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Ultras: il sentimento di appartenenza a una comunità e il desiderio di affrancarsene

locandinaultrasSandro è il capo ultras del Napoli e, nonostante i suoi cinquant’anni e la diffida ad entrare in campo, guida ancora i fedelissimi tifosi coi quali ha passato tanti anni tra partite e tafferugli. A rappresentare gli Apache in campo, adesso, ci pensa una nuova frangia di ultras, con idee e tipologie di azione molto diverse. Presto la divisione tra i due gruppi si farà sempre più larga, fino a quando non si arriverà a degli scontri veri e propri, con in mezzo una terza generazione di tifosi, quella dei giovanissimi, che non saprà da che parte stare.

Primo lungometraggio per il regista Francesco Lettieri che ha diretto molti videoclip, tra i quali quelli di Liberato, autore di parte della colonna sonora, Ultras, ricalca senza ombra di dubbio molti film che hanno reso nuovamente degno di nota il cinema italiano, rifacendosi alla lezione di Matteo Garrone e Stefano Sollima e andando a sondare profondamente l’interiorità del singolo (in questo caso il protagonista che arriva a un punto in cui mette in discussione tutta la sua esistenza, le sue priorità e il valore delle stesse), ma anche il senso di appartenenza a una “comunità” (che possa essere quella criminale della camorra come in Gomorra o quella del tifo calcistico portato alle estreme conseguenze come in Ultras) che porta ad agire e a vivere in un determinato modo, come se ci fosse una vera e propria simbiosi tra i componenti di un gruppo che vive per un ideale ed è pronto a tutto pur di portarlo avanti (giusto o sbagliato che sia o che ci appaia), in una sorta di predestinazione dalla quale sembrerebbe impossibile sfuggire.

ultras1Per questo motivo risulta molto “poetico” il percorso che si trova a vivere il protagonista, che ad un certo punto sembra scostarsi violentemente e improvvisamente dal cerchio stretto di componenti del gruppo nel quale ha vissuto tutta la sua vita, un po’ per “amore” di una donna che ha conosciuto da poco, un po’ perché si rende conto che c’è un tempo per tutto e che, quindi, è giunto ad un’età in cui lottare, combattere, portare avanti addirittura atti di violenza per una cosa come il calcio, forse è diventato fuori luogo. E per questo motivo il suo percorso è molto simile a quello compiuto da molti protagonisti di crime e gangster movie che, arrivati alla soglia di una certa età, o spinti dalla donzella di turno, decidono di affrancarsi dal loro mondo, con tutte le conseguenze del caso, le stesse che si troverà ad affrontare anche Sandro.

Nel mezzo si pone anche un altro dei leitmotiv caro a un certo tipo di cinema che racconta di piccole realtà di provincia, di periferia, di degrado sociale e culturale. In questo caso la scissione tra gruppi che hanno visioni differenti e che si contrappongono, gli uni per mantenere comunque il loro primato, nonostante i tempi che cambiano, gli altri per conquistarsi il loro spazio, costi quel che costi. Ed è qui che entrano in scena i tifosi che sostituiscono Sandro e i suoi amici nelle trasferte, visto che non sono diffidati come loro e quindi possono entrare in campo. Tifosi coi quali Sandro, però, si trova a dover discutere, arrivando anche alle maniere molto forti, perché hanno uno stile molto più violento del loro e quindi rischiano di mandare a monte ulteriormente la situazione degli ultras. A chi devono riferirsi, quindi, i giovanissimi, ancora minorenni, che si ritrovano nel bel mezzo? L’adolescente Angelo, che soffre la mancanza di un padre come figura che possa guidarlo, da sempre si fa guidare, appunto, da Sandro, suo vicino di casa, nelle scelte della propria vita, ma ad un certo punto, i suoi amici di “scorribande” lo porteranno verso altre strade. Questo scatenerà una serie di eventi inaspettati che porteranno a conseguenze a dir poco disastrose.

ultras2Ultras, grazie soprattutto alla solida regia di Lettieri che ci regala delle sequenze memorabili (come quella in cui Sandro e Angelo stanno preparando un grosso striscione, in cui dal particolare delle due figure arriviamo all’universale dell’ambiente che li ingloba totalmente), alla bellissima colonna sonora che ci fa vivere e assaporare fortemente (in maniera quasi “neorealistica”) la realtà sociale raccontata e, per finire, alla magistrale interpretazione di Aniello Arena (già splendido protagonista di Reality per Garrone), riesce a conquistare anche chi di calcio non mastica nulla (del resto non vedremo mai un pallone o uno stadio, se non dall’esterno, né esattamente di questo parla il film) e trasmette quanto l’ineluttabilità della vita può portare a conseguenze inimmaginabili, ma al tempo stesso di quanto l’aderenza ad un tessuto sociale e l’appartenenza così forte ad una comunità, siano in realtà le principali forze propulsive di molte esistenze ai margini.

Trailer del film:

ALESSANDRA CAVISI

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