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Da ventenni acerbi e “borghesotti” a rockstar planetarie: la storia dei Blur raccontata disco per disco

BlurBognanniLiucciAscoltare un disco, andare al concerto e leggere un libro sulla band sono tre modi tanto differenti quanto complementari per comprendere la vera essenza degli artisti. Nei dischi troviamo le loro stesse parole, i loro stessi suoni, forgiati appositamente per trovarsi proprio lì, in quel momento: un po’ come le fotografie nelle quali ci si mette in posa per immortalare un giorno di festa, mentre si indossa il “vestito buono”, quello scelto per mostrarsi al pubblico, e si esibisce il migliore dei sorrisi. Durante i concerti, invece, si può assistere direttamente a quella stessa festa di cui la fotografia ci ha tanto parlato: lì le parole e i suoni nascono e vengono proiettati su chi non aspettava altro che ascoltarli e vivere in prima persona quel momento per trattenerne dentro di sé un piccolo grande ricordo. Poi ci sono i libri, che raccontano la storia di quegli artisti, di quei singoli brani, di quelle feste, mettendo a nudo l’anima della musica e delle band stesse.

E ti stupisci sempre un po’ di vedere le cose tanto da vicino, perché c’è immancabilmente qualche dettaglio che prima ti era sfuggito. Così ci si stupisce anche tra le pagine di Blur – Love in the 90’s, di Letizia Bognanni e Daniela Liuzzi, che, in questo volume, edito da Arcana Edizioni, commentano tutti i testi e la genesi dei dischi dei Blur da Leisure fino al più recente The Magic Whip, senza lesinare aneddoti.

Si parte così da quando i Blur erano ancora i “borghesotti” Seymour e dai primi approcci non sempre gratificanti con la stampa e l’industria discografica anche dopo i primi episodi con il nuovo moniker, nonostante il primo disco si fosse fatto già notare da gente del calibro di Danny Boyle, che inserirà infatti nella colonna sonora del suo Trainspotting l’alienante Sing.

Si prosegue con le delusioni affrontate nei primi live alla conquista dell’America, con il secondo album Modern Life Is A Rubbish, che serviranno però a solidificare la consapevolezza di una band troppo testarda e motivata per lasciarsi schiacciare dallo showbiz. La consacrazione arriverà, infatti, con il disco successivo, Parklife, per premiare gli sforzi e il coraggio della band, e si bisserà ancora con il seguente The Great Escape, che sarà reso ancor più famoso dal fatto che la stampa britannica proprio in quei mesi fece nascere la nota diatriba “Blur VS Oasis” (per ricalcare probabilmente quella che negli anni ’60 aveva visto i Beatles “contro” i Rolling Stones). E sarà lo stesso The Great Escape a chiudere simbolicamente un capitolo della band di Colchester, portandola per un periodo al bivio sospeso tra l’autodistruzione e una nuova vita. La determinazione e la spavalderia dei quattro ex “ragazzini infatuati di Madchester e shoegaze” riesce ad avere comunque la meglio, ed è così che, complice la terra d’Islanda, i Blur daranno vita all’album che porta il loro stesso nome, come dichiarazione di identità ritrovata attraverso un completo rinnovamento delle sonorità. E Song 2, contenuta proprio in quell’album, spalancherà alla band finalmente anche le porte degli USA.

Poi arriva 13, ancora una volta un disco che fa da spartiacque tra le diverse vite dei Blur, nato sì con nuove prospettive musicali, con un nuovo produttore e palesando una straordinaria maturità artistica ormai raggiunta in pieno, ma nato anche sull’onda di una ormai incontenibile crisi interna che da anni infestava la band, cui a stento riesce a seguire, ma senza il chitarrista Graham Coxon, Think Tank, descritto come “la grande incognita che diventò, contro ogni previsione, un colpo da maestro”.

Le incertezze e le turbolenze in casa Blur avevano lasciato molti dubbi sul futuro della band, e infatti per dodici lunghi anni di loro si è sentito parlare più per i side project che non per dichiarazioni riguardanti un successore di Think Tank. Invece, proprio quest’anno, ad Aprile, decisamente a sorpresa, è arrivato A Magic Whip.

E la storia continua. O forse no. Quel che è certo è che i Blur sono riusciti a diventare una delle “band più influenti d’Inghilterra” e non solo, e ogni tassello, ogni brano, ogni passo percorso dalla band dagli esordi ad oggi, è raccontato magnificamente in questo libro dalle due autrici, Bognanni e Liucci, che così hanno donato nuova luce ai Blur e ad un’intera epoca musicale, facendo rivivere piacevolmente  i ricordi di chi quegli anni li ha vissuti, ma anche facendone scoprire il grande fascino alle generazioni successive.

Qui la scheda del libro: http://www.arcanaedizioni.com/catalogo.html?page=shop.product_details&flypage=flypage_arcana_2.tpl&product_id=394&category_id=3&manufacturer_id=284

DORIANA TOZZI

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