Big Little Lies: l’unione fa la forza, ma non senza sacrifici
Un gruppo di donne molto diverse tra loro si confrontano con eventi personali che stravolgono le loro esistenze, fino ad andare a convergere in un unico avvenimento che cambierà per sempre le loro vite.
Ambientata a Monterey, con particolare attenzione al piccolo nucleo sociale di abitanti di questa cittadina californiana, questa serie, che inizialmente avrebbe dovuto essere solo una miniserie e poi dato il successo ha avuto anche una seconda stagione, fortemente voluta da Reese Witherspoon e Nicole Kidman, sia protagoniste che produttrici, è ispirata al romanzo Piccole Grandi Bugie di Liane Moriarty.
Il punto di forza principale è dato dal cast al femminile fortemente affiatato e sfaccettato con ciascuna protagonista in grado di interpretare un tipo di donna particolare, a partire da Laura Dern con la sua Renata (donna totalmente presa dalla sua carriera, insensibile ai problemi altrui, focalizzata sulla sua bambina fin troppo viziata e prepotentemente decisa a far valere sempre e solo le sue ragioni); Zoe Kravitz con la sua Bonnie (sorta di hippie new age, sempre calma ed equilibrata, pronta ad andare incontro alle richieste di chiunque, senza ascoltare il suo vero io che molto probabilmente cela delle insoddisfazioni da risolvere); Shailenee Woodley con la sua Jane (la nuova arrivata in città che sicuramente fugge da un passato doloroso e misterioso e attorno alla quale ruota il mistero più grande della prima stagione); Nicole Kidman e la sua Celeste (donna che ha abbandonato la carriera promettente per stare accanto al marito di successo e per crescere i loro gemellini al meglio, vittima di violenze e, nonostante l’alto grado di istruzione e la presenza di molte persone amiche, sempre più succube di un rapporto malato); e infine Reese Witherspoon e la sua Madeline (forse la più sfaccettata di loro, apparentemente gentile e disponibile verso il prossimo, ma quasi sempre interessata ai propri interessi, pettegola e leale solo quando lo ritiene più opportuno).
Alcune di loro sono già amiche, altre lo diventeranno, altre ancora non lo sono ma riusciranno a cementare il loro rapporto in seguito ad un segreto che le unirà profondamente, nel bene e nel male, fino ad arrivare ad una seconda stagione in cui si rischierà di mandare all’aria l’equilibrio raggiunto dal gruppo e la vita di ogni singola famiglia di appartenenza.
Ad aggiungersi a questo parterre di attrici in stato di grazia (spiccano su tutte la Kidman e la Witherspoon, forse per l’interesse assoluto che hanno dimostrato nei confronti del prodotto fino a diventarne produttrici), nella seconda stagione arriva anche la mastodontica Meryl Streep, qui nei panni di una suocera pronta a tutto pur di non infangare la memoria del proprio figlio (nonostante le nefandezze di cui si era fatto protagonista), per poi comunque dimostrare tutta la sua fragilità di madre “spezzata” e ottusamente attaccata alla figura di un figlio sbagliato.
La forza di questa serie, infatti, risiede nel fatto che nessuna situazione e nessun personaggio risultano manicheisticamente ritratti, mostrando proprio tutti i lati della personalità di queste donne, non esenti da pecche e meschinerie e non ritratte come eroine solo perché donne (non è un prodotto femminista, infatti, a dispetto di quello che si potrebbe pensare vista la composizione del cast e l’unione di tutte le donne contro un nemico comune), ma come persone costrette a ricorrere a determinati mezzi (le piccole grandi bugie del titolo) per poter ottenere giustizia, pace, stabilità e, in alcuni casi, salvezza.
Menzione particolare alla sigla composta da immagini che mostrano le donne e i loro figli che si avvicendano uno dopo l’altro (i bambini sono una parte fondamentale di questo racconto ed è partendo dalle loro piccole “scaramucce” che si arriva a quelle che riguardano gli adulti, con tradimenti, violenze, sotterfugi e molto altro) e con le note della bellissima canzone Cold Little Heart di Michael Kiwanuka.
Sigla della serie:
Miglior episodio 1×07 Prendi ciò di cui hai bisogno (You Get What You Need)
L’ultimo episodio della prima stagione, al di là del fatto che chiude il cerchio narrativo di questa prima parte del racconto, rimane impresso perché molte delle protagoniste finalmente ci appaiano anche in altre loro sfaccettature, risultando più umane e meno sofisticate o egoiste, così come ci sono sembrate nel corso degli episodi precedenti.
Il clou arriva nel finale in cui avviene l’evento che scatenerà tutto il susseguirsi di situazioni che verranno raccontate nella seconda stagione. Evento che ricollega parecchi fili del racconto e cementifica forse definitivamente la nascita di nuove amicizie e l’ispessimento di alcuni rapporti pregressi.
Non mancheranno anche in seguito cadute di stile, piccoli tradimenti, bugie, rivolgimenti di prospettive, ma la risoluzione di un mistero scabroso e spaventoso e la possibilità di lasciarselo alle spalle (anche se non per tutte sarà così, infatti vedremo una protagonista in particolare lottare con quello che è successo fino a perdere il controllo della situazione e di se stessa), renderà queste donne imperfette, più unite e più consapevoli della loro forza come gruppo, piuttosto che come singole.
ALESSANDRA CAVISI