Dopo aver posato il suo sguardo distorto, allucinato, surreale e al tempo stesso grottesco e raffinato, barocco e moderno, su personaggi di capitale importanza per la storia culturale, politica e sociale del nostro Paese, come Giulio Andreotti ne Il Divo e Papa Giovanni Paolo II nella serie tv The Young Pope, Paolo Sorrentino ha deciso di soffermarsi sulla figura di un uomo che con fare da vero e proprio showman è stato a sua volta a volte burattinaio e altre burattino della suddetta storia. Parliamo di Silvio Berlusconi protagonista di Loro, progetto suddiviso in due parti molto probabilmente solo per l’estrema durata che avrebbe rischiato di annoiare lo spettatore medio con un unico capitolo. In realtà questa pellicola non si sofferma tanto sul tratteggio della personalità complessa e al tempo stesso spicciola dell’ex premier, quanto uno specchio di tutta una società che da questa personalità si è lasciata influenzare.
I “loro”, quindi, che danno il titolo all’opera, sono “la gente che conta”, tutta quella cricca di persone che hanno potuto e saputo crearsi uno spazio all’interno dei “giri giusti”, manovrati personalmente o meno da Berlusconi, e fatti di lusso sfrenato, divertimento spinto, droga e, immancabilmente, sesso.
Quello che, però, rende l’opera di Sorrentino capace ancora una volta di penetrare nello sguardo dello spettatore, è il dubbio che riesce ad insinuare nello stesso: questi “loro”, anche se non lo sappiamo o non vogliamo ammetterlo, potremmo essere noi? Potremmo essere Apicella, fedele menestrello di Berlusconi? Potremmo essere Sergio, cafone di periferia che aspira al “successo” e agli appalti che contano? Potremmo essere l’infinito circo di personaggi che si attorniano a questa figura luculliana, che però di raffinato ha ben poco? Ma soprattutto, e forse è tutta qui la chiave di lettura del film, potremmo essere Veronica, la moglie dapprima sedotta e conquistata, poi tradita e delusa, che solo quando era troppo tardi è divenuta consapevole della vera natura dell’uomo dal quale si è fatta “truffare”?
Tutto questo Sorrentino lo racconta col suo solito stile, quello che ne La Grande Bellezza ha saputo raccontare il decadentismo generale e una tristezza inauditi, mascherati da una sfrenata rincorsa al divertimento. Ma laddove avevamo un protagonista che in qualche modo si ergeva con fare moralistico a giudice di questo stile di vita, seppur completamente immersovi, qui abbiamo una genuina consapevolezza che sfiora a tratti la fierezza. Il Berlusconi di Sorrentino, interpretato in maniera volutamente teatrale da un Toni Servillo che ce ne restituisce la statura da attore, o meglio, da “clown”, sempre pronto a sorridere e a regalare a sua volta un sorriso, è un Berlusconi in declino, privatamente sfiduciato e triste, in preda ai dubbi sul suo ruolo di marito, di gestore di imprese e di politico, ma sempre pronto a reagire con una barzelletta o una festa in grande “stile”, dove la parola stile, appunto, risulta piuttosto un’iperbole.
La parola d’ordine di quest’opera, quindi, è “esagerazione”, proprio perché, per più di un ventennio, la parola d’ordine di un’intera società influenzata dall’ex premier è stata “esagerazione”, ed è per questo che prima di introdurre materialmente la sua figura, Sorrentino ci mostra un’ubriacante sequela di feste e festini, nel tentativo, da parte del Tarantini interpretato da Riccardo Scamarcio, di arrivare a “Lui” (i veri nomi di molti personaggi a cui è ispirata la vicenda non vengono mai fatti, del resto, come dice la citazione in esergo al film, è “tutto documentato, tutto arbitrario”). Scalata che culmina nell’organizzazione di una festa all’interno di una villa adiacente quella di Berlusconi, in Sardegna, dove lo Spring Breakers di Harmony Korine e il The Wolf Of Wall Street di Martin Scorsese, vengono “saccheggiati” a piene mani, per raccontare la vacuità stracolma di delirante mancanza di limiti di determinati personaggi piuttosto che persone. Ed è questa sequenza, in realtà, a fare da spartiacque per l’entrata in scena di Berlusconi, che è solo uno dei tanti “loro”, l’unico che ha saputo vendersi meglio. Uno dei tanti “loro” che, però, a tratti ci ispira simpatia, ma non quella dettata dalle sue boutade o dalle sue “strampalate” uscite, quanto una vera e propria empatia, dettata dalla reale solitudine di un uomo che non è mai solo.
Il trailer di Loro 1: https://www.youtube.com/watch?v=sH5jUMx0uek
Il trailer di Loro 2: https://www.youtube.com/watch?v=vzs5-MDjG_k
ALESSANDRA CAVISI