1.Chi siete, da dove venite e che musica proponete.
Ciao a tutti, siamo gli Oga Magoga e veniamo da Siena. Facciamo canzoni in lingua italiana su uno stile musicale forse più propriamente britannico. Difficile però etichettare quello che facciamo, ci verrebbe da consigliarvi di ascoltare e giudicare da voi, ma per cercare di spiegarlo solitamente ci piace definirlo “beat-pastiche”: beat per quanto riguarda la matrice sixties e pastiche per la ricca contaminazione anche di altri generi, dal garage, al punk, al pop, all’indie anni 90 di inizio 2000.
2.Il panorama musicale italiano aveva bisogno di voi?
Il panorama italiano ha estremamente bisogno di band che propongano la loro musica, le loro idee, di gente brava che sa quello che fa. E poi ha bisogno anche di noi.
3.Se voi foste una meta da raggiungere con il “navigatore musicale”, quali coordinate di artisti del passato o del presente dovremmo impostare, come strada da percorrere per arrivare al vostro sound?
Partendo dai nostri sacri The Beatles, Beach Boys e Kinks, si continua verso i dissacranti Velvet Underground, passando per lo stropicciato Richard Hell e la raffinatezza di Lucio Battisti, girando dai Pixies, oltrepassando tutto il britbop inglese, l’indie dei Pavement, si arriva ai The Libertines, agli Strokes, vicino a Mac DeMarco e i Mild High Club, tra i Lemon Twigs e i Foxygen, potete trovare gli Oga Magoga indaffarati ad ascoltare gli Equipe84 e i Rokes.
4.Il brano del vostro repertorio che preferite e perché questa scelta.
Credo che il brano preferito sia Euridice, la quarta traccia dell’album Apollineo/Dionisiaco, un po’ per la struttura musicale, non lineare, molto emotiva, un po’ per l’orchestrazione che l’ha arricchita. Siamo partiti con una semplice traccia chitarra, voce e batteria, successivamente in giro con il nostro furgone abbiamo trovato molti musicisti, sax alto, sax baritono, tromba e trombone, che arrangiati e registrati sul momento hanno dato un colore al brano secondo noi eccezionale, che esplode sul finale.
5.Il disco che vi ha cambiato la vita.
Non per essere autoreferenziali, ma credo che il disco che effettivamente ci ha cambiato la vita a tutti è il primo disco firmato Oga Magoga, che si intitola appunto Oga Magoga, che nel 2013 ho registrato da solo (parla Simone Angeli, voce e chitarra, ndr). Per me è stata una sorta di terapia, un modo per tirarmi su in un periodo un po’ difficile, un modo per darmi un obiettivo, e poi è stato anche il modo con cui sono entrato in contatto con gli altri membri della band. Ricordo ancora il momento in cui detti il cd in mano all’allora sedicenne Anton (Sconosciuto, batterista della band, ndr), una mattina di sole mentre prendevamo un caffè in un bar, fu il nostro primo incontro, il cd serviva per fargli sentire i pezzi che avrebbe dovuto suonare la settimana seguente nel nostro primo live ufficiale; fotografai col telefonino quel momento e dissi “questo è il momento in cui cambiò la storia della musica“. Chiaramente ero sarcastico: non del tutto, ma sicuramente per noi qualcosa cambiò.
6.Il vostro live più bello e quello invece peggio organizzato.
Il nostro live più bello risale in realtà a poco tempo fa, poco prima che il lockdown bloccasse tutto. Abbiamo portato con noi, come spesso facciamo ultimamente, una piccola sezione fiati ad un nostro concerto qui a Siena. La risposta del pubblico alla cosa è stata incredibile. Ci siamo divertiti a tal punto da valutarla come possibile formazione per tutti i nostri prossimi concerti.
È divertente invece pensare al concerto organizzato peggio perché siamo abbastanza convinti di avere una quantità di storie assurde sopra alla norma. Per citarne un paio possiamo dirvi che qualche anno fa abbiamo fatto un concerto davanti a nessuno (e per nessuno intendiamo letteralmente 0 persone. La situazione è poi degenerata in una jam session con il proprietario del locale) e addirittura ci siamo anche ritrovati a suonare in apertura e in chiusura ad un saggio di una scuola di musica per ragazzi e anche bambini (non chiedeteci come sia successo).
7.Il locale di musica dal vivo secondo voi ancora troppo sottovalutato e, al contrario, quello eccessivamente valutato tra quelli dove avete suonato o ascoltato concerti di altri.
Beh, per questa domanda non possiamo che citare i nostri amici del Cacio & Pere, un locale bellissimo in cui abbiamo suonato molto e che ha rappresentato un elemento fondamentale della vita musicale e artistica senese per vari anni. Ci piacerebbe metterlo fra i sottovalutati perché, dopo varie problematiche con i vicini qui a Siena, i ragazzi che portano avanti il locale sono stati costretti a spostarlo un po’ fuori dal centro. Sfruttiamo un po’ la possibilità per puntare l’attenzione su una realtà che fa suonare molto ed ha bisogno del sostegno di tutta la comunità di appassionati di musica dal vivo per sopravvivere.
Per quanto riguarda il più sopravvalutato non so se c’è una risposta. Finché il musicista viene rispettato e messo nella condizione di esprimersi e suonare al meglio ogni locale è adatto a fare musica. Purtroppo non è sempre questo il caso.
8.Le tre migliori band emergenti della vostra regione.
Ciulla: https://youtu.be/rFM1QCjcJqE
Toru: https://youtu.be/JtblZzGeSrE
Il Colle: https://youtu.be/VWr4ngJBFFk.
9.Come seguirvi, contattarvi, scambiare pareri con voi.
Ci trovate su tutti i maggiori social e su tutte le piattaforme streaming. È probabile che saremo gli unici con il nome Oga Magoga, quindi ci potete trovare molto facilmente.
Questa è la nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/ogamagoga.
10.La decima domanda, che mancava: “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.
La domanda che ci poniamo giornalmente è questa:
D: Cosa facciamo adesso?
R: Vogliamo continuare ad essere sempre produttivi ed a non fermarci mai. Ecco perché stiamo già lavorando a nuove uscite ed a nuovi progetti. È bello tenere sempre la mente e le mani occupate!
DORIANA TOZZI