Concludiamo in bellezza la serie di interviste dedicate allo spettacolo Lacattivastrada, ispirato alla musica di Fabrizio de Andrè. Dopo aver fatto una piacevole chiacchierata con Aldo Ascolese e con Cristina Sarti, qui di seguito approfondiamo il discorso con Domenico Berta, il quale nello spettacolo accompagna alla tastiera la voce e le corde della chitarra di Ascolese e la voce recitante della Sarti.
La presenza di Domenico Berta sulla scena rimane discreta e quasi appartata, mentre le sue note arrivano intense e precise al pubblico presente.
Berta, si è diplomato in Pianoforte nel 1988 presso il Conservatorio Nicolò Paganini di Genova. Dopo il diploma ha perfezionato gli studi con il Maestro Giuseppe Bisio, insegnante presso il Conservatorio Paganini di Genova, con il quale ha eseguito diversi concerti. Ha seguito anche lezioni di composizione con il Maestro Manlio D’Angelantonio per diversi anni ed è stato accompagnatore del gruppo polifonico da lui diretto.
Ha inoltre eseguito svariati concerti in rappresentazioni e teatri tra cui il Teatro Modena di Genova. Attualmente ha registrato ed arrangiato le musiche, partecipando alla creazione di brani inediti con il B.A.D. Trio, con Barbara D’Alessio alla batteria e Adriano Arena alla chitarra elettrica.
Il suo primo disco, Scream, è disponibile su tutte le piattaforme digitali e vi consigliamo di ascoltarlo mentre leggete questa bella intervista che ha rilasciato per noi:
Ciao Domenico, chiedo anche a te se sei rimasto soddisfatto della rappresentazione Lacattivastrada di cui ho potuto personalmente seguire la data di Bologna dello scorso 3 febbraio 2016.
Per prima cosa voglio ringraziare il Direttore Artistico del Teatro Dehon di Bologna e tutto lo staff che da subito ci hanno accolto e fatto sentire in un ambiente famigliare. Penso che, proprio per questo motivo, lo spettacolo fin dalle prime battute sia risultato sincero e ricco di emozioni. La complicità che si crea tra noi sul palcoscenico, permette di esprimere al meglio sia l’interpretazione dei brani e sia il sentimento che si vuole trasmettere. Alla domanda soddisfatto, rispondo dicendo che siamo sulla “buona strada”.
Vuoi raccontarmi come sei entrato in contatto con Cristina Sarti e Aldo Ascolese?
Ho conosciuto Aldo Ascolese ad un suo concerto a Genova, nostra città natale, e sono rimasto colpito dalla sua voce e dal quel modo particolare di cantare che lo distingue. La nostra amicizia nasce in modo molto semplice e spontaneo, nel momento in cui sono andato a complimentarmi e scambiare due parole con lui, alla fine dello spettacolo. Nel giro di qualche giorno ci siamo ritrovati a provare insieme alcune sue composizioni, peraltro molto belle, e da lì è cominciata la nostra collaborazione che in seguito si è estesa con la fortunata conoscenza di Cristina Sarti, attrice talentuosa e creativa. Aldo e Cristina mi hanno proposto di entrare a far parte di questo importante progetto dandomi, fin dall’inizio, la loro piena fiducia e libertà di interpretazione.
Ho accettato col massimo entusiasmo e devo dire che questo trio mi sta regalando grandissime soddisfazioni.
A Bologna, a fine spettacolo, mi hai confidato di essere molto emozionato perché sei un emotivo. Eppure le tue note arrivano salde e incisive alle orecchie di chi ascoltava. Allora mi viene da chiederti se tu nella vita sei uguale più alle tue emozioni o alle tue note, se cioè separi la vita dall’arte o se per te questi due aspetti sono inscindibili.
Sì, è vero, sono un emotivo, mi piace vivere le esperienze nella loro totalità, non esistono mezze misure, io sono così. A volte può essere un rischio, ma ne vale la pena soprattutto quando la vita, come in questa circostanza, ti regala queste meravigliose emozioni. Mentre suono, le note sono il mezzo per comunicare con le persone ed esprimono quello che sento nel profondo ed è per questo che cerco di essere anche preciso e diretto. La mia vita è sempre alla ricerca di emozioni e non potrebbe mai fare a meno dell’arte.
Tu vieni da una formazione musicale di tipo classico, quindi cosa ti ha spinto ad entrare a fare parte di questa avventura teatrale e musicale incentrata sui brani di De Andrè?
