C’è chi sceglie di debuttare nel mondo della narrativa analizzando con forza il mondo circostante. Matteo Pascoletti, ad esempio, nel suo I Giorni Della Nepente – Una Storia Tossica (Effequ Edizioni, pp. 208, €13,00), parte con il piede sull’acceleratore, perché il suo è un lavoro di denuncia.
Tante sono le negatività che lo scrittore con lucida fermezza porta alla luce: l’abbrutimento dovuto all’uso di sostanze stupefacenti, la violenza urbana, le comunità terapeutiche, la strumentalizzazione della stampa e dei media.
La storia inizia con un finto reportage su di un fatto di cronaca: l’assassinio di una inerme pensionata, da parte di un tossico, nel corso di una rapina, e la conseguente rivalsa da parte del figlio di costei che uccide il rapinatore.
Pascoletti esamina le reazioni dei vari media, proponendo titoli e reportage e non mancando di modificare alla bisogna la grafica al fine di accentuare l’impronta di realismo di questo “coro”, che sembra ricordare la coralità tragica dei drammi dell’antica Grecia.
Segue una narrazione che varia di registro con connotazioni spesso alte, quasi liriche, ma anche scendendo a un linguaggio più colloquiale, a tratti rude, a significare le differenti situazioni e i vissuti dei vari protagonisti.
Non canonico nel suo sviluppo, quasi spiazzante, il romanzo avvince e attrae sia per le scottanti tematiche, sia per il gusto per la provocazione e il tocco ironico a volte celato, più spesso evidente; colpisce, inoltre, la padronanza di linguaggi di Pascoletti, blogger ed italianista: un intellettuale che sa gestire la parola e contribuisce all’arricchimento del lettore. Sicuramente un’altra provocazione rispetto a molti “scrittori per caso” che si trovano a pubblicare con molta facilità negli ultimi anni.
Un plauso quindi a Pascoletti tanto per il coraggio dell’idea, quanto per la tecnica non certo da esordiente.
Qui la scheda del libro: http://www.effequ.it/wp/i-giorni-della-nepente/
FRANCESCA BARILE