Attore italiano affascinante e maturo, Fabrizio Bentivoglio con il suo unico lungometraggio da regista, Lascia Perdere, Johnny!, ha dato vita ad un film incentrato principalmente sulla forza delle passioni giovanili, ma anche sull’illusorietà delle speranze e delle aspirazioni che si scontrano con un mondo fatto di realtà spesso contrastanti con i propri sogni, soprattutto se questi sono inerenti al mondo dello spettacolo e della musica in particolare.
Ispirato fortemente alle vicende personali di Fausto Mesolella, il chitarrista degli Avion Travel, che ha curato anche le musiche del film (in cui compare anche Peppe Servillo, nei panni di un compassato e inaspettatamente capelluto coroner Jerry Como) e che ha vissuto le stesse esperienze del giovane protagonista in prima persona.
Questo giovane protagonista ha diciotto anni, si chiama Faustino Ciaramella, vive con la madre vedova e ha una forte passione per la musica, sognando di diventare un chitarrista professionista e “allenandosi” nel frattempo come musicista della banda di paese. Quando arriva la chiamata per il militare, l’unico modo che avrà per evitare la leva è riuscire ad ottenere un contratto di lavoro, ma l’unica cosa che sa e che vuole fare è suonare.
Lascia Perdere, Johnny!, quindi, con tono disincantato, delicato, semplice, nostalgico e molto divertente, ci regala una storia coinvolgente e ricca di spunti, un racconto di crescita e di formazione, in cui Faustino fa di tutto per emergere dal suo piccolo quartiere di Caserta (il paese, non a caso, degli Avion Travel, il cui zampino è sempre presente all’interno della pellicola), cercando di carpire quanti più insegnamenti da tutti gli adulti che lo circondano, a cominciare dall’affettuosa madre Vincenza (una perfetta Lina Sastri), passando per l’inusuale bidello della scuola elementare che di sera si trasforma in un maestro d’orchestra un po’ sui generis (un Toni Servillo sempre all’altezza), arrivando all’impresario un po’ arraffone che riesce a trovagli un incarico per un pianista importante (lo stesso Bentivoglio) e alla shampista del quartiere un po’ svampita (una Valeria Golino decisamente in parte).
Per una serie di inaspettati eventi, dopo la conoscenza col pianista Riverberi (nel film ex fiamma di Ornella Vanoni), il flemmatico e dolcissimo Faustino si ritrova “magicamente” a far parte, seppur in seconda fila, del fatato mondo dello spettacolo, facendo da assistente e tuttofare per il pianista che gli affibbia il soprannome di Johnny (da cui il titolo) e che lo porta con sé in un tour in cui suoneranno, affiancati dal crooner Como. Ma una volta terminato il tour, Faustino non riuscirà ad ottenere il tanto agognato contratto, cosa che spezzerà i sogni del ragazzo, costretto così a partire per il militare, anche se una fondamentale telefonata di sua madre potrebbe cambiare per sempre la sua vita.
Un finale aperto a diverse interpretazioni, che però chiude un cerchio, quello di Faustino, che poi rappresenta una generazione, alla disperata ricerca di “un posto nel mondo”. Di una sorta di fuga da un microcosmo, quello periferico di origine, per un’affermazione personale e lavorativa che si raggiunge dopo una serie di delusioni.
Gli anni ’70 sono gli altri protagonisti di questo film, richiamati dalla colonna sonora, dalle atmosfere e dai caratteristici costumi. Un periodo raccontato nella sua totalità e dipinto con grande garbo e delicata malinconia, grazie anche alla regia attenta e indagatrice degli stati d’animo, all’ottima fotografia di Luca Bigazzi e alla trascinante colonna sonora che ci fa totalmente immergere in quegli anni, narrati come una favola d’altri tempi in grado di farci sognare e al tempo stesso riflettere.
RITRATTO DELL’ATTORE
Fabrizio Bentivoglio nasce come calciatore, studia Medicina, ma alla fine si dedica alla recitazione, studiando teatro, ambito nel quale debutta come attore, producendo cortometraggi, recitando al cinema e dedicandosi ad un’unica regia, quella di Lascia Perdere, Johnny!.
È stato diretto da alcuni dei più importanti registi italiani tra i quali Mauro Bolognini, Gabriele Salvatores, Silvio Soldini, i fratelli Taviani, Marco Bellocchio, Carlo Mazzacurati, Sergio Rubini, Paolo Sorrentino, Pupi Avati, Paolo Virzì e molti altri.
Ha recitato accanto ad attori come Diego Abatantuono, Michele Placido, Silvio Orlando, Isabelle Huppert, Valeria Bruni Tedeschi, Antonio Albanese, Laura Morante… la lista sarebbe lunghissima.
Negli ultimi anni ha partecipato anche ad alcune serie televisive come Benvenuti A Tavola e il recentissimo Romanzo Siciliano. Ha vinto due David di Donatello, uno come miglior attore protagonista per Testimone A Rischio nel 1997 e l’altro come miglior attore non protagonista per Del Perduto Amore nel 1998.
ALESSANDRA CAVISI