I giorni del protagonista venticinquenne de La luna allo zoo di Roberto Addeo (edito da Il Seme Bianco) sembrano tutti uguali e si rincorrono senza gusto, scevri di emozioni in particolare, se non quelle che gli regalano il sesso – vissuto prepotentemente, ma in forma mai volgare, quasi un espediente catartico per riconciliarsi con un mondo che non fa sconti – e le notti alcoliche tra i locali di una Bologna che accoglie i cacciatori di fortuna in maniera illusoria.
Siamo, infatti, agli inizi della crisi la quale ha annichilito la generazione intorno ai 30/35 anni facendogli credere che se avessero studiato avrebbero conquistato il mondo e, invece, è stato il mondo a prendersi il meglio costringendo i millennial a procedere a testa china verso un futuro fatto di scarti. Siamo tutti il ragazzo tratteggiato da Roberto Addeo, anzi, lo è l’autore del libro stesso che riesce a rendere il volume una sorta di autobiografia dei suoi tormenti. Anche Addeo è campano e girovaga, alla stregua del personaggio, tra Napoli, Brescia e Bologna, prima di arrivare a destinazione. Ama la letteratura, la musica e la pittura: una sensibilità culturale che riesce a instillare nel ragazzo di provincia il quale legge La metamorfosi di Kafka, ama Eduardo De Filippo e si affanna nel tentativo di scrivere un romanzo.
Il volume ricompone l’esperienza umana ed esistenziale del giovane, a cominciare dal titolo che racchiude un doppio significato: la luna è sia la scrittura definita “piccola luce nella morte” sia il nome di un cane che diventerà suo amico e gli consentirà di sopravvivere tra gli umani. Una storia talmente realistica che conduce il lettore a un veloce processo d’immedesimazione, quando Addeo racconta i siparietti tra coinquilini, gli amori mai passati, il disagio di dover scegliere cosa comprare in tempi di crisi.
“Le bollette le avrei pagate, il mangiare lo potevo eliminare dalla dieta, l’alcool no. Anzi ne aumentavo le dosi”, afferma il giovane. Una visione grigia dell’esistenza, ma raccontata con ironia, affinché il pubblico possa sperare in una redenzione dei soggetti letterari, come quando dice: “Per diventare ciò che siamo, e per trovare il posto che veramente occupiamo, dobbiamo assimilare e codificare tutte le sfumature del nostro continuo cambiamento”.
E così le piccole tragedie quotidiane assumono quasi il volto di una poesia ovvero diventano necessarie per capire la vita e per insegnare a leggere tra le righe: lì dove si nasconde sempre un po’ di bellezza e s’impara il gioco dell’esistenza ripartendo dagli errori.
Questo il link al libro sul sito della casa editrice: http://www.ilsemebianco.it/collana/magnolia/la-luna-allo-zoo/
VERONICA OTRANTO GODANO