Il suo ultimo film, Tutto Può Accadere A Broadway, è uscito di recente, ma il meglio della sua produzione da regista risale agli anni ’60 e ’70. Parliamo di Peter Bogdanovich, regista molto particolare e molto poco patinato, che ha prestato il suo volto anche ad alcune pellicole e ad alcune serie tv. Il film di cui ci occupiamo in questo nuovo capitolo di Non Solo Star è Bersagli, datato 1968, ma ancora attualissimo.
Sceneggiato dallo stesso regista e da Samuel Fuller, interpretato dal grande Boris Karloff e in una piccola parte anche da Bogdanovich, il film rappresenta anche un esempio riuscitissimo di meta-cinema.
Il plot è questo: un reduce dalla guerra in Vietnam, Bobby, uccide la moglie e la madre e poi si reca su un gasometro e comincia a sparare con dei fucili sui passanti in autostrada. Braccato dalla polizia, infine, arriva in un drive-in e, appostandosi dietro lo schermo cinematografico, prende di mira gli spettatori che stanno guardando un vecchio film con protagonista Byron Orlock, recatosi nel luogo per guardare la pellicola di cui era stato protagonista anni prima.
Le considerazioni sul legame tra società e cinema sono molteplici, a partire dal fatto che l’attore Orlock (interpretato anche in questo caso metacinematograficamente da Karloff), ormai invecchiato e sfiduciato, sia convinto del fatto che non è più possibile trasmettere del vero terrore al cinema, perché ormai le brutture della realtà hanno superato la finzione. Questa sua convinzione lo fa tentennare nell’accettare una nuova proposta lavorativa e gli fa venire dei seri dubbi sul mezzo cinema. La conferma, tra l’altro, gli arriva proprio da Bobby che con i suoi atti inconsulti non fa altro che acuire i suoi timori.
Riflessioni molto interessanti che trovano ancora più pregnanza negli altrettanto interessanti scambi di veduta tra attori, registi, produttori e sceneggiatori all’interno della pellicola. Il tutto contornato da un certo alone di nostalgia nei confronti del cinema di un certo tempo, anteriore agli stessi anni ’60 in cui è ambientato questo film, con un graditissimo omaggio ad Howard Hawks e al suo Codice Penale, film degli anni ’30 con protagonista guarda caso Boris Karloff.
Ed è forse quest’ultimo il vero perno dell’intera opera, preso a dimostrazione di un certo tipo di cinema di genere considerato ingiustamente di secondo livello, ma con molto da raccontare sia dal punto di vista tecnico che contenutistico (da qui l’altro omaggio, questa volta a La Vergine Di Cera, sempre ovviamente con Karloff). Il tutto ricollegato anche ad una sorta di denuncia verso un modo di vedere il cinema che ingabbia spesso dei grandi attori in uno stereotipo interpretativo, non lasciando esprimere loro tutto il potenziale espressivo che magari potrebbero trasmettere allo spettatore impersonando personaggi differenti.
Bisogna comunque sottolineare che il tutto è raccontato con un senso del ritmo, della tensione e della suspense non indifferente, riuscendo a non appesantire le riflessioni importanti di sottofondo e arricchendo il tutto con una sottile ironia che stempera il discorso. A tal riguardo è da citare una sequenza davvero squisita: il vecchio attore interpretato da Karloff si mette a raccontare una storia dell’orrore al regista e ai presentatori di uno show televisivo a cui dovrebbe partecipare. La camera di Bogdanovich stringe pesantemente sul suo volto, facendoci credere che l’attore si stia ora rivolgendo direttamente a noi spettatori. Subito dopo, però, sempre grazie ai movimenti della camera, capiamo che lo sguardo di Karloff è sempre rimasto fisso sui suoi interlocutori iniziali, restituendoci, quindi tutta l’importanza della regia come mezzo di narrazione.
E sarà proprio l’attore ormai anziano e fin troppo meditabondo, nel finale di una straordinaria lucidità, a contrapporsi alla “follia” dissacrante del giovane delirante e irriverente.
Più regista che attore a dire il vero, si è sempre tenuto defilato dalle grandi produzioni e dai nomi altisonanti, anche se nella sua ultima pellicola, Tutto Può Accadere a Broadway, ci sono molti attori hollywoodiani.
Uno spirito intelligente e dissacratorio ha sempre contrassegnato il suo cinema, con picchi che vanno dal film di cui ci siamo occupati a grandi opere forse fin troppo poco ricordate come Paper Moon e L’Ultimo Spettacolo.
Negli ultimi anni l’abbiamo visto in serie televisive come I Soprano, in cui ha partecipato a ben quindici episodi e How I Met Your Mother, in cui in un episodio interpreta in maniera ironica ed esilarante se stesso.
Tra gli attori che ha diretto, oltre al già citato Boris Karloff, ci sono Jeff Bridges, Ellen Burstyn, Barbara Streisand, Ben Gazzara, Audrey Hepburn, Laura Dern, Sam Elliott, Michael Caine e nella sua ultima fatica Jennifer Aniston, Owen Wilson, Imogen Poots, Will Forte e Rhys Ifans.
Ha partecipato in piccole parti ad alcune delle sue pellicole, a mo’ di firma personale, e ha affiancato alla sua carriera di regista e di attore, anche quella di sceneggiatore e di critico cinematografico.
ALESSANDRA CAVISI