Tramite le canzoni dei Beatles, immortali e sempre trascinanti, ci viene raccontata la storia di alcuni ragazzi che si ritrovano a vivere gli anni ’60, la rivoluzione culturale, la guerra in Vietnam, la libertà sessuale e tutti i movimenti sociali che in quegli anni hanno cambiato le sorti del mondo. Loro sono Jude, un operaio di Liverpool che si reca in America per conoscere il padre che non ha mai visto in vita sua; Max e Lucy, due fratelli di buona famiglia che fanno la sua conoscenza e che si legano a lui indelebilmente, il primo in un’amicizia fortissima, la seconda in una storia d’amore romantica ma al tempo stesso sofferta; Jojo e Sadie, due aspiranti musicisti passionali.
I Beatles, quindi, non sono il centro del racconto, ma il veicolo dello stesso, un interessante e originale modo di raccontare una storia se vogliamo a tratti archetipica e banale. Ma tramite i testi delle loro canzoni che si amalgamano magicamente con le vicende narrate, Across The Universe, grazie anche ad uno stile, soprattutto visivo, psichedelico, visionario e coloratissimo, conquista lo spettatore, facendogli rivivere i versi dei Fab Four sotto una prospettiva inedita e coinvolgente.
Da considerare anche il lavoro certosino fatto in sede di omaggi e citazioni, visto che molti dei nomi dei protagonisti, così come le caratteristiche che li contrassegnano e le cose che gli capitano, sono ispirati ai nomi e ai personaggi presenti nelle canzoni dei Beatles, così come molti altri protagonisti, pur con nomi di fantasia, si rifanno senza ombra di dubbio a persone (soprattutto musicisti), realmente esistiti (basti considerare il fatto che Jojo e Sadie sono un palese riferimento a Jimi Hendrix e Janis Joplin, così come Jude e Lucy, i due innamorati, sono ripresi dai brani Hey Jude e Lucy in the sky with diamonds).
Sono circa trenta i brani della band inglese che vengono utilizzati all’interno della narrazione, alcuni tra l’altro interpretati per l’occasione da guest star d’eccellenza come Joe Cocker, che intona straordinariamente Come Togheter nei panni di un barbone, Bono Vox, che boriosamente e orgogliosamente interpreta I am the walrus, e Salma Hayek, che in una scena grottesca si esibisce nell’interpretazione di Happiness is a warm gun. Ma la sequenza che più emoziona e rimane impressa è quella in cui, sulle note di Strawberry fields forever, Jude (che ha aspirazioni artistiche), imbratta le tele e i muri della sua stanza con delle fragole che grondano sangue.
Bellissimi anche gli utilizzi di brani come I want you per raccontare il richiamo alle armi di Max, Helter Skelter interpretata da Sadie in uno dei suoi concerti, Hey Jude cantata da Max che si rivolge al suo migliore amico, A day in the life cantata in metro dallo stesso Jude… e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
L’unicità di questa pellicola, quindi, risiede nella sua visionarietà e nell’originalità con la quale sono stati riletti visivamente, e non solo, i testi delle canzoni dei Beatles, in modo tale da raccontare non solo un’epoca ben precisa, ma anche la vita dei singoli protagonisti. Il tutto trasmesso con una leggerezza e un equilibrio non indifferenti, cosa che ci ha restituito una pellicola dai sapori vintage, che coinvolge lo spettatore e gli comunica l’importanza della passione nell’esistenza di ognuno di noi: passione per la musica, passione per un ideale politico, passione per l’arte, passione per la vita stessa.
Qui potete guardare il trailer originale: https://www.youtube.com/watch?v=OYa3K2kKfUM
Qui Max che canta Hey Jude: https://www.youtube.com/watch?v=2LGpW6SHGvE
ALESSANDRA CAVISI