Checco, dopo essersi indebitato a causa del fallimento di Sushi & Murgia, ristorante giapponese aperto a Spinazzola, emigra in Africa dove trova lavoro in un resort di lusso. Qui stringe amicizia con Oumar e si innamora segretamente di Idjaba. Ma lo scoppio di una terribile guerra civile costringe tutti loro a intraprendere un viaggio clandestino verso l’Italia.
Che l’uscita di un nuovo film di Checco Zalone sia un evento, ormai è cosa alquanto assodata. Che i precedenti film con protagonista il comico pugliese abbiano rispettato le aspettative che lo spettatore poneva nei loro confronti, altrettanto. Ci si aspetta di ridere a crepapelle, senza grosse pretese cinematografiche e con storie semplici che ruotano più che altro attorno alla cialtroneria e all’ignoranza del protagonista. Per questo motivo, cosa che ha dimostrato della genialità, la promozione del film è passata tramite la diffusione di un video in cui il comico cantava una canzoncina simil-razzista, lamentandosi dell’immigrato che viene a disturbare la tranquillità dell’italiano. Video che contiene immagini non presenti nel film e che ha fatto però entusiasmare una certa fetta di pubblico, la quale poi una volta posta di fronte alla vera natura del film, non ha potuto che rimanere delusa, inneggiando al solito “buonismo”, laddove si parla semplicemente di umanità.
Questa volta, quindi, pur essendo Checco il solito Checco, in questo caso specifico fissato con le grandi marche, con i prodotti cosmetici, mediamente ignorante e inconsapevole di esserlo, viziato e stralunato, il centro del film non è più lui, o meglio non è solo lui. Con Tolo Tolo, insomma, si ride ovviamente, ma non si ride più solo di Checco, delle sue movenze, delle sue canzoncine e della sua “volgarità”, ma anche di quello che Checco con la sua ingenuità porta inconsapevolmente allo scoperto.
Inconsapevolezza ben studiata, ovviamente, da Luca Medici che stavolta decide di mettersi anche dietro la macchina da presa, senza affidarsi a Gennaro Nunziante, collaborando con Paolo Virzì alla sceneggiatura. E qui c’è l’altro aspetto “innovativo” che fa divergere, seppur non di molto, questa ultima fatica dai precedenti lavori da lui interpretati. Perché insieme alle risate questa volta abbiamo anche un sapore vagamente nostalgico e commovente che accompagna la narrazione, non solo perché si sta parlando di gente in fuga dalla guerra e delle peripezie in cui intercorre, ma anche per come questa fuga viene raccontata. Ma gli amanti di Checco non hanno di che spaventarsi, perché pur essendo presenti questi momenti avulsi dal suo solito personaggio demenziale, sono sempre interrotti e dissacrati dalla battuta finale di Medici, che arriva a spezzarli e a sconsacrarli con la sua comicità inarrestabile.
Da qui la presenza di numerosi personaggi di contorno che con la loro comparsa stemperano la riflessione “politica” e la commozione di alcuni momenti. Basti pensare a Nichi Vendola nel ruolo di se stesso, a Nicola di Bari in quelli di un zio che vuole assolutamente recuperare i soldi persi a causa del fallimento del ristorante, al migrante che si ritrova con tutti i vestiti firmati che Checco ha dovuto vendere per racimolare i soldi per il viaggio o al dottore africano che gli diagnostica un attacco di “fascismo”, classico malore che spesso si manifesta in situazioni di forte pressione e stress.
In conclusione, nonostante sia chiaro da che parte l’attore-regista si schieri, perché parlare di parti è inevitabile dato il tema principale, Tolo Tolo con l’arma dell’ironia e del sarcasmo, prende di mira tanto il razzista quanto il buonista, cercando di trasmettere l’insensatezza di entrambe le categorie e ponendo al centro l’oggettività dell’esistenza di un un’unica vera parte in causa: l’essere umano, con le sue storture e le sue bellezze, che sia italiano o africano, ignorante o acculturato, ricco o povero, ammanicato in politica o dimenticato dal mondo.
Video di Immigrato:
ALESSANDRA CAVISI