Alice Cooper, dopo qualche comparsata nel mondo del cinema (celebre la sua apparizione in Dark Shadow di Tim Burton) torna finalmente a fare quello che gli riesce meglio: un album di puro e sfrenato rock. Il buon vecchio Vincent Damon Furnier, da decenni tra le principali leve dell’heavy metal, non ha intenzione di tramontare e continua a sfornare degli album di tutto rispetto. Ne è un esempio lampante Paranormal, ultima fatica del cantante di Detroit, che torna sulla copertina dell’album con il suo famoso inquietante viso (questa volta in versione gemellare) ricoperto dal corpse paint.
Al contrario di molti suoi colleghi coetanei, in preda a vari acciacchi dovuti ad una vita sregolata (esempi lampanti sono Malcom Young ormai in preda alla demenza senile e Bruce Dickinson che ha dovuto affrontare svariati problemi di salute), Alice Cooper sembra in splendida forma. Il primo ascolto di Paranormal mostra subito la fedeltà ai suoni e alle atmosfere che l’hanno reso famoso: puro rock in stile Alice Cooper insomma, senza sperimentazione o tentativi di innovazione alcuna, tanto da poter immaginare questo album negli scaffali dei dischi (in vinile) degli anni a cavallo tra i ’70 e gli ’80. Paranormal (e il suo autore) non nascondono minimamente di provenire direttamente da quel periodo musicale e di non aver bisogno di correr dietro alle mode in voga quarant’anni dopo.
Lo stile melodico e graffiante di Alice Cooper si impone sin dalla prima traccia, attraverso un sound secco ed essenziale. La durata dei brani è abbastanza ridotta, con una media di 3 minuti circa; tra quelli che restano maggiormente impressi troviamo soprattutto Fireball e Paranoiac Personality (primo singolo estratto dall’album): pezzi aggressivi e massicci, da cui traspare la solita ironia e strafottenza tipica di Alice Cooper. I restanti brani sono piacevoli da ascoltare, senza troppi pregi e senza troppi difetti.
Numerosa la presenza di “ospiti” di rilievo come Roger Glover, Larry Mullen Jr, Billy Gibbons. Ad accompagnare l’artista, inoltre, la sua storica band, composta da Neal Smith, Dennis Dunaway e Michael Bruce.
Si sentiva il bisogno di Paranormal nel 2017? Sicuramente sì per i fan di lunga data e gli amanti del genere e forse un po’ meno per chi magari si avvicina adesso al rock di quegli anni: è un album godibile, che non sfigura nell’immensa discografia di Alice Cooper (ben 27 dischi in studio) e che può essere ascoltato anche come sottofondo musicale durante feste adrenaliniche o pause di svago. Per chi, invece, si sta avvicinando per la prima volta a questo genere, il consiglio è quello di riscoprire prima alcuni album fondamentali del Nostro, come School’s Out e Welcome to my Nightmare.
MARCO ROSSOMANNO