. Questo tipo di arte e ancora di più i graffiti, per rimanere vitale deve mantenere un legame con l’illegalità.

Pagina Facebook ufficiale di Dissenso Cognitivo: https://www.facebook.com/DissensoCognitivo-411257148935825/

Gallery fotografica ufficiale: https://www.flickr.com/photos/79994899@N02/

VITO DI DOMENICO

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