Un attore tutto d’un pezzo, con uno stampo teatrale e una compostezza unica, nonché un aplomb tutto britannico. Parliamo di Kenneth Branagh, l’artista di cui ci occupiamo con questo nuovo capitolo di Non Solo Star. In particolare abbiamo deciso di prendere in esame il suo film da regista, Sleuth – Gli Insospettabili (2007), perché remake di un’opera di trentacinque anni prima, interpretata da Laurence Olivier, sicuramente mito e fonte di ispirazione per Branagh. Non è un caso, tra l’altro, che l’opera filmica originale (e di rimando anche quella derivativa), sia a sua volta tratta da un testo teatrale di Anthony Shaffer. Tutto questo per dire che non c’è solo la recitazione davanti alla macchina da presa e la regia dietro la stessa, ma c’è anche tanta passione per il teatro a contraddistinguere il protagonista del nostro articolo.
Tornando al film di riferimento, presentato alla Mostra Del Cinema di Venezia, si deve aggiungere, tra le altre cose, che è stato riadattato per il grande schermo da Harold Pinter, Premio Nobel per la letteratura. Se ci aggiungiamo che i due protagonisti sono interpretati da Michael Caine (presente anche nell’originale, seppur nella parte “opposta”) e Jude Law, non possiamo non accertare la qualità di quest’opera, dallo stampo, dunque, prettamente teatrale.
Due protagonisti in totale (con una donna sullo sfondo che viene solo nominata e che fa, quindi, da deus ex machina per tutta l’evolversi della vicenda), un unico luogo di azione e, di conseguenza, un unico tempo di narrazione. Loro due sono lo scrittore Andrew Wyke (Caine) e Milo, il giovane e aitante attore/parrucchiere (Law), entrambi in “lotta” per una donna: moglie del primo e amante del secondo. Tra i due si instaura una fitta rete di dialoghi e di battute, e quello che sembra essere un gioco mentale, pungente e a tratti sarcastico, diventa qualcosa che sfuggirà di mano ad entrambi.
Il duello verbale, quindi, si fa sempre più ferrato e si sposta man mano dal focus principale (la donna), per andare a concentrarsi sulla volontà di prevalere sull’altro, stabilendo il proprio primato e facendo primeggiare il proprio ego e la propria vanità.
L’azione si svolge totalmente all’interno dell’appartamento ipermoderno ed ipertecnologico del famoso scrittore, che cerca di far notare quanto sia più colto e più realizzato dal punto di vista lavorativo ed economico, rispetto all’aspirante attore, a suo parere decisamente non all’altezza. Il ragazzo, ovviamente, dimostra di sapersi difendere, puntando sul suo aspetto e sulla sua prestanza fisica, ma quello che i due non avevano previsto, forse, è che le parole lasceranno molto presto lo spazio all’azione: Andrew, infatti, deciderà di lanciare una sfida a Milo, chiedendogli di rubare dei diamanti nascosti all’interno dell’abitazione, come condizione unica per firmare le carte del divorzio da sua moglie. Milo accetterà la sfida, ma ben presto apparirà chiaro che questa è solo un pretesto per vendicarsi del torto subito e per intrappolare l’avversario in un perverso gioco psicologico.
Ma è proprio a partire da questo momento che le carte in tavola vengono ribaltate, perché se fino a questo punto la battaglia sembrava essere stata vinta dallo scrittore affascinante e temerario, con l’“attoruncolo” in preda all’affanno e all’incapacità di reggere il gioco, quest’ultimo dimostra di non essere lo sprovveduto che era sembrato. È così che il gioco ricomincia e il giovane duellante prende in mano le redini della situazione, attuando un piano di vendetta per l’umiliazione subita, degno di quello di cui era stato vittima inizialmente. I ruoli, quindi, si ribaltano, ed è lo scrittore a muoversi impacciato nella sua abitazione e a non sapere più che pesci pigliare.
Senza troppo svelare, basti sapere che i due protagonisti, in un certo qual senso è come se si fondessero andando a rappresentare due facce della stessa medaglia, dimostrando di possedere, a turno, tutte le caratteristiche dell’altro. Ed è per questo motivo che la pellicola risulta oltremodo avvincente ed affascinante, tenendo un ritmo inaspettatamente serrato, nonostante la mancanza di grandi effetti speciali o di situazioni che esulino dall’appartamento e dal gioco psicologico in atto tra due sole persone.
Raramente impegnato in progetti scadenti, negli ultimi anni si è affacciato (più come regista che come attore) a progetti decisamente mainstream (basti pensare alla regia di film come Thor o Cenerentola), restando comunque credibile.
Nel corso degli anni ha ricevuto numerose nomination ai premi Oscar, come quella come miglior regista per Enrico V o quelle come miglior attore non protagonista sempre per Enrico V la prima e poi anche per Marilyn (anche qui vestiva i panni di Olivier, in un vero e proprio riciclo cinematografico).
Come interprete è stato diretto da tanti grandi registi, tra i quali Al Pacino, Robert Altman, Woody Allen, Paul Greengrass e Phillip Noyce, e ha recitato accanto a molte star come Colin Firth, Emma Thompson, Denzel Washington, Robert De Niro, Kevin Spacey, Kate Winslet, Philip Seymour Hoffman, Tom Cruise e moltissimi altri.
Da regista ha diretto non solo i già citati Sleuth, Enrico V, Thor e Cenerentola, ma anche pellicole di gran successo come Molto Rumore Per Nulla, Frankenstein Di Mary Shelley e Pene D’Amor Perdute.
Con la passione per Shakespeare come tratto distintivo, ha anche sceneggiato molti dei suoi stessi film, risultando in questo modo un artista decisamente a tutto tondo.
ALESSANDRA CAVISI