Dopo un’attenta riflessione e metabolizzazione dell’opera, nonché dopo aver assaporato ogni singolo riconoscimento valso a quest’ultima, alcuni mesi dopo l’uscita nelle sale cinematografiche italiane giungiamo alla nostra analisi definitiva di C’è ancora domani.
Per la prima volta vediamo dietro la cinepresa Paola Cortellesi, non di certo una neofita della cinematografia italiana, né tantomeno del palinsesto televisivo degli ultimi vent’anni, che, però, questa volta si cimenta nella realizzazione dell’opera nella sua interezza, vestendo i panni sia di regista che di protagonista del film.
La trama è ambientata nella periferia romana del maggio 1946. Delia (Paola Cortellesi) abita in un polveroso scantinato che condivide con un marito manesco e rozzo (Valerio Mastandrea), tre figli, una ragazza e due bambini, i quali condividono una piccolissima stanza a causa delle scarse condizioni economiche della famiglia, ed infine con un suocero allettato, i cui movimenti della lingua sono inversamente proporzionali a quelli del corpo. La giornata tipo di Delia consiste nel destreggiarsi tra i doveri coniugali e quelli domestici, accompagnati da saltuari lavori di sartoria e artigianato retribuiti con un guscio di noce, il tutto amaramente condito da frequenti episodi di violenza domestica da parte di suo marito, veterano di guerra con evidenti problemi di gestione della rabbia. Delia è il simbolo della donna intesa dalla società patriarcale, la quale non detiene nessun diritto fuorché quello di adempiere al ruolo di moglie e madre. Contrapposta alla sua figura vi è quella della sua migliore amica Maria (Emanuela Fanelli), una donna che lavora con suo marito al mercato ortofrutticolo, alla quale sono concessi eccezionali lussi quali fumare e bere il caffè al bar.
L’intero percorso compiuto da Delia durante la giornata, dal primo bagliore di luce che trapela dalla finestra all’ultimo sonoro schiaffo prima che suo marito svenga avvinazzato, è trasposto sul grande schermo in bianco e nero, con l’intento di rappresentare la società del secondo dopoguerra sulla scia dei Maestri del cinema italiano quali Rossellini, De Sica, Visconti, ma soprattutto Ettore Scola (Una giornata particolare, ndr). L’intento registico di Paola Cortellesi si ravvisa nel piano sequenza orizzontale delle scene in cui è presente solo la protagonista, all’interno delle quali è impossibile non prestare attenzione ai messaggi presenti sullo sfondo, che faranno da fil rouge nella costruzione di significato che condurrà lo spettatore a comprendere cosa accadrà “domani”.
C’è ancora domani è un trattato storico sul dopoguerra italiano vissuto dal punto di vista del cittadino che si rende partecipe attivo e fautore di un evento che cambierà per sempre la storia e la società italiana, al quale, però, non mancano gli espedienti comici che rendono la trasposizione dei drammatici episodi di violenza più “digeribili”. La leggerezza e l’impegno si incontrano perfettamente a metà strada nel momento in cui lo sguardo di Delia incrocia quello degli spettatori infondendo un profondo senso di autodeterminazione.
Con questo film, Paola Cortellesi conquista il titolo di film più visto al cinema in Italia nel 2023, superando i blockbuster Barbie e Oppenheimer, e, inoltre, si inserisce tra i dieci film italiani più visti di sempre, facendo sì che per la prima volta entri a far parte di questa classifica una regista donna.
Qui il trailer ufficiale:
GAIA STORELLI