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“Ti prometto il giro del mondo”: intervista all’autore Fabio Bo

copertina Fabio Bo.cdrCon una trama intensa, drammatica e di genere, Fabio Bo torna in libreria con un romanzo ambientato negli anni 90 dove l’HIV era uno spettro per molte persone. Ti prometto il giro del mondo, pubblicato da Bertoni Editore e distribuito da Messaggerie, è un romanzo che sferra un pugno allo stomaco del lettore. Fabio Bo con la sua scrittura fluida, vera, raffinata e profonda riesce ad accompagnare, chi legge il romanzo, all’interno di una storia che molti vorrebbero nascondere, ma è resa reale e palpabile dai suoi protagonisti.

Quando ha capito di essere portato per la scrittura?

L’opportunità (che quasi sempre coincide col caso) arrivò quando inviai due racconti scritti per diletto e senza pretese furono pubblicati dalla Mondadori nelle antologie collettiva Men on Men 3 e Men on Men 4 (2004 e 2005). La “misura” del racconto mi è sempre stata congeniale cosicché continuai a dedicarmici con maggiore costanza. Ne scrissi altri nove che uscirono nella raccolta tutta mia, Prendere o lasciare (Edizioni del Cardo, 2007). Da allora non ho più smesso.

Ci parli un po’ di Ti prometto il giro del mondo.

La storia si dipana nell’arco di dieci anni, tra il 1993 e il 2003, in tre luoghi diversi, Friburgo, Parigi e una località della Sardegna, seguendo la storia d’amore tra Fabrizio e Thomas, tra gioie e dolori, tra cadute e rinascite. Un “viaggio” sia geografico che interiore alla ricerca di pace, di una nuova consapevolezza, di una riconciliazione con il proprio passato. Vi si affrontano temi quali il rapporto di coppia, la paura di amare e soprattutto di perdersi, l’omosessualità, l’HIV, la depressione, la voglia di riscatto, il desiderio di rinascere. Oltre ai due protagonisti, nel corso del romanzo veniamo a conoscenza di una serie di altri tra i quali personaggi il quarantenne Emilio innamorato del giovane Dario, i genitori tedeschi di Thomas, Silvio, grande amico di Fabrizio e Thomas, una donna misteriosa, Esther.

Che segno vuole lasciare con questo suo scritto nei suoi lettori?

Per carità, non amo lanciare messaggi. E, nel momento in cui scrivo, non è sicuramente quella la mia intenzione. Mi piace raccontare ed immedesimarmi nelle storie che racconto, cerco di lasciarmi andare, di rilassarmi. I messaggi sono contenuti nelle frasi, nel componimento stesso, nello stile della narrazione. Non penso mai a chi potrebbe leggermi. Adoro giocare con le parole, mi fa compagnia la costruzione delle frasi, sono felice quando trovo l’aggettivo preciso, approfondisco le descrizioni (dei luoghi e dei personaggi), scavo nelle introspezioni arricchendo le sensazioni. Starà poi ai lettori individuare (eventuali) messaggi, interpretarli e perché no, anche fraintenderli o “detestarli”.

Che tipo di libro è Ti prometto il giro del mondo?

Ti prometto il giro del mondo è, forse, un inno alla libertà di vivere, al di là delle paure, dei (pre)giudizi, delle performance a cui l’esistenza ci sottopone, briciole di testimonianze, un malinconico processo di svelamento che cerca di stanare brandelli di verità. Sebbene la verità, suppongo, sia sempre un punto di vista e non necessariamente un dato oggettivo. Anzi, guai se lo fosse.

Il futuro dove la porterà?

Per il momento sono impegnato a presentare Ti prometto il giro del mondo, ho molte date in programma; invece, nella scrittura preferisco un no comment anche se per una meravigliosa ossessione attingo al passato.

VITTORIA LEVI

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