I campani Big Bang Muff sono solo in due ma scatenano un’energia degna di un’intera orchestra rock. La loro potenza, in cui si fondono alternative rock e post metal, ha da poco dato vita al loro disco d’esordio, Crash Test (in cui già il titolo dice tutto), contenente nove canzoni massicce e dirette come pugni nello stomaco.
Nel comunicato stampa di presentazione, Alfonso Roscigno, voce e chitarra del gruppo, dichiara che così come i “crash test sono una forma di collaudo distruttivo” anche il loro disco “è un crash test”, infatti “questi nove brani sono il vaso di Pandora in cui ripongo tutta l’inquietudine, tutti i miei tormenti”.
Ecco perché per i nostri lettori hanno pensato ad un’esclusiva playlist intitolata appunto “Playlist dell’inquietudine”. Scatenatevi gente, questa playlist non è fatta per restare fermi!
::Playlist:: by Big Bang Muff: “Playlist dell’inquietudine”
Stranger Things – Title Sequence
Il fascino per il mistero, l’attrazione verso l’ignoto, l’emotività dell’adolescenza. La colonna sonora di Stranger Things ci ha colpiti per quanta tensione riesce ad esprimere in così poco tempo. Una linea guida per la concezione di Crash Test, canzoni come frammenti, poche parole come a custodire un segreto, un ricordo assopito, una paura lontana.
Soap&Skin – Thanatos
Da Lovetune for Vacuum, un mini album voce e piano di Anja Plaschg, cantante e attrice, registrato nella fattoria dei genitori, allevatori di maiali, nella quale è cresciuta ai confini dell’Ungheria. Un continuo confronto con la solitudine, con il subconscio. La teatralità di questo brano è solenne, fatta di silenzi. Questi stessi silenzi sono affini a quelli che ho vissuto lontano da casa per la prima volta, nella zona con il più alto tasso di suicidi in Italia, in un paesino sperduto tra le dolomiti bellunesi, per un anno intero.
Krister Linder – Broken Horses
Sconosciuto vocal performer di origini svedesi, scrittore di colonne sonore, ha esplorato generi come il trip hop, l’elettronica e il metal. In questo brano si risolleva ripetendosi come in un mantra “io sono gli occhi di mio padre, sono il cuore di mia madre, sono le mani di mio fratello”; suggestivo ed etereo, la sua voce è un’eco lontana, una fiaba. Sempre preziosa e lasciata per ultima, la risorsa e il calore dei propri cari.
Chelsea Wolfe – Hypnos
Musa cupa e romantica degli appassionati di black e doom metal, nota per il suo “stile particolare di drone metal folk” le sue canzoni sono surreali, visionarie, ci costringono ad andare a fondo, insieme alle sue chitarre accordate in tonalità molto più basse rispetto ai soliti standard.
Tool – Sober
Unici ed ipnotici, le loro cadenze, i tempi dispari e le loro atmosfere sono una forte ispirazione. Sono un esempio per la ricerca e la sperimentazione, fuori dai canoni della canzone moderna, oltre i limiti. In Sober cantano la disillusione e l’ombra che ci portiamo dentro, quell’ombra che ci fa credere di non meritare la bellezza del mondo. Vivo nell’ombra è il titolo della nostra canzone più rappresentativa, Maynard ha lavorato al suo inconscio così come al nostro.
Korn – Somebody Someone
Pionieri del new metal, l’inquietudine propinataci dai Korn con quel cucchiaino che era Mtv ci ha fatto crescere più in fretta, siamo stati emarginati per la musica che ascoltavamo come la maggior parte dei ragazzini cresciuti nei paesini di provincia; quel senso di alienazione ci ha portato spesso ad esprimere aiuto e a riporre tutta la nostra fiducia nelle poche persone in cui credevamo. Questa canzone è una richiesta d’aiuto.
Ash Code – Nite Rite
Gli Ash Code hanno un sound dark wave dalle atmosfere fredde e invernali, si potrebbe credere che appartengano a qualche cittadina scandinava ma sono cresciuti all’ombra del Vesuvio. Nella città del sole e del mare loro abitano ciò che li corrisponde: la notte. Questa capacità di introversione li fa assomigliare a quegli esseri dannati che vedi solo di sfuggita, loro sembrano non appartenere a nessun luogo. Gli Ash Code sono stati i primi ad incoraggiarmi, da prima dei Big Bang Muff, ci siamo riconosciuti un’affinità musicale.
Katatonia – The Longest Year
Una band prog metal che ha saputo con gli anni maturare il proprio sound senza snaturare le atmosfere black e doom dei loro albori. Così i Katatonia portano con loro una certa oscurità, una narrazione. Jonas Renkse abbandona gli scream e i growl per esaltare la melodia dei giri vocali, la voce diventa così evocativa, immersa e a suo agio tra i muri di chitarra che si aprono nei ritornelli del loro nuovo sound.
Deftones – Digital Bath
Un’altra band che unisce giri vocali armonici ed eterei a un mare di chitarre. I Deftones sono una pietra miliare che ha unito i fan dei più variegati generi musicali, dal new metal allo shogaze, dal dream pop al post grunge e post metal. Una voce dolce e ispirata quando sommersa dalle chitarre, quando distorta a sua volta con gli scream di rabbia di Chino Moreno. Una band fonte di ispirazione per tanti artisti e con cui siamo cresciuti.
Marlene Kuntz – L’Odio Migliore
I Marlene Kuntz sono stati i primi a trascinare il rumore e le sperimentazioni dei Sonic Youth nella “forma canzone” pur mantenendo uno stile fortemente cantautorale, narrativo, espressivo. Catartica, Il Vile e Ho ucciso paranoia sono stati gli album che nella vita ho ascoltato di più. L’inquetudine a tratti malata e a tratti pura e innocente dei loro dischi è stata qualcosa che mi ha colpito per “unicità”. Il primo gruppo ad avvicinare il testo alla poesia. Le metafore e i concetti espressi nelle loro canzoni, hanno spianato la strada alla lingua italiana in un periodo in cui il rock era visto per lo più in lingua inglese, salvo eccezioni come Litfiba, Ritmo Tribale e CCCP.