Incontriamo oggi la scrittrice friulana Stefania P. Nosnan, già autrice di sei romanzi e due libri di poesie nonché direttrice editoriale di Life Factory Magazine e Z Magazine. Dal 2021 scrive per Mob Magazine, Inpress e Quotidiano Nazionale. È coordinatrice presso la Brassotti Agency & Associati di Roma ed è commissaria della Commissione Pari Opportunità del suo comune di residenza, inoltre, collabora con Gilda in Città Udine per gli eventi culturali. Nel suo sito leggiamo: “La bellezza di scrivere risiede nel pensiero di riuscire a coinvolgere il lettore, tanto quanto io mi sono emozionata a creare la storia”. Noi abbiamo apprezzato questo suo talento soprattutto leggendo il romanzo più recente, Il patto delle aquile (edito da Bonfirraro Editore), che ci porta tra i boschi dell’Italia settentrionale alla fine del 1944 proprio mentre i tedeschi si stanno preparando a ritirarsi, in quanto gli alleati stanno risalendo lo Stivale. Il capitano dell’esercito americano Michael Salmi e la staffetta partigiana friulana Fanny Disnan sono i due protagonisti di questa storia, ma all’interno del romanzo ruotano altre figure degne di nota. Il patto delle aquile è dunque un romanzo storico ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. È una missione alleata segreta atta a sconfiggere i nazisti dalle retrovie con l’aiuto della Resistenza. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autrice.
Cara Stefania, qual è il segno che vuole lasciare con questo suo romanzo dal tema ancora così scottante?
Che bisogna lottare per quello in cui si crede e che non bisogna mai arrendersi, nemmeno nei momenti più difficili. Forse è più facile scriverlo che metterlo in pratica, ma sono del pensiero che bisogna almeno tentare.
Qual è il suo rapporto con la scrittura?
Per me la scrittura è catartica, mi aiuta a rilassarmi e mi trasporta in un mondo tutto mio.
La vita delle donne oggi è cambiata rispetto all’epoca di cui parla nel libro. Cosa significa scrivere oggi di donne, specie nel romanzo storico?
Per me significa dare loro il posto giusto nella storia. Fino a pochi anni fa i libri di storia venivano scritti da storici che puntavano all’eroe, dimenticando che la storia è stata scritta anche dalle donne. Posso fare un esempio con le Portatrici Carniche, donne che durante la Prima Guerra Mondiale diedero un importante aiuto al Regio Esercito proprio in prima linea. Ma la storia è piena di donne che hanno dato un concreto sostegno, modificandola, peccato che sono poco ricordate.
Perché è importante raccontare oggi ciò che è stato ieri?
Per non ripetere gli stessi errori, benché sfortunatamente continuiamo a farli. Il problema forse risiede proprio nella poca e reale conoscenza del passato.
I luoghi del suo romanzo sono posti realmente frequentati o vissuti?
Sì, di solito cerco di ambientare i miei romanzi in posti che conosco, così da avere una più vivida descrizione; questo rende più facile anche il proseguo della scrittura.
Il suo libro ha una scrittura romanzata o sono eventi successi e che ha voluto narrare?
È un romanzo tratto da una storia realmente accaduta, ma che ho voluto romanzare per renderla più scorrevole e piacevole. Vorrei riuscire a catturare anche l’attenzione dei più giovani e l’unico metodo è non pubblicare un romanzo simile a un testo scolastico.
Dopo questa sua nuova pubblicazione sa già su cosa verterà il suo prossimo romanzo?
Sarà un giallo ambientato fuori dall’Italia. Per qualche tempo ho lasciato la storia e mi sono dedicata all’investigazione.
Qui la scheda del libro sul sito della casa editrice: https://www.bonfirraroeditore.it/prodotto/ilpattodelleaquile/
VITTORIA LEVI