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“Resta con me”: intervista ad Erika Vanzin per scoprire la London Series e il suo mondo

erikavanzinscrittriceErika Vanzin esordisce nella narrativa con la trilogia fantasy Cacciatori di segreti. Appassionata dei generi romance e YA, pubblica la trilogia Stanford Series e i romanzi 304, Cinque giorni per innamorarsi, Forse e Inked, che le danno molta notorietà tra gli amanti del genere e le permettono di continuare a pubblicare le sue opere in self-publishing.

Molto attiva in rete con il suo blog, Erika tiene sempre aggiornati i lettori sulle sue storie e sui suoi personaggi. Nel 2018 pubblica la trilogia romance London Series (Resta con me, Waiting, Due semplici parole). Di questa e di tutta la sua attività di autrice parliamo direttamente con lei in questa intervista.

Ciao Erika, bentrovata. Hai cominciato a scrivere prestissimo, a otto anni addirittura. Cosa ti affascina ti più di questo lavoro?

Ciao e grazie per lo spazio che mi avete concesso. La risposta alla domanda è molto semplice, scrivere ti permette di avere mille lavori diversi. Fin da quando ho iniziato a pensare alla mia carriera lavorativa ho sempre avuto l’angoscia di trovarmi dietro una scrivania a fare la stessa cosa per quarant’anni. Non è per me, non ne sono capace. Scrivere mi permette di esplorare mondi diversi, vite diverse, anche lavori diversi, quelli dei miei personaggi. Scrivere è un lavoro che non ti annoia mai, che ti permette di esplorare tante tue passioni e di giocare con esse. Credo che mi spaventi la monotonia e scrivere è tutto tranne che monotono.

Parlaci degli altri volumi della London Series. Cosa li accumuna e cosa li rende tanto diversi.

Credo che la cosa che accomuna tutti e tre i volumi della London Series sia la sfida che le persone incontrano quando si tratta di sentimenti da mettere in gioco e la fatica che le persone fanno a perdonare, prima di tutto se stessi. La London Series è una celebrazione delle seconde possibilità, quelle che troppo poco vengono concesse ma che sono la linfa vitale: nessuno è perfetto e tutti sbagliamo. La caratteristica per cui si differenziano i volumi è il modo di crescere e affrontare i problemi che hanno i personaggi, il modo che hanno di vivere le proprie vite. In ogni libro i personaggi fanno delle scelte, condivisibili o meno, e ciò determina delle conseguenze che rendono quel libro unico. Sono i personaggi a determinare l’unicità di ogni volume, con le loro decisioni e colpi di testa.

Beautiful girl in plaid dress with bag on countryside

Di solito le persone che viaggiano diventano persone più sensibili e in un certo senso più intelligenti delle persone sempre chiuse nel proprio mondo. Quanto ha influenzato ed arricchito il tuo book-writing  l’essere  così spesso a zonzo?

Sono sempre stata una persona curiosa, mi è sempre piaciuto assaggiare cibi diversi, giudicare da me se una cosa mi piace o meno. Mi piace provare, scoprire, conoscere… e viaggiare mi permette di farlo. Girare per il mondo mi ha permesso di conoscere nuove persone, nuove culture, nuovi modi di comportarsi, nuove tradizioni. Ho imparato a cucinare una cena del Ringraziamento, a mangiare il ramen senza scottarmi, ho imparato che esiste l’ultimate frisbee, che esiste il gusto di gelato all’aglio e che la pasta, all’estero, la trovi nello scaffale dei cibi esotici. Tutto ciò l’ho messo nei miei libri assieme al carattere delle persone che ho conosciuto e con cui sono rimasta in contatto, non  credo esisterebbero i miei romanzi se non avessi viaggiato come ho fatto nella mia vita.

Sei una scrittrice molto produttiva e anche molto attenta alla comunicazione. Cosa fai nel tempo libero e cosa stai leggendo in questo periodo?

Nel mio tempo libero amo uscire con mio marito, ascoltare musica dal vivo nei locali, andare al cinema o a teatro ma anche a giocare a freccette con i miei amici. Mi piace rilassarmi, uscire e la sera tornare a casa e rintanarmi sotto le coperte con un libro. Non riesco ad andare a dormire se non ho letto almeno qualche capitolo. In questo periodo ho appena finito Never Ever di Valentina Ferraro e sto aspettando che mio marito finisca di leggere Queen of Air and Darkness di Cassandra Clare: l’ho minacciato di divorzio se non lo legge in fretta!

Perché sei cosi esterofila nelle tue ambientazioni?

