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Intervista al filmmaker Simone A. Tognarelli

 

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Il filmmaker sognatore (come lui stesso si definisce) Simone A. Tognarelli è autore del nuovo videoclip musicale per il singolo Black Swan dei Diesanera, dal forte simbolismo e dalla carica visiva non indifferente, in cui vengono mescolate tecniche di animazione e live-action con dei risultati sorprendentemente coinvolgenti ed evocativi.

Il regista, insieme al compositore-sceneggiatore Jacopo Aliboni, è anche fondatore del collettivo artistico King’s Magicians: un progetto dall’impronta molto personale e dai contorni ben definiti, che ha fatto del surrealismo la sua impronta distintiva, mescolando sogno e realtà in maniera estremamente comunicativa e incisiva.

In occasione dell’uscita del videoclip per i Diesanera, abbiamo così deciso di intervistarlo:

1.Com’è nata l’idea che sta alla base del nuovo videoclip che hai diretto, incentrato fortemente sulla psiche femminile?

L’idea riprende quella del testo della canzone, un brano struggente che racconta gli ultimi giorni di vita di una donna vittima di violenza domestica, le proprie paure e incertezze, la sua battaglia personale per trovare coraggio e fuggire da un incubo che sarà per lei fatale. Un tema delicato, al quale i Diesanera hanno voluto rendere omaggio anche scegliendo di dare libera interpretazione in scena a due artiste: Jennifer Gino (ballerina della ST Danza) e Alessandra Bareschino (attrice della Compagnia Teatrale l’Anello).

La mia scelta è stata quella di fondere il tema principale della canzone con altri affini, tra cui la violenza psicologica, scendendo quindi a un livello più interiore. Vivendo nell’era dei social possiamo renderci conto di quanto sia semplice, per quanto vile e abominevole, colpire una donna psicologicamente e porla al centro di una vera e propria gogna mediatica, fino ad annientarla. La narrazione rimanda, infatti, ad alcuni di questi casi più eclatanti e gravi, nei quali il limite di sopportazione è andato oltre, fino a portare la vittima di questa tipologia di abuso a un punto di non ritorno. C’è anche una velata critica a certi metodi usati ancora oggi per curare determinati tipi di problematiche, metodi inefficaci e superati, come l’elettroshock, che non tengono minimamente conto di uno dei fattori che dovrebbero essere fondamentali per risolvere dei disagi psicologici: il fattore umano.

simonetognarelliblackswancover2.Il singolo Black Swan dei Diesanera ha delle venature gotiche e, infatti, il videoclip è attraversato da suggestioni horror che ben si amalgamano alla canzone. Hai, però, indipendentemente da questo, una preferenza di genere sia dal punto di vista musicale che cinematografico, non solo come autore, ma anche come semplice ascoltatore e spettatore?

Identificarsi in un solo genere è qualcosa di artisticamente limitante dal mio punto di vista. Quando mi trovo, infatti, a dover sviluppare un’idea non lascio che sia un genere o un qualsivoglia stereotipo di quell’idea a guidare la progettazione dell’impianto narrativo, ma preferisco che siano le suggestioni che quell’idea crea a veicolarne il racconto. Quindi, procedendo in questo modo, ogni idea avrà una veste diversa e differente sarà il modo di portarla in scena: questa è anche la procedura fondamentale che con Jacopo Aliboni seguiamo per sviluppare i progetti che riguardano il nostro collettivo.

3.Questo progetto, come i cortometraggi da te diretti per il collettivo King’s Magicians, è ammantato da una patina di surrealismo che lo contrassegna fortemente. Da dove nasce la passione per questa particolare forma espressiva?

Partirei da A New Born, il primo cortometraggio che ho diretto per il collettivo artistico King’s Magicians. L’ispirazione per l’atmosfera di quel lavoro è arrivata da un’immagine, dal frammento di un altro cortometraggio: Meshes Of The Afternoon, di Maya Deren (1943). È dalla visione di quell’opera surrealista che è sbocciato il mio amore per l’“intercalarsi” di quella corrente artistica in chiave cinematografica. Pessoa scrisse: “…Si ritorna stanchi da un sogno come da un lavoro reale. Non si è mai vissuto tanto come quando si è pensato molto”. Credo che questa frase riesca a riassumere in modo illuminante anche l’importanza dell’onirico per raccontare il reale al cinema: provare a ricostruire la trama di un sogno, infatti, stimola lo spettatore a pensare e a non rimanere passivo di fronte a uno schermo, cosa che dovrebbe prepararlo ad essere lucido e ricettivo per accogliere quell’idea di realtà che all’uscita gli verrà presentata come vera protagonista del racconto.

