Nel 2019, per tutti coloro i quali erano presenti all’evento, è stato impossibile non accorgersi del loro talento durante la finale del Premio Fabrizio De Andrè presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. I testi accurati degli Augenblitz, sempre accompagnati dalla ricerca di un suono acustico e genuino, aprirono intensamente la serata all’insegna del cantautorato. Ora, a distanza di un paio d’anni e qualche scrematura all’interno del gruppo, il loro silenzioso e incantevole album d’esordio, registrato presso il Totosound Recording Studio della capitale in piena pandemia e intitolato Le cose a metà, si presenta come un esempio molto carismatico e davvero poco mainstream nella nuova scena musicale italiana.
Il sodalizio artistico che li ha fatti conoscere a una piccola fetta di pubblico inizia nel 2013 con una formazione costituita da quattro elementi, ridotta poi a due, tornata nuovamente a quattro e ferma a oggi con un solista. Lo pseudonimo inventato in lingua tedesca, nonché unico aspetto identitario della band rimasto tuttora invariato, nasce invece dall’unione dei termini augenblick che significa “attimo” e blitz che vuol dire “lampo” e riassume precisamente la cifra stilistica dei brani scritti e cantati dalla voce di Tommaso Arati Di Maida, concepiti come veri e propri flussi di coscienza musicale al limite dell’epifanico.
Il titolo azzeccato per questo EP che vede l’accompagnamento musicale alla chitarra di Francesco Filippo Barabba, al piano di Martina Fedele e al violino di Federica Ranieri, racchiude brani scritti in tempi diversi, pervasi dalla sottile malinconia che spesso si portano appresso tutte quelle cose iniziate e mai portate a compimento, in cui sarà facile riconoscere un pizzico del sound d’oltreoceano di Damian Rice, le melodie nostrane di Lucio Battisti e il cantautorato odierno di Niccolò Fabi.
Si parte con La mia aspettativa, brano adagiato in apertura sulle linee armoniche della chitarra che parlano di quell’analisi introspettiva maturata tra echi sospesi e lontani di esperienze vitali, in continua evoluzione tra un crescendo armonico di piano e violino. Non cresci più (sul mondo) è forse il manifesto più definito della sospensione che aleggia all’interno di questo lavoro musicale, in cui al centro di una scrittura inconscia si scorge la voce libera e consapevole di chi non sa scegliere la strada più facile da percorrere nel proprio cammino di vita, una sensazione piuttosto comune nei tempi odierni ma che non per questo trova sfogo in un’inadeguatezza vana. Proseguono sullo stesso filone anche L’onda, un’incredibile descrizione in musica di come la vita non ci appartenga ma ci trapassi portando con sé il bello e il buono che ci rende ciò che siamo, e Nascondino, in cui scorrono tutte quelle grandi certezze di cui forse molti di noi, non capiranno mai il vero significato.
Dentro questo EP si respira tutta l’aria di quei concertini dati per scontati nelle serate in cui era più importante portarsi fuori di casa piuttosto che la voglia di ascoltare veramente le parole di chi per la prima volta si esibiva in un posto che non fosse camera sua; ci sono tutte quelle volte che abbiamo provato a capirci qualcosa su noi e sugli altri e non ci siamo riusciti; c’è tutto il cantautorato di nicchia che si condivideva su Facebook prima che arrivassero le storie su Instagram; c’è un mondo di sentimenti fragili come cristalli dove stare comodi, al riparo da quelle cose che non devono più farci male, è finalmente possibile. Le cose a metà è ascoltare e trovare familiarità dopo essersi sentiti fuori posto per anni.
La pagina Facebook della band: https://www.facebook.com/pages/category/Musician-Band/Augenblitz-114136532075680/
Il videoclip della canzone L’onda:
ILARIA SALVATORI