Les Revenants: i morti e il rapporto con i vivi che sono andati avanti senza di loro
In una cittadina di montagna un po’ alla volta cominciano a “farsi vive” delle persone morte da più o meno tempo, inspiegabilmente uguali a quando hanno lasciato questo mondo e profondamente ignare, almeno inizialmente, della loro condizione e del perché siano tornate indietro. Contestualmente il livello dell’acqua della diga comincia ad abbassarsi pericolosamente e strani fenomeni arrivano a scombussolare gli abitanti del paese.
Di serie tv che hanno affrontato più o meno intelligentemente il tema della morte ce ne sono state molte (Twin Peaks vi dice qualcosa?) e sicuramente ce ne saranno anche parecchie in futuro. Una su tutte il capolavoro Six Feet Under, che però non aveva nulla a che fare con l’horror, che invece, nei toni dell’angoscia e dell’inquietudine, permea questa sofisticata ed elegante serie tv-evento francese.
Ma se leggendo di morti che tornano in vita pensate ad un prodotto adrenalinico o mainstream come The Walking Dead, vi sbagliate, perché in questo caso i morti di cui parliamo non assumono le sembianze e le movenze di zombie, vampiri o creature simili. I morti di Les Revenants sono esattamente uguali ai vivi in tutto e per tutto e interagiscono con loro senza entrarne in conflitto o attaccarli in qualche modo (salvo poi qualche sorpresa nel finale, di cui ovviamente non parleremo per evitare spoiler).
I “ritornati” di questa serie tv si aggirano sempre più “soli” e pensosi in questa cittadina di provincia, cercando di capire cosa gli è successo, perché sono tornati e cercando di riadattarsi alla loro vita precedente, soprattutto considerando i cambiamenti che i loro cari hanno subito crescendo, evolvendosi, andando avanti senza di loro.
La cosa che più coinvolge, sorprende e conquista di questo telefilm, infatti, è che pur tenendo conto del punto di vista dei vivi e del loro rapportarsi ai morti, si indaga principalmente nei sentimenti di questi ultimi, nella loro difficoltà a riadattarsi. Ma, a differenza di molti horror della nouvelle vague francese cinematografica (a cui sicuramente la serie si rifà, pur essendo l’adattamento del film Quelli Che Ritornano di Robin Campillo), questo prodotto non sfocia in elucubrazioni filosofiche, non c’è un grande sottotesto politico, ma si sofferma sulla individualità di ciascun personaggio, sui rapporti interpersonali tra i vari protagonisti, sui loro profondi ritratti psicologici.
Trattasi, infatti, di un vero e proprio horror psicologico con molti momenti di tensione, sicuramente, ma altrettanti momenti di struggente bellezza visiva e di riflessione. Con un ritmo che fluisce lentamente avvolgendo lo spettatore nelle atmosfere rarefatte di una fotografia che incornicia alla perfezione i paesaggi e i volti dei protagonisti, Les Revenants non è adrenalinico, non regala colpi di scena a ogni piè sospinto, non è una di quelle serie con episodi uno tira l’altro. Les Revenants è un telefilm che va assaporato lentamente, che tiene comunque con gli occhi incollati allo schermo per la bellezza delle immagini e che, cosa fondamentale, è accompagnato da una delle più belle colonne sonore degli ultimi anni, firmata dai Mogwai.
Per tutti questi motivi e anche perché non è poi così difficile da recuperare, dal momento che è composta da due stagioni di otto episodi ciascuna, riteniamo che la visione di questo prodotto sia una delle cose fondamentali da fare per tutti gli appassionati di serie tv: non a caso gli americani, che generalmente saccheggiano i prodotti europei di più alto livello, ne hanno fatto un remake, The Returned che, ovviamente, non è stato in grado di eguagliare l’originale.
Miglior Episodio
2×08 – Les Revenants
Ogni episodio della serie porta il nome di un protagonista della stessa, mentre questo episodio conclusivo si intitola Les Revenants, proprio perché va a chiudere il cerchio sul gruppo di ritornati che ci hanno accompagnato durante le due stagioni e ci lascia con un finale che parrebbe conclusivo (ma mai dire mai: visti i tempi dilatati di attesa tra la prima e la seconda stagione, non si potrebbe escludere totalmente l’arrivo prima o poi di una terza), emozionandoci con le storie personali di ciascun vivo e di ciascun morto e dandoci delle spiegazioni sul loro viaggio e sulle loro mete.
Non mancano momenti di grande inquietudine che, in alcuni casi, sfociano nel terrore vero e proprio, soprattutto a causa di alcuni di questi ritornati che non hanno propriamente delle buonissime intenzioni, ma ciò che conta, appunto, è il senso di riflessione sulla vita e sulla morte, come anticipato, che questa serie e, di rimando, la sua chiusura, lasciano allo spettatore che rimane non soltanto emozionato, ma anche e, soprattutto, affascinato.
Trailer della serie tv:
ALESSANDRA CAVISI