4.C’è anche una predilezione particolare per l’animazione (soprattutto in stop-motion), mista alla live-action, in quest’ultimo tuo lavoro Black Swan, come in altri diretti per i King’s Magicians. Da dove la scelta di fondere queste due forme espressive?simonetognarelliblackswan1Dal potenziale di questo mezzo (l’animazione stop-motion) per rendere il quotidiano perturbante. L’alchimia scoperta in lavori realizzati da Jan Svankmajer o i Brothers Quay mi ha portato nel tempo a credere che quello fosse un espediente da sperimentare assolutamente per dare una forza maggiore alla tipologia di narrazione che avrei voluto sviluppare.

In Black Swan ho poi avuto la fortuna di poter animare un pupazzo inquietantemente meraviglioso ideato e realizzato da Costanza Lettieri (Fantasmagorie Studio di Roma), all’interno di una scenografia dettagliata e curatissima, costruita da Ilario Danti (scenografo e anche chitarrista dei Diesanera). La fusione della stop-motion con la live action era qui il processo che mi preoccupava di più, lo ritenevo difficile da raggiungere, per la non semplicità di dare una continuità tra le due fasi. Continuità che avrebbe dovuto dare l’impressione di fruire di un flusso unico di immagini e che ci permettesse quindi di percepire contemporaneamente le due tipologie di sofferenza (interiore ed esteriore) provate dal personaggio in scena.

5.Ci sono delle opere cinematografiche o dei registi ai quali ti ispiri maggiormente e quali pellicole consiglieresti a chi vuole avvicinarsi per la prima volta al filone surrealista della settima arte?

Non c’è un regista specifico al quale mi ispiro, ma posso dirti che non mi perdo niente di ciò che esce dalla mente di David Lynch, sicuramente uno dei registi contemporanei che più si avvicina al filone surrealista nel cinema.

simonetognarelliblackswan26.Avresti intenzione di passare anche al lungometraggio o ritieni che il cortometraggio sia la tua dimensione ideale?

Il lungometraggio rappresenta la dimensione ideale per chiunque aspiri a fare cinema. C’è però un percorso molto più lungo e tortuoso che ne accompagna la realizzazione che, per adesso, non mi sono ancora sentito di intraprendere.

7.Alcune opere da te dirette per i King’s Magicians hanno spesso partecipato a importanti festival internazionali (compreso il Festival di Cannes). Anche il videoclip Black Swan parteciperà o ha partecipato a manifestazioni simili?

Black Swan ha già partecipato al Music Video Underground Festival di Los Angeles, vincendo un award come BEST ANIMATED MUSIC VIDEO. E sarebbe stato, inoltre, selezionato per concorrere ai 2020 Nukhu Award di New York.

8.Oltre al cinema e alla musica, un’altra forma espressiva caratterizzante i lavori del collettivo King’s Magicians è anche quella teatrale. C’è quindi in progetto qualcosa anche in questo ambito?

Sì, c’è qualcosa di molto strutturato che con Jacopo e i King’s Magicians staremmo già sviluppando e che vedrà la luce tra non molto.

simonetognarelliblackswan39.Ci sono delle tematiche precise che ti ispirano più di altre nella realizzazione dei tuoi lavori o lasci che sia l’intuizione del momento a guidarti?

Si inizia sempre da un’idea che si ritiene giusta, slegandola da ogni tipologia di pregiudizio. Poi ci si prende cura di quell’idea, la si lascia defluire attraverso il nostro sguardo… così essa prenderà forma nel modo più congeniale a chi quell’idea avrà deciso di osservarla.

10.Nei tuoi lavori spesso l’immagine guida la narrazione, fondendo onirismo e realismo in maniera molto comunicativa. Viene così trasmessa l’importanza del sogno e il suo influenzare potentemente la realtà. Questa è la tua impronta distintiva, ma pensi che un domani potresti aprirti anche ad altre forme espressive o il surrealismo rimarrà sempre un marchio di fabbrica?

Il surrealismo rappresenta una grande fonte di ispirazione per questo modo di fare cinema nel quale il sogno aiuta a comprendere la realtà, ma ci sono altre infinite forme espressive dalle quali poter attingere per sviluppare nuove idee.

Link del video Black Swan dei Diesanera:

 

ALESSANDRA CAVISI

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