Durante l’ultima edizione di Umbria Jazz Winter ad Orvieto abbiamo avuto il grande piacere di poter scambiare quattro chiacchiere con Dario Cecchini, leader dei Funk Off ma anche musicista polistrumentista che, il primo dell’anno, ha fatto conoscere al grande pubblico di Umbria Jazz uno dei suoi progetti paralleli, Triozone. Il leader e ideatore dei Funk Off (banda di 15 elementi che suona funky – ma non solo – marciando, ballando e riscuotendo successo e consensi ovunque suonino) si è prestato ben volentieri alle nostre domande.
Dario, bentrovato, cosa ci racconti di nuovo?
Ciao Donatella e ciao lettori di I Think Magazine, bentrovati anche voi. Be’, ci sono diverse cose che bollono in pentola in questo periodo quindi non so davvero da dove cominciare. Intanto l’appuntamento più imminente con i Funk Off sarà il 6 febbraio in TV, dove saremo ospiti in nel programma condotto da Massimo Ranieri, Sogno o Son Desto 3. Poi ad Aprile saremo a Shangai grazie ad un progetto della Regione Umbria ed Umbria Jazz ed inoltre c’è in cantiere il progetto di un altro tour in Turchia per Maggio.
Bellissimo! Non vi fermate mai! D’altra parte so che sei impegnato anche su altri fronti, come nel caso dei Triozone, un contesto musicale diverso dai Funk Off che ho potuto apprezzare all’ultima edizione dell’Umbria Jazz Winter ad inizio anno. Ci racconti qualcosa in merito?
Triozone è una mia formazione nata quattro anni fa e che, dopo aver cambiato un po’ di musicisti, ha trovato l’equilibrio e l’interplay che desideravo con Bernardo Guerra alla batteria e Guido Zorn al contrabbasso.
Abbiamo suonato al Museo Emilio Greco di Orvieto, il pomeriggio del primo gennaio, ed è stato bellissimo sentire il pubblico coinvolto anche da questa esperienza musicale parallela eppur diversa da quella con i Funk Off.
Sono molto contento di poter far conoscere al pubblico di Umbria Jazz Winter anche questo mio percorso musicale “alternativo” ai Funk Off, per far capire che la musica è sempre in movimento in tutti i sensi…
Durante questo concerto del primo Gennaio all’Umbria Jazz Winter #23 di cui parli, abbiamo avuto l’occasione di vederti suonare tanti altri strumenti a fiato, oltre al sax baritono. Vuoi parlarcene meglio?
Sì, con quest’ensamble alterno vari strumenti a fiato durante l’esecuzione dei vari brani; per esempio, in Stuck suono il clarinetto basso, in In the way ed in Amanti a Mantova torno al sax baritono; in Sogno suono il sax soprano con un tema molto dolce e suonato dopo una intro da solo, su Talking pictures, il brano che darà il titolo al disco, suono il flauto contralto… Fra l’altro questo brano, a cui sono molto legato, è presente anche in Things Change, l’ultimissimo album dei Funk Off.
Come reagiscono i fan dei Funk Off di fronte a questo tuo progetto parallelo?
Questo progetto ha chiaramente tutto un altro sound rispetto a quello dei Funk Off, ai quali soprattutto il pubblico dell’Umbria Jazz è abituato, ma è sempre musica composta da me anche se eseguita con un organico molto più scarno, dunque mi auguro che possa interessare altrettanto.
Grazie mille, Dario, noi ti seguiremo con interesse con entrambi i progetti. Ci sentiamo per i prossimi aggiornamenti allora…
Grazie a voi, a presto.
DONATELLA DELLE CESE