Chi si rivede: i Rainbow Bridge! Dopo Lama, che risale al settembre del 2018, e Marley, il singolo che aveva anticipato l’uscita dei cinque nuovi brani autoprodotti, la band pugliese torna a farci ascoltare un prodotto che prende le distanze dalle precedenti demo più cerebrali. Parliamo di Unlock, questo il titolo del nuovo EP, esempio perfetto di come il serrato lockdown della primavera 2020 abbia lasciato anche qualcosa di buono nella musica.
Su di loro sappiamo che nascono nel 2006 influenzati dai generi 70’s hard blues, rock e psych, con l’obiettivo di proporre una libera interpretazione al sound della Jimi Hendrix Experience, come si legge su Bandcamp, e che amano soprattutto partecipare ai festival. Se, prima di incontrarsi, i membri avevano preso parte a gruppi quali A Violet Pine, Cancrena, HaT in the Garret ed Orient Express, con questa formazione dimostrano di aver trovato un algoritmo creativo in grado di fonderne perfettamente le diverse influenze.
Seguire il concept strumentale di Unlock è piuttosto semplice. Accantonata per un attimo l’impronta stoner di Day After Day, Words o piuttosto No More I’ll Be Back, stavolta ci lasciamo travolgere da 45 minuti di acustica selvaggia e primordiale partendo dalle note brute, sporche e un po’ cattive di Marvin Berry che lasciano spazio a un vero e proprio dialogo acceso tra gli strumenti, ricordandoci molto i Ram Jam di Black Betty. Dopo quest’ottima colonna sonora sparata alla massima potenza veniamo assaliti dai pregiudizi pensando che le restanti tracce siano tutte uguali, e invece no, possiamo ricrederci immergendoci nelle atmosfere rarefatte e acide della psichedelica Speero The Hero, la quale probabilmente oltre a riprende il nome dal videogioco della serie Spyro The Dragon, ci fa intraprendere un viaggio all’insegna della perdita (volontaria) dei sensi con distorsioni melodiche che avvolgono l’udito. A seguire una quanto mai convincente Marley, tributo, orfano della leggerezza reggae, al quarantennale che ricorre dallo storico concerto che Bob Marley tenne a San Siro, dove chissà che non si sia potuta incontrare la ragazza della quarta traccia, The Girl That I Would Meet This Summer. Eterea e slanciata in un crescendo di chitarra e basso, ci sembra di vederla, respirarla e assaggiarla questa amazzone figlia dell’estate, con un bacio alcolico in spiaggia e il cuore che palpita al ritmo della batteria. E infine veniamo sopraffatti dal blues di Jack Sound, pane per i denti di qualche amante degli intramontabili anni settanta.
Dunque, le istruzioni in musica che ci offrono i Rainbow Bridge, da riascoltare sempre per capirne i trip, sono il punto di partenza per ricominciare con la giusta dose di graffio dopo un periodo di stallo e per tuffarci di nuovo nel mare delle vibes immortali di Jimi Hendrix.
La pagina Fb della band: https://www.facebook.com/rainbowbridgemusic/
Link all’EP su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=Pjbis4b6oQ0&list=RDEMslVZaYfwltvLgoRF72xDFA&start_radio=1
ILARIA SALVATORI