Mi piace scrivere di quello che conosco e amo e gli Stati Uniti sono sicuramente una parte di mondo che amo fin da quando ero bambina, è venuto naturale scrivere romanzi ambientati all’estero. Quando sono andata a vivere a Londra è nata la London Series. Bisogna anche dire che tutti i libri li leggono anche persone con cui ho vissuto la maggior parte della vita, scrivere un libro ambientato dove sono cresciuta implica anche domande del tipo “ma sei tu la protagonista del libro?” e non è una cosa a cui posso rispondere. C’è tanto di me in tutti i miei libri ma quando si va a toccare ambienti molto vicini a dove sono cresciuta, raccontando di fatti puramente inventati, è difficile che una persona ti veda ancora con gli stessi occhi perché non sa mai quando finisca la finzione e inizi la realtà. Non lo può sapere. Mentre io sono andata a vivere all’estero e il problema mi tocca marginalmente, i miei genitori vivono ancora in quel posto, come mio fratello e mia cognata e le domande potrebbero diventare imbarazzanti per loro.

erikavanzinscrittrice2Cosa pensi del self-pubblishing e soprattutto dei pregiudizi sul self-publishing?

Il self-publishing, negli ultimi anni, è diventato una valida alternativa all’editoria tradizionale. Mentre fino a una decina d’anni fa nell’editoria tradizionale c’erano persone che si occupavano di fare selezione tra i manoscritti che arrivavano, adesso, con il proliferare delle micro case editrici, non è più così o, per lo meno, non tutti lo fanno. Spesso si trovano libri pubblicati dalle CE con editing non fatto, storie chiaramente messe in vendita quando non sono ancora pronte o sviluppate, oppure autori che non fanno gli scrittori di professione ma che hanno un enorme seguito e quindi vendono molto.

Essere self oggi significa comportarsi esattamente come una casa editrice, ci sono servizi di editing, di copertine, anche uffici stampa. La competizione è talmente alta che una persona che si pubblica in self non può più permettersi di mandare fuori un lavoro fatto male perché basta un passaparola sbagliato e la sua “carriera” è stroncata, ed è difficile riemergere e togliersi l’etichetta di cattivo autore.

I pregiudizi nei confronti dei self ci saranno per molto tempo, è difficile che vadano a morire tanto presto. Li ho riscontrati, maggiormente, da parte di chi non ha idea di come funzioni l’editoria al giorno d’oggi oppure da chi ha letto un brutto libro di un self e ha etichettato tutta la categoria. Probabilmente, se quel libro avesse avuto il marchio di una CE anche sconosciuta in copertina sarebbe stato semplicemente etichettato come “un brutto libro”. Fortunatamente ci sono sempre più lettori attenti che sanno distinguere tra i due concetti e non demonizzano la categoria del self-publishing tout-court.

A chi consiglieresti di leggere Resta con me?

Lo consiglierei a chi ha voglia di una storia d’amore non convenzionale, a chi sogna di incontrare la celebrità per cui ha una cotta fin da ragazzina, a chi non ama le relazioni semplici ma che voglia sudare un pizzico per raggiungere quell’amore che considera “epico”.

Un ultima domanda: ti piace vivere a Londra? Cosa ti manca e cosa non ti manca per niente dell’Italia?

All’inizio Londra non mi piaceva, non ci ero mai stata in vacanza e la detestavo. Poi ho imparato ad amarla: ti offre tutto quello che una grande città può darti ma non ha il ritmo frenetico di New York, ad esempio. Mi piace avere la possibilità di conoscere tante culture diverse che si mescolano e convivono, è affascinante.

Dell’Italia mi mancano gli affetti, mio nipote di quattro anni, quando vado a trovarlo di persona, non mi riconosce anche se mi vede ogni giorno, perché “non sono dentro al telefono”. I miei nipoti non potrò mai vederli crescere se non attraverso le fotografie, questa cosa mi manca. È una cosa che devi mettere in conto quando ti trasferisci all’estero. Dell’Italia non mi mancano per niente le difficoltà che si incontrano nella vita quotidiana. Sono tornata alcuni giorni per Natale e ho subito capito cosa mi manca di Londra: pagare un caffè con la carta di credito, il non dover girare sei negozi prima di trovare quello che cerchi (niente di esotico, solo dei buoni regalo), il fatto che la frutta e la verdura fuori stagione costino tantissimo (a Londra non esiste, praticamente, stagionalità), il fatto che se devo ordinare online da mangiare per farmelo portare a casa trovi solo una pizzeria e che non possa scegliere di mangiare qualcosa di diverso dall’italiano. Piccole comodità che, quando sei abituato ad averle, ti mancano tantissimo.

Per seguire Erika Vanzin questo è il suo sito ufficiale: https://www.erikavanzin.com/

LUCIA MORLACCHI

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