Sotto pressione per via di scadenze lavorative e per un matrimonio che sembra naufragare tra incomprensioni e reciproche accuse, lo scrittore Giacomo Lupi, si ritrova a dover prendere spunto dalla realtà, ben più inquietante di quanto pensasse, per dare vita ad una nuova opera letteraria.
A breve disponibile su Amazon e anche trasmesso nelle nostre tv regionali, girato tra Manfredonia e le altre città di provincia circostanti, Cattive Storie Di Provincia, a detta del regista, è un film “nato per gioco” e in realtà ci restituisce in un certo senso il gioco che spesso l’inventore di storie (che sia uno scrittore o un regista come in questo caso), si trova a fare con i suoi spettatori, ponendosi al loro posto come “visitatore” di esistenze e situazioni altrui, diventando il suo occhio indagatore e curioso.
Il noir viene rivisitato in chiave personale dal pugliese Stefano Simone che questa volta riprende in mano un’opera di Gordiano Lupi (l’omonimo Cattive Storie di Provincia), scrittore a cui si è ispirato per altre sue opere precedenti, e strizza l’occhio all’Alfred Hitchcock de La Finestra sul Cortile, raccontandoci di queste “storie di provincia”, appunto, attraverso lo sguardo del protagonista che di mestiere fa lo scrittore e quindi guarda alle cose con un voyerismo tutto teso al carpire informazioni utili per la stesura dei propri racconti.
Affidandosi al solito Luca Auriemma per la colonna sonora, ancora una volta in grado di accompagnare con la giusta tensione le immagini che il regista decide di utilizzare per stringere il suo occhio intorno alla provincia e al “marcio” che spesso vi si nasconde, il film si fa apprezzare soprattutto per lo stile registico contrassegnato da un ottimo e sapiente utilizzo della camera a mano nei momenti più significativi per trasmettere la giusta tensione e da una mano ferma e precisa quando si tratta di approfondire la psicologia dei personaggi tramite primi piani e controcampi.
E se per quanto riguarda le interpretazioni dei protagonisti non si sono ancora raggiunti livelli di pieno apprezzamento, la presenza dell’ottimo Filippo Totaro, l’editore che stringe il protagonista nella maglia delle scadenze imminenti, riesce comunque a far apprezzare in generale il lavoro svolto sulla direzione degli attori, alcuni dei quali più convincenti rispetto alle opere precedenti.
Diventa sempre più chiaro che il cinema di genere, unito al racconto di realtà dimesse, spesso dimenticate o ignorante, di vite ai margini che scavando nascondono universi interi, siano gli interessi principali del giovane regista che continua, opera dopo opera, a dimostrare un certo gusto per la narrazione tramite immagini, con uno stile che man mano si fa sempre più personale (qui oltre ad essere regista è anche sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia).
Un vero e proprio viaggio nei meandri della mente umana, Cattive Storie di Provincia si apre con questa citazione: “Tutti abbiamo un lato oscuro e quando lo incontriamo nulla sarà più come prima”. Ed è all’interno di questo “incontro” che la vita e la mente dello scrittore protagonista si ritrovano attanagliate, in un’ossessione che ricorda, appunto, quella del protagonista del succitato film di Hitchcock, spettatore avido e curioso delle vite altrui, inconsapevole di quanto sta succedendo in realtà nella propria.
Continuando a fare dell’artigianalità il suo stendardo, quindi, Simone prosegue il suo percorso fatto di opere che intrattengono e ci rivelano il lato oscuro che spesso si cela dove meno ce lo aspetteremmo. E questo noir psicologico coglie in pieno questo semplice, ma sempre efficace, assunto di fondo.
Trailer del film:
ALESSANDRA CAVISI