Todd ha creato una serie di fumetti incentrati su un personaggio, Slasherman, che uccide con una crudeltà inaudita, componendo poi delle “opere d’arte” con i corpi delle proprie vittime. Arrivato il momento di dire addio al suo personaggio, l’autore decide di partire con la fidanzata (che sta scrivendo un libro sulle vittime del reale assassino a cui si ispira il fumetto), con il suo editore e con la sua assistente in un viaggio per promuovere i suoi lavori, ma soprattutto per prendere ispirazione sulle ultime avventure del suo “eroe”. Ma durante il viaggio si renderà conto che forse c’è qualcuno che sta prendendo ispirazione proprio da lui…
È cosa alquanto insolita che un attore comico come Jay Baruchel, spesso dedito alla commedia demenziale, in coppia quasi sempre con Seth Rogen o al soldo di Judd Apatow, facente parte insomma di quella scuderia, si metta dietro la macchina da presa per girare un horror che ha delle componenti gore non indifferenti, cercando anche di intavolare una sorta di riflessione sul genere, essendone sicuramente grande appassionato.
Una riflessione che in certi punti affossa un po’ l’andamento della pellicola, rendendola fin troppo palesemente metacinematografica e a tesi, ma che al di là di questo, regala dei buoni momenti di tensione e ci restituisce anche il talento di un giovane cineasta che potrebbe riservare non poche sorprese anche come regista e non solo come attore, ruolo con cui ci aveva deliziato anche nella serie Man Seeking Woman (di cui abbiamo parlato qui: https://www.ithinkmagazine.it/passione-tv-man-seeking-woman/).
Si riserva la parte marginale dell’editore e dà il ruolo da protagonista a Jesse Williams (famoso per il suo Dr. Avery di Grey’s Anathomy), accompagnato da Jordana Brewster nei panni di Kathy, la fidanzata che gli fa da contraltare nelle considerazioni che fanno da fondamento al racconto, cercando di dare spazio e glorificare la figura delle vittime, piuttosto che quella dell’assassino, così come viene fatto dal suo fidanzato nel suo fumetto.
Baruchel, con Random Acts Of Violence, punta molto sulla fotografia, facendo virare spesso le inquadrature su colori che inondano totalmente lo schermo e spingendo l’acceleratore sul macabro, non lesinando in particolari truculenti come teste mozzate e corpi smembrati, finendo per riversare tutta la “creatività” del villain del suo film proprio sui suoi protagonisti, costretti a fuggire da colui che si ispira all’arte del fumettista che ha reso un serial killer l’eroe delle sue storie. Ma è giusto definire eroe uno psicopatico di tal fatta, dal momento che tra l’altro si ispira ad un personaggio realmente esistito che ha mietuto realmente numerose vittime lungo la strada? Questo è quello che chiede uno speaker radiofonico a Todd durante un’intervista, momento in cui l’autore risulta messo a dura prova nelle sue convinzioni. Ma d’altro canto è giusto censurare qualsivoglia opera d’arte, al di là del suo contenuto?
Fin dove arriva, quindi, la responsabilità di chi racconta di violenza in opere di questo tipo? Come si può considerare, dunque, un appassionato di horror in cui le torture e la morte sono al centro delle azioni dei protagonisti? Domande a cui evidentemente non c’è una risposta netta e a cui il regista quasi sicuramente non ha saputo o voluto dare una soluzione, raccontando semplicemente di una fuga e di una lotta per la propria sopravvivenza, come da tipico slasher movie che si rispetti, riuscendo comunque nel suo intento.
RITRATTO DELL’ATTORE
Classe 1982, volto riconoscibilissimo, fisicità tipica da “sfigato” al centro di numerose commedie, come quelle che lui stesso ha interpretato, ha esordito come regista nel 2017 con una commedia a tema sportivo, Goon: Last Of The Enforcers, dove ha recitato accanto a Sean William Scott, ha poi diretto questo horror, cambiando totalmente genere e stile registico.
L’abbiamo visto in moltissimi film demenziali tra i quali Molto Incinta di Judd Apatow e Tropic Thunder di Ben Stiller, nonché in commedie citazionistiche come il film Facciamola Finita di Evan Goldberg e Seth Rogen (di cui abbiamo parlato qui: https://www.ithinkmagazine.it/non-solo-star-seth-rogen/) o la succitata serie Man Seeking Woman in cui si è guadagnato il ruolo di protagonista assoluto.
Ha esperienza anche come sceneggiatore, ruolo in cui si è destreggiato per Goon, in cui ha recitato nel 2011 e per il suo sequel del 2017 che è poi anche il suo esordio alla regia.
È stato diretto anche dal grande David Cronenberg in Cosmopolis e da Clint Eastwood in Million Dollar Baby.
Una carriera che forse proseguirà tra commedia e horror, con una partenza in questa seconda categoria che fa ben sperare per il futuro.
ALESSANDRA CAVISI