In occasione della tappa barese dell’anteprima del Respiro Tour abbiamo avuto il piacere e l’onore di incontrare Joe Barbieri con cui abbiamo fatto una bella chiacchierata sulla sua musica e su questo nuovo lavoro. Il raffinato artista campano ha scelto proprio il capoluogo pugliese per partire con questa nuova avventura live che porterà in giro Respiro (il suo ultimo disco uscito a Marzo per la Microcosmo Dischi, a distanza di tre anni da Maison Maravilha) arrivando a toccare anche il Giappone. Ne parliamo con lui:
È uscito a Marzo il tuo nuovo album, Respiro. In tanti lo hanno recensito, ma se dovessi farlo tu come lo “racconteresti”?
Non lo racconterei. Non aggiungerei altre parole a questo che è un lavoro che nasce istintivamente e quindi a mio avviso dovrebbe, per poco o tanto che sia, consumarsi ed esaurirsi con l’ascolto stesso del disco. Poi ciascuno nella propria vita lo fa respirare, lo fa muovere e lo fa andare… però appunto non ne parlerei.
L’anteprima del tour è partita da Bari; il tuo incontro con Fabrizio Bosso, che ha collaborato con te sia in alcuni live che in quest’ultimo disco, è avvenuto per la prima volta in un festival pugliese; inoltre in Respiro c’è un po’ di Puglia grazie al bandoneon di Gianni Iorio. Solo casualità o hai un rapporto particolare con la nostra terra?
Direi entrambe le cose. Il rapporto particolare con la Puglia è probabilmente dovuto alla cultura musicale di questa regione così forte, così profonda, così variegata, e questo è importante per chi fa musica e tenta di stare oltre il mainstream, in quanto sa di non essere abbandonato, e questo lo posso testimoniare personalmente.
Dall’altra parte sempre per la stessa ragione, e quindi sempre per la sua storia e la sua cultura, questa regione produce musicisti di grande talento, perciò è normale che prima o poi se ne incroci qualcuno, per esempio Gianni Iorio, che è eccellente nel suo strumento, ma me ne sono capitati anche altri in passato. Quindi fondamentalmente direi che il merito è vostro.
I tuoi lavori possono essere definiti “cinematografici” perché hanno la capacità di fare arrivare all’ascoltatore delle immagini immediate, delle suggestioni attraverso la musica, ma soprattutto attraverso i testi. Ti è mai stato proposto di scrivere per il cinema o comunque è una cosa che ti piacerebbe fare?
Non mi è mai capitato, ma è uno dei miei desideri più grandi da tanti anni. Un desiderio che non rimane nel cassetto, ma anzi preme tantissimo per venire fuori. Se un giorno arrivasse mi piacerebbe che fosse un grande film. Mi piacerebbe farne anche solo uno nella mia vita, ma che fosse davvero un bel film.
Napoli e il Brasile. Due mondi lontani geograficamente, ma con molte cose in comune: il Sud, le contraddizioni sociali, il ritmo, la musica, l’energia e la solarità, ma anche la tragicità e la saudade. Qual è il tuo rapporto con questi due luoghi che sono un po’ le tue due anime?
Hai fatto un’analisi molto corretta, nel senso che i punti in comune sono così tanti che non c’è bisogno di uno sforzo per far convivere le due anime. Siamo sud del mondo, siamo entrambi popoli che si reinventano per necessità, e quindi tirando fuori veramente quello che altre latitudini non hanno necessità di riprodurre. C’è la voglia, c’è una necessità che è alla base di questo motore che muove sia la musica napoletana che quella brasiliana. Poi effettivamente in entrambe c’è una forte componente ritmica, melodica, armonica. Quindi il parallelo non è affatto complicato.
Da un po’ di anni hai messo su, con altri due soci, l’etichetta indipendente Microcosmo Dischi, dopo aver avuto una esperienza da “prodotto” legata ad una major e a Pino Daniele. Il tuo è stato un po’ un percorso al contrario rispetto a quello canonico, ma che sicuramente ti ha regalato la libertà di fare le cose che più ti piacciono e più senti tue senza condizionamenti. Come etichetta offrite la stessa libertà agli artisti che entrano a far parte della vostra scuderia?
In realtà sì perché, tenuto conto che purtroppo sono pochi i progetti che produciamo da zero (perché siamo “piccoli”), per una serie di ovvie ragioni nella maggioranza dei casi, volendo usare un termine tecnico, “licenziamo” dei dischi già fatti, dischi quindi che vanno rispettati per quello che sono. Io poi, essendo un artista prima che discografico, mi approccio a questi prodotti con l’intenzione di valorizzare l’artista, di far conoscere una cosa che secondo me l’Italia dovrebbe conoscere. Me li scelgo un po’ così: se per esempio un disco che amo tantissimo non c’è in Italia, alla fine o me lo compro su Amazon o lo produco. Sono due le strade, una magari un po’ più onerosa (ride) ma va così, lo faccio per amore e non per necessità e quindi necessariamente lo faccio con rispetto.
Hai omaggiato alcuni artisti rivisitando i loro brani, per esempio Fai Male di Bruno Martino o Io Che Amo Solo Te di Sergio Endrigo. Quale ti piacerebbe fosse il prossimo?
Beh, a parte Finisce Qui, proposto in chiusura di concerto nell’anteprima del Respiro Tour, che tra l’altro è stato in bilico per tanto tempo, perché eravamo indecisi se inciderlo o meno e che alla fine non è stato incluso nel disco perché avevamo materiale che aveva già una sua completezza e quindi non c’è stato spazio, direi che di brani italiani ce ne sarebbero una marea, però, per esempio, come mia curiosità, oltre a cose italiane, mi piacerebbe sperimentare qualcosa con la lingua tedesca che secondo me ha una sua dolcezza.
C’è un verso di un tuo brano, Stella Di Prima Grandezza (nell’album In Parole Povere) che recita così: “l’abitudine al viaggio che spesso porta un equilibrio tutto suo…”. Joe Barbieri ha trovato il suo equilibrio personale nel “viaggio musicale”?
Ho trovato un equilibrio che però riconosco essere un equilibrio che ha un raggio breve. So che per un po’ mi sento appagato, ma vedo già all’orizzonte curiosità e nuove cose che vorrei provare e quindi in qualche modo legare a quello che ho fatto fino ad ora e sicuramente questo richiederà tanti “torcimenti” di stomaco per far quadrare le cose (come è successo fino ad ora), quindi non me lo auguro troppo a lungo questo equilibrio che poi alla fine è uno stallo.
Grazie Joe per la chiacchierata e alla prossima!
Grazie a voi!
CINZIA DASCOLI