Midnight Mass: ancora una volta horror e dramma straordinariamente mescolati dal genio di Mike Flanagan
Crockett Island: dopo un inaspettato e terribile sversamento di petrolio, gran parte della popolazione, dedita principalmente alla pesca, è costretta a trasferirsi, lasciando l’isola abitata da poco più di 100 persone. Tra queste ci sono Riley, appena tornato dopo quattro anni di prigione per aver ucciso una ragazza in un incidente d’auto in cui guidava da ubriaco; Erin, rientrata a casa dopo un matrimonio a dir poco burrascoso; Bev, la perpetua della chiesa del paese, decisamente fanatica dal punto di vista religioso e il giovane padre Paul, arrivato da pochi giorni per sostituire l’anziano parroco che ha deciso di prendersi qualche giorno di riposo sul continente. L’arrivo del giovane prete, carismatico e coinvolgente, scombussolerà la vita di tutti, perché presto cominceranno a verificarsi degli strani fenomeni, apparentemente miracolosi, che faranno rivalutare a ciascun abitante del luogo il proprio concetto di fede e la propria visione sulla morte.
Ci parla di fede, di morte, di redenzione, di perdono e soprattutto di senso di colpa, imprigionandoci in una morsa fatta di forti emozioni e in alcuni momenti addirittura di grande commozione. Mike Flanagan, dopo gli straordinari The Haunting Of Hill House e The Haunting Of Bly Manor, torna con una miniserie su Netflix, regalandoci uno dei prodotti televisivi migliori di quest’anno, riuscendo a fondere come solo lui sa fare dramma e horror, coinvolgendo in una visione intensa e stratificata lo spettatore sempre più immerso nella rete da lui magistralmente costruita.
Una rete che mescola il racconto toccante e profondo dei rapporti umani (che siano familiari, di amicizia o di amore), con quello dell’interiorità di ognuno, costretta spesso a lacerarsi tra una serie di sentimenti contrastanti e dolorosi, finendo per raccontare anche di un’intera comunità colpita da una sorta di fanatismo religioso, pericoloso e addirittura mortale, che se in alcuni casi è da ascrivere alla paura della morte e della perdita dei propri cari, in altri ancora, invece, è da far risalire ad una cattiva, ostinata e cieca interpretazione fin troppo personale della fede (e qui entra in gioco il personaggio della perpetua, una delle villain più impressionanti mai viste negli ultimi anni in una serie tv).
Tra i punti di forza di questo prodotto, come per i precedenti di Flanagan, c’è sicuramente un cast notevole (su cui svettano il padre Paul di Hamish Linklater e il Riley di Zach Gilford, nonché la Erin di Kate Siegel e la Bev di Samantha Sloyan, tutti perfettamente in grado di reggere sulle loro spalle i momenti drammatici e quelli più intensi dal punto di vista orrorifico); una sceneggiatura arricchita da una serie di dialoghi e monologhi da brividi, intensamente concentrati nel sottolineare i temi della serie, ma al tempo stesso perfettamente incasellati all’interno del naturale incedere degli eventi raccontati; un’ambientazione molto caratterizzata che fa da perfetto sfondo alle tematiche affrontate e, per finire, l’immancabile e sorprendentemente plausibile commistione tra dramma e terrore, due facce di una stessa medaglia, ormai marchio di fabbrica di un autore riconoscibilissimo in questa sua impronta narrativa.
Procedendo con ritmo lento ma estremamente trascinante, comunicando alla perfezione gli stati d’animo di ciascun personaggio, arrivando a coinvolgere lo spettatore in maniera viscerale, Midnight Mass arriva con gli ultimi episodi a mostrare gli effetti disastrosi e catastrofici di quanto mostrato fino a quel momento (dal fanatismo religioso, all’incapacità di accettare la morte propria e altrui, passando per la volontà di travalicare i confini dell’”umano”), raccontando di due modi diversi di approcciarsi alla fede in Dio e inondando di sangue e morte lo schermo, come un buon horror che si rispetti deve fare.
Un prodotto che non potrà essere facilmente dimenticato, come le altre due serie Netflix di Flanagan, che con pochi episodi racconta un intero universo di emozioni con tutte le loro innumerevoli sfumature e profondissime sfaccettature.
Miglior Episodio 1×04 – Libro IV: Lamentazioni
Man mano che si arriva a capire che nei risvolti “miracolosi” della presenza di Padre Paul a Crockett Island, c’è in realtà qualcosa di oscuro, ciascuno degli abitanti del posto vive a suo modo quello che sta succedendo. Ma sono soprattutto Erin e Riley, i “figlioli prodighi” tornati a casa dopo una vita di sofferenze, a renderci partecipi dei loro pensieri in un “faccia a faccia” in cui si confrontano intensamente su cosa provano in merito alla morte, ai sogni, alla fede, alla vita stessa.
Uno dei dialoghi più potenti mai visti sul piccolo schermo, recitato in maniera encomiabile dai due attori protagonisti che riescono a trasmetterci tutte le tracce nascoste nei loro sguardi e nei loro gesti.
Intanto padre Paul, sempre più perso e in preda alla confusione, inizia a rendersi conto di essersi forse spunto un po’ troppo oltre, fino a quando non riceve una visita di un personaggio inquietante e terrificante, che ci lascia a bocca aperta in un finale decisamente inaspettato.
ALESSANDRA CAVISI