Trovo molto stimolante e creativo suonare questi brani cercando di dargli anche una mia personale interpretazione. Chi ama la musica la sostiene e la apprezza in tutte le sue forme. I brani di De Andrè sono da considerarsi dei veri e propri capolavori che degnamente sono entrati ormai a far parte del repertorio classico.
Vuoi spiegarci cosa provi mentre suoni all’interno gruppo polifonico guidato da un grande Maestro e cosa provi mentre suoni all’interno di una pièce teatrale moderna e innovativa. Quali sono le differenze?
Una delle mie esperienze professionali è stata quella di accompagnare una corale polifonica diretta da un bravissimo compositore e direttore d’orchestra che mi ha aiutato a crescere professionalmente. Una bella esperienza, dove per ottenere un buon risultato devi diventare parte integrante del gruppo, rispettando gli equilibri e le differenze che esistono tra la parte strumentale e quella cantata. Sono come i colori su una tavolozza che si fondono in una meravigliosa immagine. Tutto deve essere motivato ed equilibrato, armonioso e in sintonia, questi penso che siano anche i punti di forza di questo trio.
Hai anche partecipato alla creazione di brani inediti con il B.A.D. Trio. Vuoi aggiungere qualcosa di più rispetto a questa tua esperienza musicale?
Il B.A.D. Trio è nato come un progetto sperimentale ed è il risultato di una fusione di vari stili. Musica strumentale nella quale si alternano sfumature più cupe a suoni decisamente più brillanti, ritmi che vanno dal rock al jazz, un’ impronta classica che si fonde con la musica contemporanea, temi che vengono proposti a volte in modo deciso dai diversi strumenti e parti più nascoste e meno incisive, in andamenti più larghi tipo ballade. Il genere ricorda musica per colonne sonore.
Di recente hai realizzato anche il tuo primo disco, Scream, vuoi spiegarci meglio di che cosa si tratta?
Scream contiene i brani con i quali abbiamo iniziato questo progetto, che ha l’ambizione di proporre qualcosa di nuovo e innovativo.
Parlami un poco di Genova. Di certo il mare, con il suo mondo di suoni naturali, sollecita la creatività artistica dei musicisti, e poi, come ho avuto modo di chiedere anche ad Ascolese, mi piacerebbe sapere anche da te se sei d’accordo con l’affermazione di De Andrè, che il pubblico genovese è particolarmente attento e parco e se si conquista un applauso a Genova, allora si può essere certi di conquistare applausi in tutte le altre città. Che ne pensi?
Genova è una città piena di colori e di profumi, arroccata sul mare sprigiona una naturale vena romantica che è fonte di ispirazione e di creatività. Il carattere del genovese è molto riservato e per natura è anche un po’ diffidente, particolarmente attento ad analizzare ogni forma d’arte. Sì, un caloroso applauso a Genova è una bella conquista, un banco di prova niente male! Mi auguro che la mia città diventi sempre più aperta ad ogni iniziativa culturale e artistica.
Permettimi una domanda impertinente. Il podio, il trono, spetta solo alla musica classica, secondo la tua opinione?
Quando una musica ti entra dentro, ti percorre e diffonde una grande emozione e ti lascia un segno indelebile, qualunque sia il suo genere d’appartenenza, vale tutti i troni del mondo. La musica ingenerale può essere compagna fedele di vita.
Tu realizzi musica esprimendoti alla tastiera del pianoforte, ma qual è secondo te lo strumento musicale più completo, quello più capace di vivere anche una vita propria in piena autonomia?
Non vorrei essere troppo di parte ma credo che sia proprio il pianoforte, per le caratteristiche che lo contraddistinguono. Su quei bellissimi 88 tasti si può veramente creare e suonare l’infinito.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai per caso intenzione di realizzare un secondo disco?
In verità ci sono già delle idee nuove e dei brani inediti depositati. In futuro potrebbe accadere, anzi lo spero.
Nei brani di De Andrè presenti ne Lacattivastrada, riconosci alcune donne della tua vita oppure le donne della tua vita sono più serene e tranquille?
Ho incontrato la donna della mia vita molti anni fa: “serena e tranquilla” direi che sono proprio gli aggettivi che meglio la rappresentano.
Per concludere, ringraziandoti per la tua gentile disponibilità, chiedo anche a te di salutarci con un pensiero tutto tuo che possa essere di buon auspicio.
Che non si esaurisca mai la voglia di ricercare dentro di me un qualcosa di speciale, che possa donare un attimo di felicità.
ROSETTA SAVELLI