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“La ricerca della quiete”: in fuga con i Leptons dalle istanze negative della società

leptonslaricercadellaquietecoverDopo averlo anticipato con i singoli Great Escape e Diario di un vulcano, usciti rispettivamente a ottobre e dicembre dello scorso anno, il veneziano Lorenzo Monni, chitarrista, compositore e ideatore del progetto musicale Leptons, ci trascina nell’universo sonoro del suo ultimo album, La ricerca della quiete.

La produzione di questo esperimento visionario da parte di Andrea Liuzza della Beautiful Losers, vede la sua centralità nella ricerca di un nuovo contesto sociale e culturale in cui potersi esprimere senza vincoli, sempre percorrendo il sentiero della sperimentazione. Le contaminazioni musicali di cui questa volta i Leptons e Liuzza si servono comprendono cori sinistri di stampo psych ricamati su ritmiche elettro-tribali e chitarre quasi onnipresenti all’interno del disco. I testi invece, cantati spesso in falsetto da Monni, si omologano a quel ricorrente escamotage, tipico del panorama musicale odierno, che vede un utilizzo piuttosto diffuso del plurilinguismo in favore di tracce ibride scritte in italiano, inglese e perfino in un idioma inventato.

Ascoltati uno dopo l’altro i brani del nuovo album, rappresentano le tappe di un percorso nel caos interiore di Monni che ci spinge a seguirlo in un’immaginaria tana del Bianconiglio. L’album si apre con Canto di lavoro, brano che, attraverso la voce dello stesso Monni, riflette un’esistenza schiava del sistema che nobilita l’uomo e lo opprime decentrandolo da se stesso. In Le parole scorrono affrontiamo i tormenti – ascoltati e riascoltati soprattutto nei contesti indie – di chi si confronta con l’amore e non può fare a meno di rinunciare alla controparte, chiedendo: “non andare via, stiamo solo lontani per un po’”. Le note di Great Escape, dove fa la sua comparsa il cantato in inglese, ci parlano del desiderio di fuga da un contesto a cui si sente di non appartenere, che etichetta una forma di espressione diversa dal consueto come aliena. Il coraggio o la paura svela un mood melodico e confuso totalmente strumentale senza l’accompagnamento dei cori, mentre in Diario di un vulcano Monni combatte contro la malinconia presto lasciata in Una lunga vacanza, pezzo ibrido italiano/inglese che racconta di un viaggio terapeutico intrapreso per dimenticare il dolore tra il canto estivo delle cicale e i sonni in spiaggia cullati dal vento. Sonorità analoghe e linguaggio ibrido sono caratteristiche riprese anche in Così lontani, il quale addirittura sembra raggiungere in alcuni tratti armonie vagamente partenopee. Si accinge a chiudere Il lago delle favole pezzo di base strumentale accompagnato ancora dai cori che, come suggerisce il titolo, evocano atmosfere fiabesche con tanto di campanelli. E a proposito di campanelli, ultimo ma solo in ordine cronologico, Monni canta in Trilli quasi come un Angelo Branduardi dei nostri tempi, l’amore per una ragazza che porta il nome della fatina di Peter Pan.

In conclusione, sicuramente La ricerca della quiete non si distingue da altri album per l’offerta di spunti e sfaccettature nuove su una realtà in gabbia che conosciamo fin troppo bene ma tutto sommato risponde a una richiesta sempre più crescente da parte del mercato musicale italiano, di un genere sperimentale di cui le giovani band e non solo, fanno largo uso.

Qui la pagina Fb dei Leptons: https://www.facebook.com/leptoni

Qui il profilo Spotify dei Leptons da cui è possibile ascoltare La ricerca della quiete:

ILARIA SALVATORI

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