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Nun, an Italian horror story: l’horror pugliese inquietante e perturbante

nunlocandinaGirato ad Andria e diretto da Giovanni Aloisio, regista barese che ha saputo conquistarsi l’apprezzamento di icone del cinema horror quali George A. Romero e Dario Argento, Nun – An Italian Horror Story è un mediometraggio che colpisce per diversi aspetti, primo tra tutti un sapientissimo utilizzo della fotografia che incornicia alla perfezione i vicoli della città quando una donna scappa dalla suora malefica, e i corridoi del sinistro convento nei quali la stessa si aggira armata di pugnale e di cattive intenzioni.

Nonostante il fascino e il potere evocativo di un personaggio emblematico come quello della suora non siano mai stati propriamente sfruttati nel cinema horror (ad esclusione di film che stanno per uscire e che sono stati magicamente anticipati da quest’opera), Aloisio riesce a far crescere nello spettatore un senso di inquietudine non indifferente, lasciando spesso la suora nell’ombra, non mostrandola mai totalmente e inquadrandola la maggior parte delle volte alla maniera in cui Argento inquadrava i suoi serial killer dei tempi d’oro.

Forse nei dialoghi e nella recitazione del cast sono riscontrabili delle pecche, ma lasciandosi avvolgere dal mistero che questa suora porta con sé, si possono dimenticare facilmente, per godersi appieno sequenze degne di nota, come quella del rito che la suora inscena con altre sue “colleghe” discinte e sensuali o quella delle due fughe principali del film: dapprima c’è una dottoressa che sembra aver scoperto il segreto di questo personaggio analizzandone il sangue, per poi essere inseguita nei vicoli della città; poi ci sono due ragazzini arrivati nel convento col padre che, molto probabilmente incuriosito dai segreti del posto, mentre analizza dei documenti particolari, va incontro alla morte per mano della diabolica e, pare, centenaria suora.

I topoi dell’horror d’atmosfera ci sono tutti e, anzi, forse venti minuti (tale la durata del film), sono anche pochi per sviscerarli nel migliore dei modi. Ma questo piccolo assaggio, tutto sommato, risulta decisamente apprezzabile, concludendosi tra l’altro in maniera enigmatica e sospesa, cosa che lascia una scia di angoscia non indifferente.

Un buon lavoro, quindi, per il regista che ha saputo condensare il senso del perturbante, trasmettendo delle brevi tracce di terrore, racchiuse nel volto scuro e imperscrutabile di questa suora malefica.

ALESSANDRA CAVISI

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