Better Call Saul: Saul Goodman/Jimmy McGill e l’arte di arrangiarsi.
Ha conquistato orde e orde di telespettatori e di critici televisivi e non, risultando uno dei migliori telefilm mai trasmessi nella storia delle serie televisive. Parliamo di Breaking Bad, telefilm incentrato sulle avventure/disavventure del professore di chimica Walter White e dello scavezzacollo Jesse Pinkman, entrambi invischiati nel mondo della droga e della produzione di metanfetamine. Ma, tralasciando la grandiosità di questi due personaggi interpretati da due attori in stato di grazia, tra i motivi di successo dell’opera c’è anche l’abilità del suo ideatore Vince Gilligan; la bellezza della fotografia e la perfezione millimetrica di una regia molto particolare e ricca di spunti che risultano il vero e proprio marchio di fabbrica di Breaking Bad; la costruzione narrativa che racconta una storia molto particolare e al tempo stesso fornisce strumenti di riflessione sull’etica e sulla morale di non poco conto, e per finire un insieme di personaggi di “contorno” indimenticabili, tra i quali il mitico Saul Goodman sul quale è costruito un intero spin-off, il telefilm di cui ci occupiamo con questo episodio di Passione Tv: Better Call Saul.
Durante le stagioni di Breaking Bad l’abbiamo conosciuto come avvocato “criminale”, con la battuta sempre pronta, i suoi completi sgargianti, la parlantina sciolta, la furbizia inaudita, le soluzioni sottobanco, la dubbia moralità, l’ufficio pieno di cassetti segreti e le pubblicità in televisione. Un personaggio molto singolare, spesso al limite della macchietta, che ha stemperato i momenti più tesi della serie, riuscendo a restituirci comunque uno spessore di non poco conto, grazie non solo al modo in cui è stato scritto, ma soprattutto al modo in cui è stato interpretato da Bob Odenkirk.
Dal momento che molte erano le ombre sul passato di quest’uomo e moltissimi erano gli spettatori che si erano “innamorati” di lui, la AMC ha deciso di mandare in onda questa nuova serie a lui interamente dedicata, andando a sondare gli anni precedenti all’incontro con Walt e Jesse e incentrando tutta la narrazione su di lui e sulla sua vita da Jimmy McGill, vero nome dell’uomo prima di diventare lo “sgargiante” Saul Goodman.
La prima stagione è andata in onda quest’anno ed è composta da dieci episodi che portano con sé le atmosfere della serie madre (l’ideatore del resto è sempre Gilligan) e che introducono un uomo che ha con sé delle caratteristiche già ravvisate in Saul, ma che ha delle sfumature a noi sconosciute. Attorno a lui una serie di personaggi che non avevamo mai incontrato e che in qualche modo hanno contribuito alla nascita dell’avvocato truffaldino, e una serie di “vecchie conoscenze” che innalzano l’entusiasmo (tra tutti l’indimenticabile Mike Ehrmantraut, qui non ancora divenuto guardia del corpo di Gus Fringe e mentore di Jesse Pinkman, nonché in qualche modo nemesi e contraltare di Walter White).
Dato il successo di questa stagione, il telefilm è stato rinnovato e continuerà quindi a raccontare la genesi di Saul, partendo da Jimmy, dalle sue delusioni lavorative e private, dal suo particolarissimo rapporto con il fratello Chuck (avvocato di grande prestigio che però si è fatto prendere da una terribile patologia psicologica), con l’amica Kim, col migliore amico Marco e con i criminali della zona, tra cui il “caro” vecchio Tuco (che in seguito incrocerà la sua strada anche con Walter).
Riuscendo ad avere un’identità tutta personale e appassionando allo stesso modo con cui aveva appassionato Breaking Bad, Better Call Saul ne ricalca le atmosfere e lo stile, ma si conquista uno spazio tutto suo, facendo assurgere Jill/Saul a personaggio di altissimo livello, grazie anche ad un Odenkirk in grandissimo spolvero.
Miglior episodio
In maniera ironica e a tratti spassosa, Jim entra in contatto con Mike, incontrandolo al casello del tribunale dove cerca di accaparrarsi qualche piccola causa e dove viene sempre osteggiato dall’uomo che non vuole mai farlo passare in mancanza dei ticket per il parcheggio.
In seguito, ovviamente, i rapporti si faranno più “intensi” e le strade si incroceranno per motivi molto più seri e pericolosi. Ed è per questo che è giustificato un intero episodio dedicato al personaggio di Mike che assume una profondità inaudita e che regala dei momenti di commozione, grazie anche all’interpretazione magistrale di Jonathan Banks.
L’ex poliziotto ha un passato decisamente sofferto e una storia alle spalle che, in parte, ne giustifica i comportamenti e lo stile di vita solitario e silenzioso. Scopriamo così che ha dovuto subire delle perdite importanti e che, nonostante fosse un poliziotto onesto, ha dovuto macchiarsi di molti crimini proprio a causa di queste perdite.
Vengono scandagliati anche i rapporti con la nuora e con la nipotina (che abbiamo conosciuto in Breaking Bad) e scopriamo molto della personalità di quest’uomo che più volte ci ha lasciati a bocca aperta nel corso della serie madre. In un dialogo rivelatore con la nuora, inoltre, alla fine dell’episodio, non sarà possibile trattenere l’emozione.
ALESSANDRA CAVISI