Scomparso prematuramente, lasciando attoniti tutti gli amanti del cinema, ci ha regalato nel corso della sua brillante carriera dei personaggi indimenticabili, resi affascinanti dal suo stile recitativo irresistibile e naturale.
Dopo Santa Maradona, in cui ha recitato accanto a Stefano Accorsi e per il quale ha vinto un David di Donatello, ha continuato il suo percorso di attore scegliendo probabilmente in maniera molto accurata di partecipare solo a progetti per i quali riteneva opportuno farlo, dal momento che non si è mai sovraesposto, centellinando le sue apparizioni in tv e al cinema.
E dopo il personaggio di Bartolomeo, Bart, nel film di Marco Ponti che poi è diventato un vero e proprio cult, ci sono state le esperienze con Marco Risi in Fortapàsc (film nel quale ha vestito i panni del giornalista Giancarlo Siani, dimostrando uno spessore attoriale non indifferente) e con Ivan Cotroneo nel bellissimo La Kryptonite Nella Borsa.
Ma molto probabilmente la vera e propria consacrazione (dopo anni in cui ha recitato accanto ad altri attori brillanti come Michele Riondino, Fabrizio Gifuni, Vinicio Marchioni, Jasmine Trinca, Gianmarco Tognazzi, Barbara Bobulova e molti altri), è arrivata con la trilogia di Smetto Quando Voglio, dove interpreta il contabile della banda di ricercatori universitari che si improvvisano criminali e dove, forse non così casualmente, il suo personaggio si chiama Bartolomeo, come quello che l’ha consacrato come attore di grande valore.
Un personaggio, questo, che ha una faccia tosta non indifferente e che conquista ad ogni battuta, regalando sane risate e trasmettendo un fascino guascone che non stentiamo a credere possedesse naturalmente anche il suo interprete, così come innata era la sua capacità di coinvolgere lo spettatore, donando una verve particolare a tutti i progetti a cui ha partecipato, primo su tutti la suddetta trilogia in cui, insieme agli altri componenti del cast, è riuscito a ridare lustro al nostro cinema.
Soprannominato Picchio, Libero de Rienzo, che ha anche diretto un film, Sangue – La Morte Non Esiste (con Elio Germano tra i suoi protagonisti), aveva una personalità unica e un’inimitabile “faccia da schiaffi” che, unita al suo talento (coltivato inizialmente a teatro, prima di approdare in tv e al cinema), ci ha donato momenti di umorismo sagace e di spassosa genuinità.
Un tipo umano, il suo, che coniugava caratteristiche apparentemente agli antipodi, senza per questo risultare stridente. Un attore che possedeva al tempo stesso il fascino da “bello e dannato”, frammisto ad una sorta di imbranataggine al limite del demenziale.
Nonostante non fosse un “protagonista”, mancherà moltissimo al nostro cinema che ha contribuito ad impreziosire con le sue indimenticabili, seppur solo apparentemente marginali, interpretazioni.
ALESSANDRA CAVISI